Dada Day, la Cerlogne ha aperto le porte alle famiglie
Giovedì 16 febbraio la scuola media Cerlogne di Aosta ha aperto le porte per presentare ai genitori la trasformazione delle aule con il progetto Dada
Dada Day, la Cerlogne apre le porte alle famiglie.
Profumo.
E poi luce, colore, arredi, cartelloni, oggetti, creazioni artistiche.
Ma è il profumo il primo aspetto a colpire entrando nelle aule della scuola media Jean Baptiste Cerlogne che, giovedì 16 febbraio, ha aperto le sue porte per un Open Dada, o Dada day: un pomeriggio dedicato alle famiglie per illustrare il nuovo metodo adottato dall’istituzione scolastica Eugenia Martinet.
Lo sottolinea anche il dirigente Federico Marchetti accompagnando nella visita un gruppo di genitori: «Molti insegnanti nelle loro aule hanno scelto un profumatore, delle piante, in maniera spontanea e autonoma, molto positiva e con aspetti benefici per i ragazzi e per se stessi».
È un piccolo dettaglio che ben rappresenta il modello Dada che trasforma le aule in ambienti che si modellano e si adattano alla materia e alle esigenze del docente e dei ragazzi.
La Dada
Così come il dadaismo, il movimento artistico dei primi decenni del Novecento, stravolse le convenzioni dell’epoca, enfatizzando stravaganza e umorismo, così la Dada (didattica per ambienti di apprendimento) stravolge ora il classico modo di intendere la scuola, l’aula e l’insegnamento.
Nato una decina di anni fa in due licei di Roma, il metodo Dada è oggi applicato in quasi 200 scuole in tutta Italia e, da circa 6 mesi, anche nella prima scuola ad adottarlo in Valle d’Aosta, l’istituzione scolastica Eugenia Martinet.
Dopo un primo periodo di sperimentazione alla fine dello scorso anno scolastico, la Dada è diventata realtà a partire da settembre.
Come nasce Dada
«Il modello Dada nasce 10 anni fa, da una riflessione sugli ambienti di apprendimento» spiega Lidia Cangemi, dirigente scolastica del Liceo Kennedy di Roma e co-fondatrice del modello Dada ospite del dirigente Marchetti per presentare alle famiglie questa piccola rivoluzione.
«Ci siamo chiesti come fare in modo che l’ambiente aiuti il corpo docente e che i vostri ragazzi apprendano il meglio possibile, in un clima di benessere».
«Con Dada i ragazzi si muovono, il movimento fa stare bene perché guardare lo stesso muro tutti i giorni, tutto l’anno, per tre anni, non attiva la nostra intelligenza, la nostra concentrazione. Servono stimoli per catturare l’attenzione» dice Cangemi.
Allora ecco l’idea: rendere statica l’aula e non più la classe, connotarla a seconda della materia per fare in modo che i ragazzi si muovano in base alle lezioni e entrino, letteralmente, in geografia, o matematica o lettere.
«I ragazzi diventano cittadini della scuola perché la girano tutta, quindi conoscono la scuola, tutta e poi si incontrano con gli altri, sempre in movimento. In questo modo si favorisce la socializzazione e si rendono i ragazzi parte attiva: sei tu che prendi lo zaino e vai a fare matematica, nella tua testa si attivano delle attenzioni» spiega la dirigente.
«La cosa era partita in due licei ed è diventata talmente virale, gradita, che ora sono circa 180/200 scuole in Italia, e ora il ministero attraverso il Pnrr chiede a tutte le scuole d’Italia di trasformare, finalmente, le aule in ambienti di apprendimento» dice ancora la co-fondatrice del modello Dada.
Un processo non così istantaneo e sempre in itinere.
La prima Dada della Valle d’Aosta
Per capire meglio, i genitori hanno potuto approfittare di un tour in alcune aule della scuola a partire dai corridoi arredati con armadietti colorati dove gli studenti lasciano lo zaino e i loro effetti personali, per spostarsi di aula in aula con una borsa di tela e solo il materiale necessario per quella lezione.
L’aula Louvre, dedicata all’insegnamento del francese, è caratterizzata da un grande tricolore (ovviamente francese), frasi e riflessioni in lingua, cartelloni di regole e… profumo.
L’aula di storia e geografia ha cartine geografiche, un grande mappamondo realizzato dagli studenti, una linea del tempo che si arricchisce mano che ogni classe progredisce con il programma, fotografie di uscite per progetti specifici.
L’Aula Galileo, matematica e scienze, ha appesa al muro la riproduzione della catena del Dna e Rna fatta con una corda e pinzette colorate, ha uno scaffale con contenitori, vasi colorati e piante, un orologio matematico, adesivi di pesci e meduse che corrono lungo le pareti, la riproduzione della piramide alimentare e un altro diffusore di aromi.
L’aula di religione ha grandi foglie verdi con frasi e riflessioni appese al soffitto, un tappeto da srotolare nello spazio davanti alla cattedra per sedersi e confrontarsi, poi c’è l’Aula Friends, dedicata ai lavori più manuali realizzati dagli alunni con disabilità e alunni senza disabilità. Non ha una destinazione disciplinare, è uno spazio dove si può stare insieme in piccoli gruppi, un’aula di decompressione.
Al terzo piano c’è la biblioteca, uno spazio che nella mente del dirigente Marchetti diventerà ancora più accogliente con divanetti, tappetti, e un erogatore di acqua. Qui ogni classe trascorre almeno un modulo a settimana di italiano, per favorire la lettura.
«Dada è questo, tutto è di tutti. Abbiamo delle idee, aspettatevi delle sorprese» promette Marchetti.
Ci sono poi le aule Alpha 1 e 2 per studenti stranieri che devono imparare a comunicare in italiano. Si insegna italiano ma anche termini di matematica e scienze in italiano. E un po’ di francese e inglese.
La visita si conclude nel seminterrato dove c’è l’Aula Beethoven, per l’orchestra e quella per gli strumenti liberi di picchiare duro sulle loro percussioni.
Ogni aula un piccolo ambiente a sé, dove anche solo la scelta dei banchi e della loro disposizione (alcuni singoli, altri grandi per lavori di gruppo) incide sul benessere degli studenti e dei docenti.
E gli studenti?
I commenti del dirigente e degli insegnanti sono entusiastici, ma cosa dicono i ragazzi?
Domanda subito rimbalzata a Niccolò che ha accompagnato, orgoglioso, la mamma nella visita alla sua scuola.
«La Dada mi piace molto. Il nuovo modo di non stare seduti fermi ma spostarsi per andare nelle aule e cambiare è molto bello. Puoi scegliere il banco che vuoi e stare a tuo agio, mi piace molto anche perché tutte le aule sono decorate, e possiamo fare tanti progetti manuali, non si scrive solo!»
(erika david)