8 marzo: la storia di Barbara, autista di pullman da 27 anni, «erano le donne a non voler salire con me alla guida»
Barbara Benvenuto è stata la prima donna autista di pullman nella nostra regione; oggi, con lei, lavorano anche Marcella e da qualche mese, Cristina.
8 marzo: la storia di Barbara, autista di pullman da 27 anni.
Riproponiamo l’intervista pubblicata su Gazzetta Matin lunedì 6 marzo a Barbara Benvenuto, classe 1973, da 27 anni autista sulle tratte urbane ed extraurbane della Svap.
«Mi piacerebbe vedere tanto un po’ di solidarietà in più tra le donne.
Per valere la metà lavoriamo il doppio, magari se cominciassimo a non remarci contro…».
Parole e musica di Barbara Benvenuto, classe 1973, moglie di Jean e mamma della tredicenne Charlotte, ispettrice regionale delle infermiere volontarie della Croce Rossa Valle d’Aosta e prima donna autista di pullman nella nostra regione.
Accadeva nel gennaio di 27 anni fa.
«Oggi con me lavorano anche Marcella e da qualche settimana Cristina, non sono più sola» scherza Barbara.
Dopo la maturità professionale e dopo un’esperienza di lavoro nel settore pubblico, Barbara capisce che computer, faldoni e scrivania non fanno per lei.
«È stato il coronamento di un sogno.
Io sono cresciuta sugli autobus con mio papà che era socio, autista e poi controllore.
Al sabato, quando non andavo a scuola, mi portava con sé sulla linea di Valgrisenche.
Concluse le superiori ho lavorato per un periodo in Regione, dopo aver vinto un concorso, ma alla fine del contratto ho preso una decisione, appoggiata dalla mia amata nonna: ho preso le patenti ed eccomi qui, 27 anni dopo».
Dire che il trasporto pubblico è un mondo maschile è superfluo…
«Assolutamente sì ma 27 anni fa, erano le donne a non voler salire sull’autobus quando mi vedevano al volante!
Fino a quando facevano il biglietto filava tutto liscio, poi, chiedevano conferma ‘ma guida lei?’.
Qualcuno scendeva, qualcuno si ricordava all’improvviso di aver dimenticato il portafogli a casa…
All’inizio ci rimanevo male, poi via via le cose sono migliorate e oggi, ci sono passeggeri affezionati che mi coccolano con il caffè o i cioccolatini».
Discriminazioni?
«Discriminazioni no, pregiudizi sì.
Per qualcuno ero una lesbica, perchè figurati se una ‘normale’ fa l’autista del bus, altri si sentivano in diritto di darmi consigli di guida, come tenere le mani sul volante, oppure come affrontare la strada, come passare in via Conte Crotti, visto che è stretta e altri consigli non richiesti.
Donna o uomo non fa differenza, ci sono i refrattari alla regole e questo io non lo tollero.
«C’è un regolamento e va rispettato, parlo delle mascherine quando erano obbligatorie, la museruola nei cani, il biglietto per i minori accompagnati e via di questo passo. E invece c’è chi, con maleducazione inventa scuse e cerca il pretesto per non rispettare le regole.
E come finisce? Che l’autista è cattiva, acida, ha torto e viene apostrofata con il più classico degli insulti rivolti alle donne».
Per fortuna però ci sono le eccezioni… «Ci sono tante persone gentili, che si affezionano, che mi portano il caffè o i cioccolatini, lo scorso Natale, un anziano mi ha portato un sacchettino con una fetta di pandoro, «perchè ho sentito che dicevi che non ti piace il panettone» mi ha detto.
Ci sono anche tante persone sole, me ne rendo conto anche grazie al mio impegno nella Croce Rossa.
Persone che salgono sul pullman per scambiare due chiacchiere, altre purtroppo, che fanno un lungo giro per stare al caldo. Me ne accorgo anche tra gli utenti del progetto di prevenzione e salute avviato nei giorni scorsi al quartiere Cogne, c’è davvero bisogno di combattere la solitudine».
Lavoro e famiglia nella sua routine vanno d’accordo?
«Ho avuto e ho la fortuna di essere socia della cooperativa dove lavoro e posso così scegliere i turni di lavoro -. spiega Barbara -.
Poter lavorare in orari compatibili con gli impegni di famiglia mi ha permesso e mi permette di accompagnare mia figlia nella sua crescita e onorare il mio impegno con la Croce Rossa. Certo bisogna organizzarsi e fare qualche sacrificio, ma si può fare!»
Nella foto in alto, Barbara Benvenuto in uno scatto di quattro anni fa, alla corsa d’esordio della navetta verde.
(cinzia timpano)