Carriera alias nelle scuole, la richiesta alle istituzioni di Arcigay VdA
Arcigay VdA ha inviato alla Sovrintendenza e ai dirigenti scolastici la richiesta di istituire la carriera alias per gli studentə trans; la Sovrintendente: «un tema molto delicato da valutare per il prossimo anno scolastico»
Manca solo la Valle d’Aosta nell’elenco delle istituzioni scolastiche, divise regione per regione, che hanno adottato la carriera alias nelle proprie scuole.
Per colmare questa lacuna l’associazione Arcigay Valle d’Aosta – Queer VdA ha inviato una richiesta alla Sovrintendenza regionale degli studi e a tutti e tutte le dirigenti delle Istituzioni scolastiche valdostane perché adottino il regolamento redatto dalle associazioni Agedo e GenderLens dando la possibilità a studenti, studentesse e studentə queer e trans di essere riconosciuti rispettando la loro condizione.
La carriera alias
La carriera alias è un accordo di riservatezza tra scuola, studentə trans e famiglia (nel caso di studente minorenne): l’Istituzione scolastica garantisce alle persone con varianza di genere di essere riconosciute rispettando il loro percorso e la loro condizione, dando cioè la possibilità di scegliere come voler essere riconosciute e identificate.
Si tratta di una procedura di semplice applicazione, spiega l’associazione Arcigay VdA in una nota, che prevede la possibilità di modificare il nome anagrafico con quello di elezione, scelto dalla persona trans, nel registro elettronico, negli elenchi e in tutti i documenti interni alla scuola aventi valore non ufficiale.
Un atto di rispetto e di tutela della privacy verso le istanze delle persone trans.
«Non essere rappresentate nelle narrazioni fatte a scuola attraverso i contenuti delle discipline e delle attività extracurricolari può disorientare e confondere le persone con varianza di genere, alle quali invece si dovrebbe permettere di riconoscersi e riconoscere per sé un proprio posto nel mondo, in quanto il bisogno di riconoscimento è uno dei bisogni umani primari» spiega l’associazione.
«La scuola dovrebbe dunque offrire l’occasione di scoprire l’umanità nelle sue molteplici e sane varianze di identità, con ogni diritto di espressione, riconoscimento e rispetto, in risposta alla complessità e fluidità della realtà circostante. Bisogna mettere al centro un agire scolastico e un sapere critico allo scopo di formare un società non sessista, rispettosa e consapevole».
Per rendere le scuole un luogo davvero accogliente servirebbero inoltre altre accortezze, come evidenzia Queer VdA.
«Insieme a questo provvedimento vanno poi concordate altre buone prassi, fra cui l’uso di spazi sicuri (scelta del bagno, dello spogliatoio, etc.), per lə studentə trans, poiché sono questi i luoghi in cui avvengono spesso pesanti episodi di bullismo».
Un argomento delicato, da approfondire
«Il tema dell’identità di genere e tutto quello che ne consegue è un argomento molto delicato che va affrontato prendendosi del tempo e facendo dovuti approfondimenti» dice la Sovrintendente agli studi della Valle d’Aosta, Marina Fey.
La Sovrintendente fa riferimento al vespaio sollevato per un’iniziativa dello scorso anno che una scuola aveva organizzato, nella propria autonomia, coinvolgendo alcuni attivisti dell’associazione Queer VdA. «Proprio per la delicatezza del tema bisogna fare attenzione a evitare ogni tipo di strumentalizzazione».
La dirigente ammette di aver ricevuto la nota dell’associazione, ma di non aver ancora avuto il tempo di approfondirla con attenzione.
«Cerchiamo sempre di fare rete, visti i nostri piccoli numeri, con le varie istituzioni su temi importanti per dare delle linee guida, anche se poi ogni scuola nella propria autonomia potrà decidere come comportarsi» aggiunge Fey.
«Credo che un tema così delicato abbia bisogno di un confronto aperto, con qualche professionista o qualcuno dell’associazione con cui confrontarci, con l’assessore – aggiunge la Sovrintendente -. A chiusura di anno scolastico mi sembra improbabile intervenire, ma è possibile aprire un discorso in prospettiva per il prossimo anno visto che la scuola è comunque promotrice di attività di sensibilizzazione su vari temi».
Per la dirigente occorre «prenderci del tempo, confrontarci. Magari già nella conferenza di servizi di metà maggio con i dirigenti scolastici ci può essere una riflessione per affrontare il tema facendo attenzione a non chiudere le porte a nessuno, a tutelare i ragazzi e le famiglie. Credo che occorra intavolare un discorso molto più ampio su questi temi»
(erika david)