Generazione Zeta: tra solitudine, assenza di socialità e rifugio nei social
La Gallery dell'Isiltep di Verrès ha ospitato, martedì 16 maggio, l'incontro Gen Zeta - Tra rap, trap e social con la psicologa e psicoterapeuta Annalisa Ventura
Per Generazione Zeta si intendono quei ragazzi nati tra il 1997 e il 2012, i nativi digitali, ossia quei giovani che imparano a familiarizzare con la tecnologia fin da bambini e che spesso ne rimangono schiavi.
Gen Zeta – Tra rap, trap e social è il titolo del dibattito sull’uso e abuso della tecnologia tenutosi martedì 16 maggio all’Isiltp di Verrès.
A guidare l’incontro è stata la dottoressa Annalisa Ventura, psicologa e psicoterapeuta che cura lo sportello psicologico dell’istituzione.
L’incontro di martedì
I protagonisti del dibattito sono stati gli studenti delle classi prime e seconde, che attraverso la creazione di alcuni video, hanno illustrato i temi principali legati alla pericolosità del web e all’uso incontrollato dei social.
Uno scambio reciproco, quello tra giovani e adulti che hanno fatto entrare in contatto i loro due mondi scambiandosi opinioni e curiosità.
Due generazioni diverse ma allo stesso tempo unite dalla tecnologia. Una ne fa un uso più sobrio, l’altra dimostra ancora una volta quanto negli ultimi decenni la tecnologia sia cresciuta al passo con l’uomo.
Dipendenza da smartphone
Dalle ricerche fatte internamente all’istituzione è emerso che la maggior parte degli studenti utilizza il proprio smartphone per un tempo medio di 4 ore al giorno. Sicuramente è una cifra considerevole, ma possiamo parlare di dipendenza?
La dottoressa Ventura mette in guardia proprio su questo aspetto, sottolineando quanto sia importante controllare il tempo di utilizzo di questi dispositivi.
Molti giovani sviluppano questa dipendenza arrivando a far emergere vere e proprie patologie come gli attacchi di panico quando si chiede loro di separarsi dai propri dispositivi.
La stessa sorte tocca anche ai videogiochi in cui troppo spesso i giovanissimi si rifugiano.
Solitudine e asocialità
Il problema principale emerso durante la conferenza riguarda la solitudine e l’assenza volontaria dalla socialità in cui sempre più ragazzi si rifugiano.
A seguito della pandemia da Covid 19 sono aumentate le richieste di supporto psicologico per i disagi dovuti all’uso eccessivo dei dispositivi elettronici.
Molti ragazzi sviluppano questa forma di dipendenza perché si sentono soli, incompresi e cercano di occupare il loro tempo in una socialità virtuale tralasciando ciò che il mondo ha da offrirgli.
Interviene ancora una volta la dottoressa Ventura rivolgendosi ai genitori in sala creando un vero e proprio dibattito e facendo emergere le criticità che ogni genitore si trova ad affrontare quando si parla di social network.
Tra i vari consigli per un uso più consapevole di questi potenti mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione, la psicologa suggerisce di impostare un timer di utilizzo sui vari dispositivi elettronici per evitarne l’abuso , oppure vietare l’utilizzo di determinati social network al di sotto dell’età minima consentita, che spesso non viene rispettata. Ciò deve avvenire ponendo però un’alternativa al ragazzo, gratificandolo con altri mezzi come l’andare al cinema o proponendo alternative di gioco.
Sicuramente negli ultimi anni la socialità ha acquisito uno stampo più “virtuale” sotto certi aspetti ma l’uomo è un essere sociale che ha bisogno di un contatto diretto con l’altro.
La tecnologia è una grande ricchezza, sta a noi farne buon uso.
(elisa neve lini)