Pnrr e rischio infiltrazioni mafiose, Montà (Avviso pubblico): «Importante il ruolo degli Enti locali»
Primo seminario per capire «come sono mutate nel nostro Paese le dinamiche corruttive e le logiche di penetrazione mafiosa con particolare attenzione al ruolo dell'ente locale nel contesto valdostano»
Gli enti locali e, più in generale tutta la politica, ha un ruolo importante nella lotta alle infiltrazioni mafiose e alla corruzione. «I funzionari e gli eletti devono avere consapevolezza dei fenomeni» e, in questo senso, «è importante avere conoscenza e sensibilità rispetto a quelli che sono i pericoli, i rischi, le manifestazioni dei fenomeni e i campanelli d’allarme». Lo ha detto il presidente di Avviso pubblico, Roberto Montà, durante il convegno “Mafie, corruzione e ruolo degli Enti locali” andato in scena martedì 6 dicembre a Palazzo regionale.
Il seminario
Il seminario, introdotto dal presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin e dal componente del Consiglio di amministrazione del Celva Ronny Borbey, era volto ad analizzare «come sono mutate nel nostro Paese le dinamiche corruttive e le logiche di penetrazione mafiosa con particolare attenzione al ruolo dell’ente locale nel contesto valdostano e alle possibili azioni di prevenzione e contrasto della corruzione, nel rinnovato quadro del PNRR».
Tema della mafia assente nei programmi elettorali
In apertura, Montà ha spiegato come «utilizzando uno sguardo “antico”», il rischio è che «il fenomeno mafioso e la corruzione rischiano di essere visti come un fattore endemico con cui si rischia di convivere. Perché l’allarme sociale è spesso legato al fenomeno della violenza», che non per forza è presente.
Il presidente dell’associazione ha poi evidenziato: «In occasione delle elezioni abbiamo letto i programmi di tutte le forze politiche e il quadro che emerge è desolante. Appare chiaro che non c’è una strategia sistemica di contrasto e prevenzione delle infiltrazioni mafiose».
Concludendo il suo intervento, Montà ha detto: «Non releghiamo il fenomeno mafioso a un passato remoto o recente, perché così facendo rischiamo di lasciare un campo aperto. E questo sarebbe un’offesa e un vilipendio alle persone che, nei momenti più difficili, non hanno piegato la schiena, ma hanno cercato di tenere la barra dritta per far prevalere la legalità e la democrazia».
Legalità come fattore di protezione sociale
Dopo il focus sul PNRR e sui relativi controlli di Nicoletta Parisi (professoressa in diritto e politiche di contrasto alla corruzione interna e internazionale dell’Università Cattolica e già consigliera dell’Anac), la parola è passata a Davide Mattiello.
Consulente della Commissione Antimafia e componente del Comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie di Coldiretti, il relatore ha ricordato come «ancora intorno al 2000, alcuni vertici istituzionali del nord Italia si scandalizzavano quando qualcuno parlava di colonizzazione della mafia nelle zone settentrionali del Paese». Eppure, proprio in Valle d’Aosta «ci fu la prima autobomba contro un magistrato»; nel dicembre 1982, infatti, l’allora pretore Giovanni Selis scampò miracolosamente a un attentato dinamitardo.
Mattiello ha poi precisato che «in democrazia la legalità dovrebbe essere un fattore di protezione sociale». E’ però necessario tenere a mente il fatto che il fenomeno mafioso è in continuo mutamento. «Certamente dobbiamo ancora guardarci dalle mafie intese come organizzazioni criminali con una certa ptente – ha detto il relatore -, ma dobbiamo anche guardarci da quella che oltre 10 anni fa il dottor Antonio Ingroia definì “mafiosizzazione della società”. Il magistrato disse in modo provocatorio che potremmo anche sconfiggere le organizzazioni criminali, ma rischiamo di perdere la battaglia contro la mafiosizzazione della società. Si tratta di un concetto che ha a che fare con un modello che investe tutte le relazioni: raccomandazioni, appartenza a un clan, gruppo o famiglia e via dicendo. Si tratta di cose che non dovrebbero esserci in una cultura democratica».
In ogni caso, ha concluso il relatore, «vale la pena lottare per salvare la democrazia, affinché tutte le persone siano uguali almeno davanti alla legge e libere da qualsiasi affiliazione».
(f.d.)