Vollein, un viaggio indietro nel tempo di 6500 anni… in 3D
Al sito archeologico di Vollein, a Quart, sarà possibile fare un tuffo nella Preistoria attraverso i modelli 3D che raccontano la necropoli
Nel 1968 fu scoperto il sito archeologico di Vollein, un’area inizialmente utilizzata a scopo funerario nel così detto Neolitico medio-recente e frequentata successivamente senza una ancora chiara destinazione d’uso.
Un posto suggestivo, scelto dagli uomini primitivi circa 6.500 anni fa probabilmente per la stessa sensazione che suscita affacciarsi ancora ora sulla valle centrale dal dosso roccioso della necropoli. Più di sei millenni dopo, è possibile scoprile la ritualità di quei nostri antenati attraverso la realtà aumentata.
Archeologia e 3D
Cinquantacinque anni fa, nessun archeologo avrebbe mai pensato che l’importante sito, uno dei sette del circuito preistorico della Valle d’Aosta, sarebbe stato visitato e compreso meglio dal grande pubblico attraverso i dispositivi mobili.
La Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione Valle d’Aosta ha invece pensato di coniugare le nuove conoscenze in campo tecnologico e la competenza dei suoi archeologi e restauratori per rendere accessibili anche dai propri dispositivi le scoperte del sito archeologico.
La realtà aumentata per visitare la necropoli
Nelle tombe della necropoli, dedicata probabilmente ai membri più importanti della comunità preistorica di Vollein, sono stati rinvenuti monili (bracciali indossati dagli antenati preistorici ricavati dalle conchiglie), frammenti di quarzo ialino, oggetti di metallo utilizzati per la caccia.
«Esiste anche una frequentazione successiva – spiega Luca Raiteri, archeologo della Soprintendenza – riconducibile al periodo del Bronzo medio».
Sarà possibile vedere gli oggetti riconducibili a tutte queste epoche storiche grazie ali modelli in 3D disponibili sul sito digitavollein.eu e accessibili al pubblico comodamente dai propri dispositivi. Così come sarà possibile provare a decifrare le iscrizioni rupestri presenti nell’area grazie alle ricostruzioni digitali che evidenziano i simboli realizzati sulla roccia attraverso la tecnica della percussione.
«È plausibile che i simboli siano legati al periodo di attività della necropoli – spiega Natascia Druscovic, archeologa- ad oggi ci è ancora sconosciuto il significato della maggior parte di questi segni».
Tutti i dettagli su Gazzetta Matin e AostaTV
Un viaggio nella storia antichissima della valle d’Aosta e del sito archeologico resi possibili grazie alle competenze che la regione possiede in campo archeologico, aggiornate dal continuo confronto con l’estero, e i progressi della divulgazione scientifica.
Approfondimenti sul numero di lunedì di Gazzetta Matin e su AostaTV.
(arianna papalia)