Une seule Savoie: la Savoia rivendica autonomia, zona franca e lancia la petizione
L'invito è a sottoscriverla sulla piattaforma https://www.change.org/UneSeuleSavoie
Une seule Savoie: la Savoia rivendica autonomia, zona franca e lancia la petizione.
«È tempo che la Savoia riunificata diventi una zona franca per poter affrontare le sfide che l’attendono nel prossimo decennio. In un Paese dove la relazione della Corte dei Conti ha dimostrato i limiti del decentramento e dove l’industria francese è allo sbando, sarebbe il momento per i nostri eletti i locali di rimboccarsi le maniche e mostrare un po’ più di immaginazione e creatività per salvaguardare i nostri territori» si legge nella motivazione della petizione lanciata sulla piattaforma https://www.change.org/UneSeuleSavoie.
La riflessione
La riflessione parte dal fallimento del Crédit Suisse.
Si legge ancora: «Le conseguenze del fallimento del Credit Suisse, la sua acquisizione da parte di UBS e il futuro dei dipendenti nel contesto della ristrutturazione della banca, ha messo a nudo lo stato del mercato del lavoro all’interno della Confederazione Svizzera, in particolare in Romandie. Una cosa è chiara: il dinamismo dell’economia svizzera oggi è tale che il Paese è incapace di provvedere al proprio fabbisogno di manodopera».
«La ripresa economica post-Covid in un’economia diversificata, dove i servizi e l’industria rappresentano rispettivamente il 74% e il 25% del Pil, accentuerà il ricorso a competenze esterne e crescerà aumento del peso dei lavoratori transfrontalieri nell’economia svizzera. Tuttavia, l’iper-attrattività della Svizzera ha e avrà diverse conseguenze nefaste sul versante francese, in Alta Savoia e nell’Ain ma anche sulla stessa Savoia».
L’analisi
«Innanzitutto i territori conosceranno un afflusso di nuovi abitanti, accentuando così i problemi legati all’edificazione delle aree rurali, all’aumento della popolazione nei centri abitati, al prezzo degli immobili e alla capacità di poter affittare correttamente i locali. Anche le differenze salariali tra lavoratori transfrontalieri e altri avranno un impatto negativo su gran parte della popolazione attiva in Francia».
«L’accesso ai servizi pubblici (scuole, collegi, licei), l’isolamento dello Chablais, il sottosviluppo cronico della rete di trasporti accentuerà le differenze tra il nord e il sud del Léman».
«Infine, la forte attrattività del mercato svizzero nuoce alle aziende francesi, che non possono allinearsi ai salari svizzeri. L’incapacità di reclutare le professionalità rischia, a medio termine, di mettere a rischio le aziende che dovranno delocalizzare o delocalizzare parte della loro produzione per poter continuare a produrre e trovare la manodopera».
«Tutto ciò contribuisce a trasformare i territori di confine francesi in dormitori o parco giochi per i fine settimana e le vacanze. Tuttavia bisogna sottolineare l’interconnessione tra i territori savoiardi con il sud della Svizzera; esiste fino dal Medioevo e Ginevra è sempre stata il centro economico della Savoia fino al 1860. Il Regno di Sardegna lo capì fin dal XVII secolo e aveva firmato un accordo di zona franca economica nel 1815 con la Confederazione Svizzera. Questo equilibrio, spezzato dall’annessione della Savoia alla Francia, ritorna di attualità nel contesto odierno».
«È chiaro che le sfide di sviluppare e mantenere il dinamismo dell’economia dei nostri territori non può più passare attraverso una gestione cantonale. Una comunità europea di Savoia risolverebbe i problemi di sviluppo del territorio che né la Regione Auvergne-Rhône-Alpes né i dipartimenti sanno gestire pienamente oggi».
(re.aostanews.it)