Aosta, accoltellamento in un bar: condanna a 9 anni e 2 mesi per Stefano Corgnier
L'uomo è accusato di tentato omicidio; la sentenza è stata letta intorno alle 16.20
Nove anni e due mesi di reclusione e 25 mila euro di risarcimento nei confronti della vittima. Questo il verdetto del Collegio del Tribunale di Aosta per Stefano Corgnier. Accusato di tentato omicidio, era alla sbarra perché – stando all’accusa – avrebbe colpito al collo un conoscente con un coltello al culmine di una lite; era la notte del 30 marzo e i fatti sono avvenuti all’interno del bar aostano Crazy Fox di cui è titolare l’imputato (difeso dall’avvocato Matteo Iotti di Reggio Emilia). Accolta, sostanzialmente, la richiesta dell’accusa; il pm Luca Ceccanti aveva invocato la pena di 9 anni e 3 mesi.
La sentenza è stata letta al terzo piano del Tribunale di Aosta poco dopo le 16.20 dal presidente del Collegio, Eugenio Gramola.
L’udienza
L’udienza si è svolta oggi, mercoledì 21 dicembre.
Dopo alcuni testimoni, in aula è stato sentito Corgnier che, per la prima volta, ha potuto fornire la sua versione dei fatti. Stando alla sua ricostruzione (contestata dal pm Luca Ceccanti e dalla parte civile), quella sera i due si sarebbero visti per parlare mentre l’imputato stava chiudendo il bar. E sarebbe stato il conoscente a tirare fuori il coltello e ad aggredire l’imputato, il quale si sarebbe difeso e, dopo essere riuscito a disarmare il contendente, lo avrebbe colpito «perché avevo paura e volevo fare in modo che la colluttazione terminasse».
L’imputato ha anche precisato che «non avevo nessuna intenzione di causare dei danni permanenti (la vittima avrà una prognosi di una decina di giorni ndr) o di ucciderlo. Era un momento concitato e penso di aver provato a ferirlo sulla spalla, ma appena ho sentito che il coltello aveva colpito mi sono subito tirato indietro». E anche se lo scontro fisico è proseguito «ho sempre cercato di tenere il coltello lontano da lui, senza mai usarlo».
Il coltello in Pronto soccorso
Riguardo al fatto che la lama è stata trovata da un carabiniere nel bagno del Pronto soccorso dopo che vi era entrato Corgnier, il barista ha aggiunto: «Non ho ricordi precisi dei momenti successivi alla colluttazione, ero sotto choc. Mi sono reso conto di avere il coltello in tasca quando ero sull’ambulanza. Ho fatto una cavolata in bagno, ma temevo che qualcuno mi accusasse di essere l’aggressore. Anche perché sul coltello c’erano le mie impronte digitali, ma non quelle» del suo contendente «in quanto indossava dei guanti bianchi in lattice»; gli oggetti non sono mai stati trovati e la circostanza è stata smentita dalla vittima, ma è anche vero che un teste della difesa ha affermato di aver visto almeno un guanto in lattice che fuoriusciva dalla tasca della vittima poco prima dei fatti.
La requisitoria
Una ricostruzione, quella del barista, che il pm Luca Ceccanti ha duramente contestato nella requisitoria. Per la Procura, infatti, Corgnier avrebbe «maturato astio» dopo aver scoperto la relazione tra una ragazza che stava frequentando e il conoscente che avrebbe poi aggredito quella sera. Al culmine di «un’escalation di rabbia» durata settimane, poi, l’imputato avrebbe aggredito l’amico «da cui si sentiva tradito».
Non solo per la Procura «la ricostruzione dell’imputato» non è credibile ed è «smentita dalla relazione del medico-legale», ma «una stilettata» inferta con un coltello serramanico dotato di lama da 10 centimetri «a 4 centimetri da carotide e giugulare è sicuramente un gesto idoneo a cagionare l’evento morte – ha detto il pm -. Se le avesse colpite non so quali sarebbero stati i tempi di sopravvivenza e, probabilmente, non saremmo qui a parlare di un delitto tentato».
Per quanto riguarda il tentativo di disfarsi della lama in Pronto soccorso, poi, Ceccanti ha aggiunto: «L’occultamento è una cosa che parla da sola».
La parte civile
Anche l’avvocato di parte civile, Corrado Bellora, ha criticato il racconto di Corgnier. «Sulla versione dell’imputato stendo un velo pietoso – ha detto il legale -. E poi: se io vengo aggredito e ho il coltello in mano, appena arrivano i carabinieri io lo consegno subito perché è una prova a sostegno di quanto sto dicendo». L’imputato, invece, si è messo la lama in tasca e ha poi tentato di disfarsene in Pronto soccorso. Per Bellora, «con questa condotta lui firma il delitto (nel senso giuridico del termine ndr). E i guanti? Il mio assistito li avrebbe indossati, non si sa bene quando, e poi, come un prestigiatore, li avrebbe fatti sparire. L’imputato ha il diritto di mentire, ma chi ascolta ha il diritto di non crederci. Quella sera il mio assistito ha visto la morte in faccia».
Il legale aostano ha poi affermato di essere rimasto «colpito dalla lucidità di Corgnier. Dopo l’aggressione manda un messaggio alla compagna, parla dei guanti e dice di essere stato accoltellato. E si ferisce il braccio per rendere credibile il suo racconto».
La difesa
Nel corso dell’arringa difensiva, invece, l’avvocato Matteo Iotti ha ribadito la tesi sostenuta dal suo assistito, aggiungendo anche che, se davvero Corgnier avesse avuto l’intenzione di uccidere, «avrebbe inferto una seconda coltellata. Il suo contendente era ferito e lui aveva in mano il coltello…ma non lo ha fatto». In aggiunta, ha chiesto l’avvocato, «se Corgnier aveva un piano, perché ha agito nel suo bar e non al di fuori? Perché usa un coltello a serramanico quando nel bar ne ha tanti a disposizione? E perché si limita a una sola coltellata?».
Il legale di Reggio Emilia ha quindi chiesto l’assoluzione «per legittima difesa» o, «in subordine, la derubricazione del reato» da tentato omicidio a lesioni.
Dopo oltre un’ora di camera di consiglio, però, i giudici (Gramola, Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco) hanno letto il dispositivo del verdetto di condanna, con cui è stata anche rigettata la richiesta di revoca della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza (che non è Aosta); le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 45 giorni.
(f.d.)