Cinemambiente, a Claudio Morandini il Premio Le Ghiande
Nell'ambito della 26ª edizione del Festival Cinemambiente di Torino lo scrittore valdostano ha ottenuto un riconoscimento per il rapporto con l'ambiente nei suoi romanzi
Non è un regista né un attore, Claudio Morandini, premiato al 26° Festival Cinemambiente, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Allo scrittore valdostano è andato il Premio letterario Le Ghiande conferito ad autrici o ad autori che abbiano fatto dell’ecologia in senso ampio un elemento essenziale della propria produzione, o abbiano espresso nel proprio percorso artistico un rapporto profondo e originale con l’ambiente, il paesaggio e la natura.
Claudio Morandini
Neo pensionato dall’insegnamento al Liceo scientifico Berard, Claudio Morandini è autore di racconti brevi pubblicati su diverse riviste e di vari romanzi, alcuni dei quali hanno ottenuto vari riconoscimenti.
Dopo il romanzo di debutto Nora e le ombre (Palomar di Alternative, 2007), Morandini pubblica Le larve (Pendragon, 2008), Rapsodia su un solo tema. Colloqui con Rafail Dvoimikov (Manni, 2010), Il sangue del tiranno (Agenzia X, 2011), A gran giornate (La Linea, 2012), poi il grande successo Neve, cane, piede (Ezòrma, 2015) tradotto in varie lingue, a cui seguono Le pietre (Exòrma, 2017), Le maschere di Pocacosa (Salani, 2018), Gli oscillanti (Bompiani, 2019) e Catalogo dei silenzi e delle attese (Bompiani, 2022).
La motivazione
La giuria del premio letterario di Cinemambiente lo ha premiato perché «Nei suoi romanzi, che spaziano dal gotico al giallo, l’ambiente non è uno sfondo, ma un personaggio a tuttotondo. È presenza perturbante con una volontà tutta sua che si mescola e intralcia e scompagina le intenzioni degli umani» si legge nella motivazione.
«Sono pietre che si moltiplicano nel salotto di casa e ghiacci che rivelano tracce di delitti, animali sornioni, oggetti animati e paesaggi inquieti. In mezzo, noi: esseri umani spiazzati da nuove e strane intimità. È questa frizione l’immagine più adatta a descrivere l’Antropocene, l’epoca geologica che porta il nostro nome, ma che marca il passaggio dall’illusione della centralità umana allo spaesamento difronte a un pianeta che sbatte la coda e si riprende la scena».
«Morandini ha fatto parlare umani e non umani,mettendoli a confronto e spesso in conflitto, in situazioni familiari eppure imprevedibili, e sempre con un’ironia, una leggerezza e un’originalità rare nell’orizzonte italiano».
(e.d.)