Tunnel Monte Bianco, Cisl: «Le chiusure rischiano di schiantare l’economia valdostana»
Le segreterie regionali Cisl che si occupano di trasporti e metalmeccanini, Fit e Fim, parlano di scenario fosco e si lamentano per «lo stridente silenzio di fronte a questa situazione».
Tunnel Monte Bianco, Cisl: «Le chiusure rischiano di schiantare l’economia valdostana».
Commentando il rischio di chiusura per tre mesi all’anno nei prossimi 18 anni per i lavori di manutenzione, Domenico Crea, segretario regionale della Fit Cisl della Valle d’Aosta, il sindacato dei trasporti, in una nota congiunta con Fim Cisl VdA, il sindacato dei metalmeccanici parla di scenario fosco e si lamenta per «lo stridente silenzio di fronte a questa situazione».
«Apprezziamo – dice Crea – l’interesse e l’inquietudine esternata dalla Confindustria Vda, ma per il resto il silenzio che trapela ci preoccupa non poco».
Si chiede se «non sia opportuno creare una task force tramite la quale convogliare le criticità che dovremo affrontare nei prossimi anni e proporre una valutazione concreta sulla possibilità di raddoppio del tunnel e in caso opposto costruire una cabina di regia che intervenga per arginare le tante difficoltà che si prospettano, ragionando al contempo a garantire quella sicurezza che merita una struttura così importante e con un passato che ci avrebbe dovuto insegnare qualcosa in termini di sicurezza».
«Per la Valle d’Aosta, un futuro senza un collegamento internazionale aperto all’economia europea è un salto all’indietro di 60 anni – sostiene il segretario della Fit Cisl VdA -, che porterà inesorabilmente a una recessione strutturale ed insanabile dell’economia valdostana che già nel periodo attuale trova non poche difficoltà a competere con il resto del mercato nazionale ed internazionale».
I lavoratori
A oggi, il personale italiano che lavora al traforo del Monte Bianco conta 113 persone, di cui circa il 25% impiegato nell’esazione; il 36% sono addetti e tecnici che si occupano del controllo della sicurezza e traffico e il restante 39% sono in maggioranza tecnici che lavorano sull’infrastruttura (elettricisti; cantonieri) e impiegati amministrativi.
«Più della metà dei lavoratori è turnista – spiega la nota- il cui lavoro dipende per la maggior parte di loro dalla fruibilità della galleria da parte degli utenti. Pertanto, per i prossimi 18 anni non è ancora chiaro ai lavoratori quale sarà lo scenario plausibile riguardo al loro futuro lavorativo in azienda, né in quale misura l’azienda ricorrerà alla cassa integrazione».
L’attuale età media dei lavoratori, relativamente elevata, è di 45 anni. «Molti di loro – prosegue la Fit Cisl Vda – sono presenti in azienda da più di vent’anni, a dimostrazione dell’impegno e dell’attaccamento alla società, motivo per cui la cassa integrazione o un’eventuale alternativa come per esempio la mobilità infragruppo, creerebbero notevoli disagi agli stessi e alle loro famiglie».
Inoltre, la disponibilità della struttura ridotta al 70% nell’arco dell’anno «limiterà al minimo indispensabile l’impiego di personale stagionale in somministrazione e dunque nei 18 anni che seguiranno si andrà incontro a sempre meno disponibilità e garanzia di ricambio generazionale proveniente da questa forza lavoro che attualmente garantisce le sostituzioni in caso di malattia o ferie, soprattutto del personale di esazione».
(re.aostanews.it)