Une Grande Dame, Saype dipinge i pascoli del Monte Bianco
Une Grande Dame è stata svelata questa mattina, realizzata ai 2.300 metri di quota, sopra il Pavillon di Skyway, è l'opera più alta dell'artista francese
Una donna anziana ha in braccio una bambina, guardano le montagne, la piccola indica il Monte Bianco: è Une Grande Dame, il nuovo affresco effimero, monumentale, di Saype.
L’artista francese, Guillaume Legros, ha svelato ufficialmente oggi, martedì 4 luglio, il suo ultimo lavoro realizzato dopo un anno di progettazione in soli due giorni, nei pascoli ai piedi del Monte Bianco, a Courmayeur, poco sopra la stazione del Pavillon du Mont Frety di Skyway, sulla sinistra.
Un affresco ecoresponsabile, di 2.500 metri quadri circa, realizzato con una pittura studiata e messa a punto dall’artista stesso che utilizza carbone, gesso e proteine del latte, senza spostare un sasso né tagliare un filo d’erba.
Skyway incontra Saype
Federica Beiller, presidente di Funivie Monte Bianco, e Saype
Da più di un anno Skyway Monte Bianco corteggiava l’artista per realizzare insieme un progetto, come racconta la presidente di Funivie Monte Bianco, Federica Bieller.
«Siamo dei privilegiati, viviamo e lavoriamo ai piedi del Monte Bianco, in un luogo magnifico e dobbiamo cercare di fare solo cose belle, almeno all’altezza della sua bellezza, una sfida piuttosto impegnativa» dice Bieller nella conferenza stampa di questa mattina per la presentazione dell’opera.
«Dobbiamo provare a meritarci questo privilegio, dobbiamo impegnarci nelle azioni, nei pensieri, nei pensieri elevati. Da questa idea nasce la voglia di far incontrare Saype e il Monte Bianco – aggiunge -. Ci abbiamo provato l’anno scorso, ma non riusciti, qui la stagione per poter usufruire dell’erba giusta è molto breve e lui è un artista molto impegnato, lo abbiamo messo in programma per giugno ed eravamo preoccupati per la tanta neve che ancora c’era a inizio mese, ma ce l’abbiamo fatta».
Une Grande Dame, un ponte intergenerazionale
Une Grande Dame
Giant eco responsible landart painting by Saype in Courmayeur (ITA), at Pavillon Skyway Monte Bianco. This artwork was created using natural pigments made out of charcoal and chalk. This artwork represents a grandmother with a little girl contemplating the landscape and the glaciers leading to the Mont Blanc.
(Saype)
«Quando lavoro all’esterno mi lascio ispirare dal luogo, perché cerco di stabilire una sinergia tra l’opera che sto per realizzare e l’ambiente naturale, come in questo caso: la piccola indica il Monte Bianco, interagisce direttamente con il luogo per sublimarlo» spiega Saype.
L’artista francese Saype mentre dipinge
«Non ho toccato un sasso, né un filo d’erba, di solito realizzo i miei lavori su prati con un’erba più rasa, qui era più alta, ho dipinto così com’era, senza toccare nulla di un ambiente sublime» aggiunge.
Un lavoro che ha impegnato l’artista e la sua équipe per quasi un anno, prima per pensare al messaggio, poi la preparazione dei bozzetti, i passaggi burocratici, per arrivare poi ai piedi del Monte Bianco e, dopo aver superato l’effetto «wow, que c’est beau!» realizzare l’affresco lasciando così il suo messaggio, in due giorni.
«Quest’opera, per me, rappresenta una nonna con una bambina – spiega l’artista – l’idea era evidenziare i ponti intergenerazionali iper importanti adesso. L’ho chiamata Une Grande Dame: è un titolo aperto, resta da capire se la grande dame è la natura che la donna contempla, è la nonna -che per me rappresenta la saggezza-, o è la piccola che rappresenta l’avvenire e le responsabilità che le generazioni future avranno».
Due dame che vivono un momento privilegiato, aggiunge Saype, perché «sappiamo che le montagne muovono molto velocemente, potrebbe essere l’ultima volta che le donne vedono la montagna così».
Un messaggio che Saype vuole lasciare alle nuove generazioni, per sensibilizzarle sull’importanza del prendersi cura della natura e delle montagne».
L’opera Une Grande Dame resterà sui pascoli alpini a 2.300m per tre settimane ed è questa la sua forza.
Si potrà ammirare infatti dalla cabina della funivia Skyway per brevissimo tempo, fino a quando la vegetazione non crescerà.
Dopo di allora l’immenso disegno verrà infatti inglobato dalla montagna e rimarrà per sempre nel suo cuore di pietra e nel cuore di tutte le persone che avranno avuto la fortunata possibilità di poterlo vedere.
Saype e il Monte Bianco
«Wow que c’est beau!» è stato il primo approccio di Saype con il Monte Bianco.
«Un massiccio conosciuto nel mondo intero, culla dell’alpinismo – dice l’artista – è stato per me un grande privilegio lavorare qui e poi rendermi conto di quanto è fragile. La natura ha un meccanismo perfetto, ma è talmente fragile…».
L’arte di Saype
Saype al Pavillon, alle sue spalle, in lontananza, l’opera
Saype muove i primi passi nell’arte, da autodidatta, a 14 anni grazie ai graffiti, alla street art che lui è poi riuscito a combinare con la landart.
«Non ho studiato arte, sono i graffiti che mi hanno dato questa passione e la voglia di poter lasciare delle tracce e dei disegni dietro di me – racconta -. L’autodisciplina mi ha permesso di avanzare nel mio percorso artistico».
Nel 2012 arriva in Europa la tecnologia dei droni, «vivevo in campagna e mi son detto “non ho mai visto nessuno dipingere sull’erba devo provare, ma devo trovare una pittura totalmente ecoresponsabile”».
Da qui è iniziato un lungo lavoro di ricerca e sviluppo della pittura, dei materiali e della tecnica.
Nel 2015 nasce la prima opera, L’amour, realizzata nei prati di La Clusaz, in Francia.
«Come artista amo dire che l’arte ha un vero peso nella società, è un impegno universale che tutti capiscono, perché va sulle emozioni e deve accompagnarci nei grandi cantieri della nostra esistenza e della nostra società».
Il futuro
Une Grande Dame di Saype da un’altra prospettiva
Saype è impegnato in diversi progetti come Beyond Walls Project, la più grande catena umana, con braccia intrecciate, al mondo, Human History e Trash, ha dipinto su erba di ogni tipo, dai prati all’inglese ai pascoli alpini, sulla sabbia delle spiagge e sulla terra brulla, e la neve?
«Ho realizzato un lavoro sulla neve a La Clusaz, due anni fa e in Alsaka, su un ghiacciaio, l’unico progetto che non sono riuscito a portare a termine perché il ghiacciaio scioglieva troppo velocemente» spiega l’artista che non nasconde di aver pensato alle nevi perenni del Monte Bianco.
«Una delle prime idee era di realizzare un’opera su più tappe, un primo affresco qui, sull’erba, dove sarebbe rimasto di più e un’altra tappa in alto, a Punta Helbronner, ma non ci siamo riusciti…»
Idea, però, che Saype non sembra aver del tutto accantonato…
«…e così la montagna che è custode del passato d’incanto si fa futuro».
(erika david)