Nuovo esecutivo: l’opposizione si chiede «ma 19 è garanzia di stabilità?»
Sulla composizione del governo e sul programma si è aperto un ampio dibattito in aula consiliare nel pomeriggio di venerdì 24 febbraio
Nuovo esecutivo: l’opposizione si chiede «ma 19 è garanzia di stabilità?». Sulla composizione del governo e sul programma si è aperto un ampio dibattito in aula consiliare nel pomeriggio di venerdì 24 febbraio.
Stefano Aggravi (Lega) ha commentato: «Vediamo una mancanza di coraggio o forse una mancanza di strategia politica. C’è bisogno di un cambio di passo». Si chiede «siete tutti coesi?». E ancora: «Non si parla nel programma del rinnovo della revisione fiscale con Roma. Chi ha concepito il nuovo programma avrà la forza di interfacciarsi proficuamente con Roma e Bruxelles. 19 è garanzia di stabilità? 19 è garanzia di riforme? cosa cambia da 18. La forza è fare sì che i numeri primi stiano al loro posto».
Il capogruppo leghista Andrea Manfrin taccia la nuova maggioranza di «governo minestrone e neppure dagli ingrediente bene amalgamati. E’ il frutto di una fusione a freddo. Onore a Marzi che è riuscito a rimanere saldamente in sella, pur rappresentando solo se stesso». Rivolgendosi a Bertin incalza, ricordandogli il giudizio negativo espresso su Rollandin: «Da oggi la sua immagine di coerenza si sbriciolerà».
Il capogruppo di Forza Italia Pierluigi Marquis sbotta in aula: «Ricominciamo da capo al netto dell’ingresso di Pour l’autonomie. E’ tutto surreale. Vince la linea di Lavevaz, che voleva governare con i progressisti, ma a guidare il governo saranno altri, quelli che guardavano al centrodestra. Abbiamo davanti sfide ancora più difficili. Solo rafforzando l’economia si rafforza l’autonomia. Per farlo è necessaria tutta un serie di riforme. E’ una proposta politica debole che isola la Regione».
Per Erika Guichardaz capogruppo Pcp: «Chi un tempo era visto come il male assoluto (Pla di Rollandin) oggi è visto come il salvatore della patria. Chi era fautore di alleanze con il centrodestra ora è costretto a portare avanti la linea Lavevaz. Come si può pensare di riorganizzare l’amministrazione, smembrando e ricomponendo le deleghe. Infine come fa un progressiste a votare una giunta che non propone una donna?».
Per Mauro Baccega (FI): «Un numero ridotto di unionisti ha deciso per tutti, arroccandosi a sinistra mentre l’Italia va in un’altra direzione. Non so fino a quando potrà reggere questa scelta. Spero fino al 2025. Poi ci sarà la réunion con il ritorno alla casa madre di tutti». Il consigliere auspica la revisione della legge elettorale che «permetta ai valdostani di scegliersi il presidente».
Chiara Minelli è tranchante: «Non posso che ribadire un giudizio estremamente negativo sul presidente Testolin. Noi non siamo d’accordo con il criterio della lotteria delle preferenze né condividiamo la scelta degli assessori. Di mettere una donna in giunta non vi è passato neanche nell’anticamera del cervello. Siamo curiosi su cosa farà ora la Lega. E’ un progetto di mera sopravvivenza».
Così Claudio Restano (Evolvendo): «Ci è spiaciuto riscontrare nel decalogo di governo la mancanza al primo punto del tema dell’Autonomia e della zona franca. Su questo tema rischiamo di farci superare da chi nel Governo Meloni ha presentato un progetto di legge sull’autonomia differenziata. Sul programma di governo, i punti programmatici lasciano dei dubbi interpretativi: l’approccio è quello del rilancio, lasciando intendere che prima ci sia stato del lassismo. Manca totalmente il rapporto con Roma attraverso i nostri parlamentari. Sulla sanità, vedo confusione politico-amministrativa: il collegamento tra ambiente e sanità è fondamentale e l’esperienza del Covid ce lo ha insegnato, ma di questo non c’è traccia nel programma. Non si è parlato di sport, ma sport è turismo e salute: il futuro è lo sport di cittadinanza, dei disabili, degli anziani».
(da.ch.)