Saint-Vincent: i funerali di Victor Vicquéry: «ci hai insegnato a non mollare e a lavorare col sorriso»
Folla alla chiesa di Saint-Vincent per il professore di sala scomparso venerdì sera dopo un incidente in bicicletta
È irreale il silenzio davanti alla chiesa di Saint-Vincent, nonostante la folla e le centinaia di studenti immobili sulla scalinata che da via Chanoux porta sul sagrato.
Il dolore ha un effetto anestetico, sembra tutto fermo.
Molte ragazze piangono a dirotto, consolate dai compagni di classe.
I funerali di Victor Vicquéry
Il feretro è lì, la bara in legno chiaro con il crocifisso. Victor è lì e in tanti, tutti, non possono e non vogliono crederci.
È il giorno dei funerali di Victor Vicquéry, 44 anni, amatissimo professore di sala dell’Ecole Hôtelière di Châtillon, scomparso tragicamente venerdì sera dopo un incidente in bicicletta.
Accanto al feretro Nicole Charrier, compagna di Victor, sorretta dalle sorelle, la gemella Jessica, la sorella minore Valentina e dalla mamma Giusy.
Non c’è la mamma di Victor, troppo provata; a portare il suo ringraziamento per la vicinanza e per le preghiere c’è la madrina Elide.
Ci sono gli amici in lacrime, tutta l’Ecole Hôtelière, ragazzi, insegnanti e personale scolastico.
Sono arrivati gli amici d’infanzia di Gressoney-La-Trinité, i suoi compagni di scuola della primaria con il maestro Guido Nicoletta.
I suoi amati alunni, che ormai hanno spiccato il volo affermandosi nel mondo del lavoro, portano in chiesa il feretro.
Le lacrime dell’amata Nicole
La messa si apre con le lacrime di Nicole che rimpiange «di non averti potuto abbracciare per l’ultima volta.
Manchi e mancherai per sempre, ma il mio cuore sarà sempre con te, sarai il mio angelo custode».
Sul feretro, un cuscino di rose rosse, una cartolina del mare sardo, luogo privilegiato di lavoro e di formazione.
Accanto, un grande ritratto sorridente di Victor, un grande mazzo di rose bianche, i girasoli portati dalla cognata Jessica, le gerbere gialle e arancioni, omaggio dell’Ecole Hôtelière.
«Siamo qui a chiedere risposte al buon Dio ha detto don Lorenzo -. Tutto ciò che Victor ha donato nella sua vita sia fruttuoso, non possiamo arrenderci al dolore, ma testimoniare la sua presenza con la speranza».
Il Vangelo secondo Luca
Il Vangelo secondo Luca racconta di due discepoli in cammino verso Emmaus, un villaggio lontano 11 km da Gerusalemme.
Camminavano e parlavano di cosa fosse successo in quei giorni a Gerusalemme, quando Gesù in persona si avvicinò loro chiedendo ci cosa stessero discutendo.
E un certo Clèopa raccontò di come Gesù il Nazareno era stato condannato a morte e crocefisso.
Ma raccontò anche di alcune donne che di buon mattino ero andate al sepolcro di Gesù e non avevano trovato il corpo…
Gesù, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui e quando fu con loro a tavola, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò…
Solo allora lo riconobbero. E in quel momento Egli sparì dalla loro vista…
Le parole di don Lorenzo Sacchi
«Davanti a ciò che è accaduto abbiamo due strade» ha detto don Lorenzo.
«La prima è la strada della disperazione, del non senso, della sfiducia. Essa è larga e più facile da percorrere, ma ci restituisce noi stessi più poveri.
Ce lo ha ripetuto San Paolo nella prima lettura: è più facile dire che non c’è niente da fare, che è tutto sprecato.
Più facile è aprirsi al pianto dirotto, al disastro che ci ha investito.
Siamo fragili; a volte ci sentiamo forti ma la nostra vera essenza è una fragilità infinita, interiore ed esteriore» ha precisato don Lorenzo.
«Cosa fare di tutto ciò che questa tragedia ha scatenato in noi» si è interrogato il parroco.
Ed ecco il riferimento al Vangelo di Luca.
«Parla di due ‘allievi’ che assistendo alla loro tragedia si allontanano da Gerusalemme; sono tristi, chiusi, continuano a parlare di morte.
E cosa fa il Maestro? Si avvicina loro, si intromette in quella chiusura, porta speranza, con una semplice domanda.
«Fa esattamente quello che faceva Victor, cercava di entrare in quelle ‘chiusure’ dei ragazzi causate vai a capire da quali ragioni.
Cercava la bellezza di una luce che ancora non compariva.
La strada più difficile da percorrere è proprio quella dove possiamo cogliere segni di bellezza.
Gesù dice ai discepoli ‘stolti e lenti di cuore’.
Qui, oggi, con il cuore impietrito e dolorante, rischiamo di rinnegare lo stile solare e sorridente che era di Victor.
Che fare allora? Sfidiamo, rischiamo, impegnamoci perchè diventi il nostro stile. Perchè il suo insegnamento è tra i più belli.
Oggi avvicinarci agli altri è ciò che dobbiamo fare, come Victor ha fatto nella sua vita, accompagnando la strada di tanti, vivendo l’amicizia.
C’è una nuova evidenza in Gesù che parla di discepoli, c’è un senso di apertura, di luminosità, di speranza alla vita, non buio e chiusura.
Victor è stato capace di seminare questo, speranza, luce come amico, maestro, compagno di un tratto di strada.
Non permettete a questo momento di dolore di farvi dubitare; anche se sono stati solo 44 anni, sono stati vita vissuta appieno» ha concluso don Lorenzo.
Dopo le letture, una allieva gli ha dedicato uno struggente pezzo al violino.
Le parole della cognata Jessica
La cognata Jessica ha ricordato Victor come un «cognato pieno di risorse, colto, brillante.
Un uomo che amava il proprio lavoro, che lo svolgeva con impegno e con passione.
Un insegnante che amava i suoi alunni, che era per loro un amico, un punto di riferimento, un modello da seguire».
Jessica ha anche ricordato la capacità di Victor di trovare le soluzioni, di mettersi e rimettersi continuamente in gioco.
Ha ricordato la sua passione per la natura, per lo sport e per la montagna, il suo essere un vulcano di energia.
«Con il tuo motto Enjoy the life, ci hai lasciato una lezione importante, quella di godere delle piccole cose ogni giorno e di essere grati alla vita.
Avevi ancora tanti sogni e montagne da scalare; ti prometto che ogni giro in bici, ogni volta che raggiungerò un colle o un rifugio, una preghiera sarà per te e spero che attraverso i miei occhi tu possa ancora godere di tanta bellezza.
Non preocuparti per Nicole e per la tua mamma, me ne prenderò cura io, con la forza e l’energia che tu saprai darmi.
Solo il tempo potrà curare un po’ questo dolore, ma tu non aver nessun dubbio, qui nessuno si dimenticherà di te» ha concluso Jessica.
Il ricordo del maestro delle elementari
A portare il ringraziamento per la vicinanza e per le preghiera della mamma Franca, c’era Guido Nicoletta, il maestro delle scuole elementari di Victor, a Gressoney-La-Trinité.
«Sono qui con i tuoi compagni di scuola di quel tempo, a testimoniare ricordi belli, degli anni della scuola, quando facevamo tante attività e quando la tua intelligenza vivace già emergeva.
Sei sempre stati dinamico ed eclettico, anticipando ciò che sei diventato.
Sei diventato un educatore attento a seguire i tuoi amati alunni, sempre con profonda gioia e con desiderio di migliorarsi.
Sarà il tuo splendido sorriso a venirci in mente ogni volta che penseremo a te».
La commozione della madrina Elide
«Sono qui affranta a salutarti – ha detto la madrina di Victor, Elide -.
Ti ho visto crescere delicato, sensibile e buono.
Mi tornano in mente tanti episodi della tua infanzia: i tuoi genitori che ti parlavano insegnandoti il titsch, le tante ricorrenze di famiglia, i giochi con le cuginette, le tue marachelle, la tua festa per i 18 anni.
La vita ti ha messo a dura prova, con la scomparsa del tuo papà ma grazie al sostegno della tua mamma sei diventato un ragazzo solido, hai studiato in un settore ricco di stimoli e sei stato in grado di trasmettere i valori con i quali sei cresciuto.
Poi, in una brutta sera di febbraio, ti sei allontanato da noi che ricorderemo la tua eleganza, il tuo savoir fare, l’allegria e il tuo bellissimo sorriso» ha concluso la madrina, raccomandandosi in titsch, «perchè vegli sulla mamma e su Nicole».
Il ricordo degli alunni: ci hai insegnato a non mollare e a lavorare con il sorriso
Quattro ragazze si sono fatte portavoci della commozione dell’intera Ecole Hôtelière.
«Victor come vita, energia, passione, forza. Il nostro pilastro umano e professionale» hanno detto le studentesse.
Che ci ha insegnato che collaborare è meglio che primeggiare.
Che ha saputo cogliere le nostre scintille e farle brillare.
Che ci ha regalato esperienze che sono diventati ricordi bellissimi».
«Ci hai insegnato ad amare la sala, con gioia, spronandoci a dare sempre il meglio.
Tu hai fatto della parola inclusione il principio del tuo lavoro.
Abbiamo imparato tanto da te, come persone. Ci hai insegnato a lavorare con il sorriso, trovando la parte bella di ogni cosa. Ci hai insegnato a non mollare e a restare umili e se anche là fuori ce ne sono di migliori, lavorate per continuare a migliorarsi – ci hai sempre detto.
Sei stato anche la spalla sulla quale sfogarci e sei stato un po’ il papà di tutti noi».
«Come faremo senza di lei? – ha aggiunto un’altra ragazza -.
Senza gli scleri in classe, senza le telefonate di sera per organizzare gli eventi? Non sappiamo come, ma ce la faremo, pensando a lei, ce lo ha insegnato lei. Saremo eternamente grati alla scuola per averla conosciuta. Enjoy prof».
Una insegnante ha dato lettura del messaggio della classe III A.
«Victor non era un nostro insegnante, ma nella scuola riecheggia la sua voce, che ci sprona a far meglio, con professionalità e gentilezza.
Ci ha insegnato cosa sono la passione e la costanza, ci ha insegnato a non arrenderci innanzi alle difficoltà ma ad affrontarle a viso aperto».
Il ricordo del collega Gianluca Masullo
Il pensiero dei colleghi insegnanti è innanzitutto per la mamma Franca e la fidanzata Nicole.
«Sei stato un collega stimato e un amico.
Ci hai sempre messo tutto il cuore per quella che era la tua missione: la formazione professionale dei nostri ragazzi, intesa come possibilità per tutti.
La tua enorme capacità di ascolto, ma anche il rischio di sbagliare per percorrere strade nuove, le connessioni con le altre scuole e i professionisti sono state alcune tra le tue qualità.
Non possiamo dimenticare i tuoi modi di fare empatici ma raffinati, la tua professionalità, umanità e serietà.
Quando raccontavi della scuola avevi una luce particolare negli occhi; parlavi dei tuoi ragazzi, delle loro prospettive di crescita.
Hai vissuto pienamente, come se fossi conscio di dover andare via prima.
Continueremo a pensare a te e io continuerò a tenere vivo il tuo ricordo.
Insegna agli angeli a miscelare passione, amore e sorrisi, come nel cocktail che ci hai offerto.
Non ti fermare, vola in alto, vola lontano e come dicevi tu, enjoy».
(cinzia timpano)