AAA lavoratori cercasi: in Valle d’Aosta ne mancano almeno 2500
Grido d'allarme dei pubblici esercizi, degli albergatori e delle imprese che si occupano di allevamento e agricoltura che non riescono a completare i loro team di collaboratori e stagionali per l'imminente stagione estiva
Pubblici esercizi, turismo e agricoltura: in Valle mancano almeno 2500 lavoratori.
Nella nostra regione, nel settore dei pubblici esercizi, tra ristorazione, intrattenimento e turismo, alberghi e nel comparto agricoltura e allevamento mancano almeno 2500 lavoratori.
Il lavoro c’è, i lavoratori no.
Mancano almeno 2500 lavoratori
E le aziende di casa nostra sono alla disperata ricerca di personale per completare gli organici in vista dell’imminente stagione estiva.
Riproponiamo l’approfondimento pubblicato lunedì 1º maggio su Gazzetta Matin, con le riflessioni di Luigi Fosson, presidente degli Albergatori della Valle d’Aosta, Edi Henriet, direttore dell’Arev e Graziano Dominidiato, presidente della Fipe valdostana.
Albergatori
«Non siamo in emergenza, siamo al dramma.
Nonostante negli ultimi 3-4 mesi, i dati dicano che sono in aumento le assunzioni a tempo indeterminato, il comparto alberghiero è alla ricerca di personale.
Servono cuochi, aiuti in cucina, ma anche addetti alle pulizie, alla reception, facchini, manutentori. Viene davvero da chiedersi se i dati periodicamente diffusi sulla disoccupazione dicano il vero».
Luigi Fosson, presidente Adava
Luigi Fosson è il presidente degli albergatori della Valle d’Aosta.
La stima è di almeno 1.500 lavoratori mancanti.
«Soffriamo la concorrenza delle località di mare e di lago che offrono contratti stagionali molto più lunghi dei nostri, da maggio a ottobre.
Il nostro settore non è nelle condizioni di assumere tutti i collaboratori a tempo indeterminato, si fa formazione in azienda sulla base delle necessità dei singoli.
Siamo in un mare di guai verrebbe da dire, proprio perchè gli stagionali scelgono il mare e mete più attrattive.
Per la stagione invernale, due giorni dopo aver pubblicato un annuncio di ricerca personale arrivano 20-30 curriculum. Oggi non arriva niente, neppure una candidatura».
La questione attrattività
Che sia un problema di attrattività?
«Forse dovremmo cercare di migliorare il nostro sistema di attrattività, per i giovani ma non solo e indipendentemente dalla loro provenienza.
Io continuo a ripeterlo da tempo, servono soluzioni per l’alloggio, per le relazioni sociali.
Se guardiamo al nostro passato, vediamo famiglie di emigranti, storie di famiglie in cerca di condizioni di lavoro e di vita migliori a quelle di partenza.
Ritengo che sia anche una questione di prospettiva: un facchino ai piani, maturando esperienza, progredendo nelle mansioni potrà forse un domani ambire a diventare il gestore o addirittura il proprietario di quella struttura che nel frattempo ha raggiunto la pensione.
Non so quale sia la strada ma il rischio è, come accadde ad Ayas negli anni ’80, che gli alberghi diminuiscano mentre invece abbiamo bisogno di sostenere la ricettività».
Agricoltura e allevamento
Edi Henriet, direttore dell’Arev
«Ahinoi il nostro settore non fa eccezione, siamo in difficoltà» analizza il direttore dell’Arev Edi Henriet -.
Non si trova manodopera specializzata e queste mette a rischio l’organizzazione di molte aziende, soprattutto per la gestione degli animali in alpeggio.
In estate sono circa 600 i braccianti agricoli stagionali.
Anche quest’anno ne mancano, per gli alpeggi ma non solo».
In altre regioni, l’Abruzzo ad esempio, gli allevatori sono stati costretti a ridurre il numero bovini, facendo fronte al paradosso di una crescente richiesta di prodotti di filiera e una capacità produttiva ridotta per la mancanza di personale che si occupa degli animali.
Il post emergenza sanitaria
L’emergenza sanitaria sembra aver causato una irrimediabile inversione di tendenza: non arrivano più i lavoratori stagionali dal Marocco, principale fonte di manodopera di operai specializzati; quelli che ci sono sono anziani e non c’è ricambio.
Nell’ultimo anno i lavoratori rumeni hanno abbandonato l’allevamento scegliendo l’edilizia, tanti poi, secondo l’esperienza di alcuni allevatori, hanno scelto di andare in Germania, altri ancora si sono trasferiti nel Sud Italia.
Nella nostra regione sono 250 gli alpeggi in funzione, 150 dei quali producono Fontina d’alpeggio, gli altri monticano gli animali e conferiscono il latte.
Vi lavorano principalmente maghrebini ma anche rumeni e albanesi; nel fondo Valle ci sono anche degli indiani.
La gestione dei flussi migratori
Henriet offre una riflessione sul decreto flussi, che annualmente stabilisce quante persone straniere possono arrivare in Valle per ragioni di lavoro.
«Credo che bisognerebbe ripensare un sistema snello per la gestione dei flussi migratori» analizza Henriet -.
Ci sono state 240 mila richieste e sono stati accordati 82 mila permessi, un terzo.
«Persone che forse, viste le lungaggini burocratiche non saranno disponibili neanche per la stagione.
Forse si potrebbe pensare ad accordi con qualche Paese, che prevedano una formazione e poi l’avviamento al lavoro; penso ai tanti arrivi dalla Tunisia ad esempio».
Pubblici esercizi
«La pandemia, il confinamento, le ripetute chiusure di bar, ristoranti e negozi hanno la loro parte di responsabilità ma c’è un preoccupante disinteresse per le professioni dei pubblici esercizi.
Le scuole alberghiere hanno numero ridotti rispetto agli altri indirizzi di studio e la ristorazione la fa da padrona.
Le aziende sono in difficoltà, mancano 3-400 addetti».
Il presidente di Fipe Confcommercio Valle d’Aosta Graziano Dominidiato
Graziano Dominidiato è il presidente di Confcommercio Valle d’Aosta e della Fipe VdA, la Federazione italiana dei pubblici esercizi.
«Il nostro impegno per sostenere occasioni di formazione è continuo ma notiamo con dispiacere una mancanza di interesse verso certe professioni» analizza Dominidiato.
«Orari impegnativi, orario serale, festivi e prefestivi lavorativi hanno oggettivamente il loro peso.
Senza contare che le chiusure durante i lunghi mesi del confinamento hanno orientato le scelte lavorative di tanti professionisti su altri settori.
Ma quei lavoratori non sono più tornati indietro, disperdendo un considerevole patrimonio di esperienza.
«E chi ha accettato di guadagnare un po’ meno, recupera una parte attraverso qualche extra serale che per carità serve al settore ma non lenisce la carenza di personale».
«Professioni molte volte snobbate»
Il presidente di Fipe VdA puntualizza un aspetto culturale: «il cameriere ad esempio è sempre stata una delle figure professionali più snobbate, considerata di basso livello, perfino un ripiego, un po’ come la commessa».
La questione stipendi non convince Dominidiato.
«Il dito è spesso puntato contro gli imprenditori che assumerebbero con contratti ingiusti e a volte sotterfugi; io penso che con tutte le difficoltà a trovare personale qualificato, un imprenditore che ha un dipendente preparato, serio e affidabile faccia carte false per tenerselo, di certo non lo maltratta».
Secondo il presidente di Fipe VdA, la formazione e una rinnovata attenzione per alcune professioni, anche attraverso il sistema scolastico possono essere gli strumenti per risalire la china; «io resto fiducioso, questo Paese ha talmente tante risorse e tanto da offrire che le professioni legate ai pubblici esercizi non potranno mai scomparire».
Nella foto, il cartello fotografato a fine marzo in un ristorante sulle piste di Gressoney.
(cinzia timpano)