‘ndrangheta, Geenna: la Cassazione cancella 4 condanne, Marco Sorbara assolto in via definitiva
Su richiesta della Procura generale, i giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal pg della Corte d'appello di Torino. Per Carcea, Giachino, Prettico e Raso nuovo processo di appello
Definitiva l’assoluzione dell’ex consigliere regionale Marco Sorbara, mentre gli altri quattro imputati dovranno affrontare un nuovo processo d’appello. A quattro anni dal blitz dei carabinieri, questo il verdetto della Cassazione per l’inchiesta Geenna sulla ‘ndrangheta in Valle d’Aosta; alla sbarra i cinque imputati che avevano scelto il rito ordinario.
Si tratta dell’ex consigliere regionale e assessore di Aosta Marco Sorbara, dell’ex assessora di Saint-Pierre Monica Carcea, del ristoratore Antonio Raso, dell’ex consigliere di Aosta Nicola Prettico e del dipendente del Casinò Alessandro Giachino; mentre i primi due erano accusati di concorso esterno, Raso, Giachino e Prettico dovevano rispondere di associazione mafiosa (il ristoratore anche di voto di scambio, ma è stato assolto in via definitiva da questa accusa).
Il dispositivo della sentenza è stato letto in aula dai giudici della quinta sezione penale della Cassazione nella serata di martedì 24 gennaio.
In primo grado, tutti e cinque gli imputati erano stati condannati: 10 anni per l’ex consigliere regionale Marco Sorbara, 10 per Monica Carcea, 11 per Nicola Prettico, 13 per Antonio Raso e 11 per Alessandro Giachino. Condanne confermate (quasi tutte) ma pene ridotte in appello, a eccezione di Sorbara, che era stato assolto “perché il fatto non sussiste” dai giudici piemontesi, tornando in libertà dopo 909 giorni di custodia cautelare tra carcere e domiciliari.
Il sostituto pg aveva quindi deciso di impugnare l’assoluzione dell’ex assessore aostano; allo stesso modo, i difensori avevano presentato ricorso avverso le condanne incassate dai loro assistiti. Si arriva così in Cassazione
Nel corso dell’udienza andata in scena martedì 24 gennaio, però, il procutarore generale della Cassazione aveva chiesto l’inammissibilità di tutti i ricorsi (compreso quello della Procura), invocando una conferma della sentenza dei giudici torinesi.
L’inchiesta
Coordinata dai pm Valerio Longi e Stefano Castellani e condotta dai carabinieri, l’inchiesta Geenna è incentrata sulla presenza di un presunto Locale di ’ndrangheta ad Aosta. Secondo le accuse, della struttura delocalizzata facevano parte – oltre a Raso, Giachino e Prettico – Marco Di Donato, Roberto Di Donato, Francesco Mammoliti e Bruno Nirta.
Per la DDA di Torino, l’organizzazione era riuscita a raggiungere con i suoi tentacoli i municipi di Aosta e Saint-Pierre (quest’ultimo comune verrà poi sciolto per infiltrazioni mafiose).
Non solo: secondo gli inquirenti, il Locale era in grado di dialogare con la politica valdostana. Aspetto, quest’ultimo, che aveva portato i militari dell’Arma e il sostituto procuratore ad aprire un nuovo fascicolo, incentrato sul presunto condizionamento delle elezioni regionali del 2018.
Si tratta dell’inchiesta Egomnia, da tutti definita la “costola” di Geenna, che – dopo aver terremotato il Palazzo del potere di piazza Deffeyes – si chiuderà con un decreto di archiviazione firmato dal gip di Torino su richiesta della Procura.
Ma facciamo un passo indietro e torniamo a Geenna. Oltre ai cinque imputati che avevano scelto il rito ordinario, vi sono altre persone alla sbarra (che avevano scelto l’abbreviato). Per loro, il processo sbarcherà in Cassazione ad aprile.
Tra chi aveva deciso di essere giudicato con rito alternativo vi sono anche i fratelli Marco e Roberto Di Donato, Francesco Mammoliti e Bruno Nirta.
(federico donato)