Aosta, mense scolastiche: l’assessore promette di migliorare aspetti criticati
Dibattito fiume in consiglio comunale. Samuele Tedesco conferma alcuni aspetti non entusiasmanti, ma difende a spada tratta il bando assicurando maggiori controlli
Rivedere gli abbinamenti, la qualità e la presentazione, per «rendere sempre più positiva l’esperienza dei bambini». Le parole dell’assessore all’Istruzione, Samuele Tedesco, provano a calmare l’ormai arcinota polemica sulle mense scolastiche del comune di Aosta.
L’amministrazione, insomma, tiene dritta la barra sulle linee guida e sulla salute, ma apre le porte a modifiche per rendere più attraenti e accettati i menù proposti da Vivenda e Medihospes, realtà afferenti alla cooperativa La Cascina e vincitrici del bando per la gestione dei servizi integrati.
Inizio non memorabile
Che l’inizio, lo scorso 9 gennaio, non sia stato memorabile, è confermato dalle tante proteste dei genitori e dalle iniziative portate in Consiglio da Renaissance che, oltre a miglioramenti, nella mozione (condita da interrogazione sui costi) ha chiesto il ritiro dell’appalto.
La maggioranza ha rispedito tutto al mittente, facendo però le aperture di cui sopra.
«Troppo scontento»
Ha parlato di «troppo scontento» il capogruppo di Renaissance, Giovanni Girardini.
«Sappiamo per certo che molti bimbi non mangiano e alle 16 poi si divorano la merendina – ha spiegato in aula Girardini -. Noi questo non lo vogliamo e alla faccia di qualunque alimentarista credo che ci voglia un equilibrio».
Parlando di «alimenti ostici per i bambini» e della necessità, comunque, di «educarli», il capogruppo ha chiesto di «venire incontro non ai genitori scontenti, ma alle esigenze del bambino», dando risposte alle «lamentele per le scelte, la quantità e la qualità» e senza ostinarsi «a voler essere in cima alla classifica».
«Ribasso troppo pesante»
Cristina Dattola, invece, nella propria interrogazione ha voluto vederci chiaro sull’aspetto economico del bando, segnalando «un grande ribasso», che peraltro non aiuta «le società nostrane, ma favorisce le aziende lontane» e si è augurata che questo non vada a incidere «sulla pulizia e sul cibo», ma nemmeno sui «lavoratori».
Dattola ha poi sottolineato la mancanza di «cassette per il pronto soccorso e di giochi» e le necessità di «andare oltre al costo per i nostri bambini».
L’assessore
L’assessore all’Istruzione, Samuele Tedesco, ha ripercorso tutto l’iter e aggiornato, peraltro, sulla volontà di fare controlli più approfonditi alla ricerca della «massima soddisfazione».
Evidenziato come mancasse solamente una «cassetta di pronto soccorso al Ponte di Pietra», prontamente recuperata, Tedesco ha spostato poi l’attenzione sul bando e le relative critiche.
Dettosi convinto, ancora una volta, «del valore culturale ed educativo della mense», Tedesco ha evidenziato come le scelte «non si basano sul volere arrivare al primo posto in classifica», ma su «criteri oggettivi».
Ripercorso anche tutto l’iter di confronto con «Usl, dirigenti scolastici, associazioni e UniVdA», per arrivare «gradualmente» al nuovo appalto, l’assessore ha sottolineato come il nuovo bando abbia previsto lo stanziamento di «900 mila euro in più», ma soprattutto fatto con l’offerta più vantaggiosa, determinata per l’80% dalla parte tecnica e per il 20% da quella economica.
Le critiche
Ricordate poi le «foto penose» e il malcontento «sparso sui social», Samuele Tedesco ha confermato i ritardi dei primi giorni, poi risolti, ma anche come le temperature dei cibi siano «controllate con termometri», non evitando però problematiche nelle scuole «in cui c’è il self-service» e che saranno risolte «con campane contenitive».
Puntato poi l’accento sulla varietà di un menù «diviso su nove settimane e quattro stagioni», l’assessore ha ammesso che «c’è lavoro da fare – ha concesso Tedesco -. Come testimonia la celebre cotoletta, possiamo migliorare».
Dal pinzimonio «presentato molto male» e che doveva essere un buon «momento aperitivo», passando all’abbinamento dei «due contorni» con almeno «una verdura più nota», Tedesco ha annunciato che si correrà ai ripari.
«Abbiamo già richiesto il servizio customer per monitorare le sensazioni dei bambini – ha continuato l’assessore – e attiveremo per febbraio la Consulta delle mense. Sicuramente dobbiamo migliorare l’aspetto comunicativo, visiteremo i refettori con i genitori e cercheremo di recuperare. Non possiamo avere tutto sotto controllo, ma vogliamo garantire l’esperienza migliore possibile dal punto di vista della presentazione dei piatti, dell’appetibilità e degli abbinamenti».
Il dibattito
Giovanni Girardini si è risentito per la mancata accettazione della mozione, ma ha accolto di buon grado la volontà di «migliorare il servizio – ha detto -. È quello che volevamo: un servizio educativo, ma che piaccia ed educhi anche i genitori».
Paolo Laurencet (Forza Italia), attaccato anche per i post social fatti dalla suo movimento, si è augurato un «approccio più graduale. Cerchiamo di fare un passaggio più equilibrato, magari con un cibo rifugio – ha spiegato -. Non è una questione di cavalcare i social, ma è un tema già presentato anni fa».
Mentre Sergio Togni (Lega) ha evidenziato come «i criteri non sono mai completamente oggettivi», Paolo Tripodi (PCP) si è augurato un po’ di «autocritica come genitori – ha ribattuto -. Dobbiamo far assaggiare loro tutto, anche per facilitare il compito della mensa. Mi disgustano solo alcuni commenti e alcuni politici che cavalcano i social, nonché l’idea di protestare dopo sette pasti».
Bruno Giordano (Lega) ha ricordato che «la mensa non è obbligatoria, è un servizio a domanda individuale, costa molto meno del costo effettivo», ma nonostante questo è al centro di polemiche «da quando esiste – ha esclamato -, persino quando avevamo i nostri cuochi. Ora si alzano i toni perché ci sono i social, ma mi viene da ridere. Di cosa stiamo parlando? In Italia tre persone fanno quattro partiti e sempre tre persone fanno sei menù».
(alessandro bianchet)