Breuil Cervinia: niente concessione edilizia per The Stone
L'amministrazione comunale ha chiesto al costruttore, la Vico srl, di rivedere alcuni aspetti del progetto, tra questi la volumetria
Breuil Cervinia: niente concessione edilizia per The Stone. L’amministrazione comunale ha chiesto al costruttore, la Vico srl, di rivedere alcuni aspetti del progetto, tra questi la volumetria. È quanto emerso in Consiglio Valle dalla discussione di una mozione presentata dal gruppo Pcp respinta con 32 voti di astensione e 2 a favore (Pcp).
La mozione
Il testo sollecitava il Governo a chiedere agli uffici competenti un approfondimento sulla questione “The Stone” e ad affidare a un esperto qualificato in materia uno studio sull’utilizzo degli ampliamenti volumetrici consentiti dalla “legge casa” o altra normativa, sia in generale, sia nel caso specifico, da portare poi all’esame della terza Commissione.
«C’è una nuova amministrazione comunale e sappiamo che le verifiche legali richieste hanno portato alla luce una serie di criticità. Inoltre, il Comune non ha rilasciato l’autorizzazione e ha chiesto di rivedere il progetto. Alla luce di questi eventi recenti riteniamo necessario approfondire la questione con tutti gli uffici regionali competenti così come riteniamo urgente affidare ad un esperto qualificato uno studio sull’utilizzo degli ampliamenti volumetrici consentiti dalla “legge casa”, ai fini di una sua modifica, tale da impedire un aumento volumetrico molto rilevante nei centri storici, che rischia di compromettere le esigenze di tutela del patrimonio architettonico».
La replica
L’assessore alle opere pubbliche e territorio, Davide Sapinet, nel premettere che «per il progetto in questione non è stato rilasciato alcun titolo abilitativo» ha ribadito «la non competenza degli uffici regionali che si occupano di pianificazione territoriale ad esprimersi su procedimenti per il rilascio del permesso di costruire: non è quindi possibile prefigurare ad oggi la redazione di una relazione specifica. Per quanto riguarda la richiesta di affidare ad un esperto uno studio degli ampliamenti volumetrici, questo sarebbe particolarmente complesso e costoso poiché il lavoro richiederebbe un puntuale esame di 3964 interventi validati dai Comuni tra il 2010 e il 2023. Sulla “legge casa” stiamo verificando con le strutture il margine di azione per apportare delle migliorie».
Il parere legale
Presunte inesattezze nel calcolo delle volumetrie, la presenza di vincoli legati al cambio di destinazione (in quanto la struttura aveva ricevuto finanziamenti pubblici), il dubbio sulla capacità edificatoria di un secondo mappale, la mancanza della valutazione di sostenibilità ambientale e la mancanza di requisiti tecnici relativi agli aspetti connessi al rischio valanga.In poche parole, la concessione edilizia non s’ha da dare.
Sono questi i tratti salienti del parere legale confezionato dallo studio legale milanese Bonelli Erede, in merito al contestato residence The Stone, progettato dalla Vico e che dovrebbe sorgere a Valtournenche sulle “ceneri” dell’ex Hotel Fosson.
Lo studio Bonelli Erede ricorda come sull’ex Hotel Fosson esista un «vincolo di destinazione alberghiera» alla luce della concessione di contributi pubblici datati 2009 e 2015. Per questo, fino «a quando il procedimento di revoca dei contributi concessi» non verrà concluso e il vincolo di destinazione rimosso, «non è possibile mutare la destinazione d’uso» e quindi dare il via libera all’«intervento edilizio».
Inoltre, nel computato complessivo del volume di progetto, la società avrebbe inserito anche una parte di volume soggetta a condono edilizio, la quale, però, «non può essere oggetto di demolizione con finalità di una successiva ricostruzione» e quindi non andrebbe computata.
Sempre in tema di volumi, il progetto presentato dalla Vico «non considera il piano terra e il piano ammezzato senza alcuna giustificazione tecnico/giuridica».
Questo porterebbe a un progetto che «esprime una volumetria maggiore di quella indicata nelle tavole ancorché errata».
Inoltre, il mappale «282» che la società avrebbe aggiunto in un secondo momento, non vede dimostrata, sempre secondo lo studio legale, «la capacità edificatoria» del mappale stesso, che non sarebbe stata «dimostrata in sede di Richiesta di Permesso».
Anche qualora la capacità edificatoria fosse dimostrata, gli avvocati ritengono che l’intervento andrebbe poi inquadrato in maniera differente, in quanto «ampliamenti superiori al 35% sono considerati di nuova costruzione e possono essere eseguiti solo previa approvazione di uno strumento urbanistico attuativo».
Sempre il parere evidenzia come la richiesta di permesso di costruire risulti «allo stato, incompleta per mancanza della valutazione di sostenibilità ambientale (classe Asa)», mentre il progetto non soddisferebbe «i requisiti tecnici relativi agli aspetti connessi al rischio valanga».
Da qui il suggerimento di inviare «un rituale preavviso di diniego ai sensi dell’art. 10-bis della L. n. 241/1990 e dell’art. 16 della L.R. n. 19/2007, in cui evidenziare i motivi che ostano all’accoglimento della richiesta di permesso».
(re.aostanews.it)