Piano anti-violenza, la Lega e FI dicono «no allo Schlein pensiero e all’educazione di genere»
Contestati anche i 60 mila euro annui per la formazione; la Lega chiede anche l'Istituzione di un centro di accoglienza per uomini maltrattati; la maggioranza dice no; il Piano passa con 21 voti favorevoli
Piano anti-violenza, la Lega e FI dicono «no allo Schlein pensiero e all’eduzione di genere».
Contestati anche i 60 mila euro annui per la formazione.
La Lega chiede anche l’Istituzione di un centro di accoglienza per uomini maltrattati. La maggioranza dice no.
Il Piano passa con 21 voti favorevoli.
Il dibattito
Il capogruppo della Lega Andrea Manfrin ha esordito in aula: «E’ grave che non ci siano spazi dedicati agli uomini vittime di violenza». Per continuare: «Prevenire la violenza di genere è sacrosanto ma alcune parti del Piano sono già vecchie e altre mancano. Insegnare la parità di genere è diverso dall’insegnare l’educazione di genere. A chi verrà chiesto di poter insegnare alle scuole dell’infanzia l’educazione sessuale se sarà approvato questo Piano?».
Rincara un altro consigliere del Carroccio Simone Perron: «Ci sono concetti ideologici mascherati nel titolo. Nel 2022 risultano 239 casi di violenza compiuti da donne verso uomini. Cosa andrete a dire nelle scuole sugli stereotipi femminili. Spiegatecelo. Non ci piaccono le femministe. Negare la biologia e la natura è folle. Siamo d’accordo contro la violenza ma non sulla visione distorsiva del Piano».
Per Chiara Minelli (Pcp): «Nel 2022 ci sono stati 17,2 casi ogni 100 mila abitanti. Ciò che fa della Valle d’Aosta la seconda peggiore regione d’Italia, dopo la Sicilia. Si tratta di casi conclamati ai quali occorre aggiungere il sommerso. Il quadre è preoccupante. Il Piano arriva in ritardo. Ora è importante attuarlo».
Le repliche
Albert Chatrian (Av-VdA Unie) sottolinea: «E’ un tema delicato e complesso. E’ un Piano di indirizzo, non è una legge. Il punto cardine è il parere positivo dei sindaci valdostani. Il secondo elemento derimente è che il Piano è stato scritto a più mani. Spetterà poi al governo scaricare le delibere per la sua applicazione, forse la parte più delicata. I casi di violenza si sono moltiplicati in questi ultimi anni».
«Assessore Marzi, Stella Alpina ha rinnegato i suoi principi fondanti?» si interroga il leghista Luca Distort.
Mauro Baccega (FI) «E’ un tema scottante. Cosa si vuole trasmettere attraverso gli stereotipi di genere. Lo vorremmo sapere. C’è una cultura dello Schlein pensiero. Vogliamo dare ai nostri nipoti un’educazione che sia paritaria e non di genere. Una propaganda di sinistra sta facendo breccia e noi dobbiamo fermarla».
Non abbocca l’assessore alle Politiche sociali Carlo Marzi: «La declinazione del Piano ci sarà nelle prossime delibere. E su queste ci sarà attenzione».
L’assessore all’Istruzione pubblica Jean-Pierre Guichardaz (Fd-Pd): «Non credevo che il dibattito acquistasse questo vigore» dice e sull’educazione di genere cita quanto recita il Piano nazionale. «E’ stato votato da voi e gli stereotipi di genere erano citati. Probabilmente Lei, Perron, teme che si educhino i maschi a diventare donne e viceversa. Ma non è così. Stereotipi e pregiudizi sono terreno fertile per gli atti di violenza. Il Piano non ha nulla che vedere con la cultura trasgender».
E il consigliere Perron abbandona l’aula. Al ritorno al suo posto motiva: «me ne sono andato poiché la sua risposta non era attinente alla mia domanda. Qui ci sono 60 mila euro all’anno che se ne andranno per la formazione. Capisco che debba difendere un po’ di ortodossia di sinistra ma qui si tratta di promuovere il femminismo radicale».
(da.ch.)