Stella Alpina: stabilità e riforma elettorale tra i temi del VI Congresso
Nel pomeriggio saranno votati il nuovo segretario, la nuova presidente e la mozione congressuale
Stella Alpina: stabilità e riforma elettorale tra i temi del VI Congresso. A innescare il dibattito il segretario in pectore Ronny Borbey nel suo discorso programmatico nella mattinata di oggi, sabato 26 novembre, all’hôtel Etoile du Nord di Sarre.
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«Credo sia il momento di condividere un percorso – ha detto alla platea di circa 200 persone – comune, con tutte le forze politiche, che porti a una legge elettorale condivisa in grado di garantire stabilità. Solo in questo modo potremo dare risposte all’oggi, indicare una prospettiva e combattere l’astensionismo e l’indifferenza, uno dei mali dei nostri giorni e forse anche della politica».
Per Borbey «Serve un patto prospettico che non navighi a vista ma che guardi oltre l’emergenza contingente; un patto da allargare anche ad altri che condividono questa prospettiva, che riallinei obiettivi e strategie politiche. Noi ci siamo stati e ci siamo, pronti al confronto con la convinzione che buttare via via tutto non sia la soluzione sempre ottimale».
Allargamento
La Stella Alpina «fa parte della maggioranza, che sta lavorando bene» ha sostenuto la presidente in pectore Luisa Trione che ha proseguito: «La dimostrazione? Il Defr (il Documento di economia e finanza regionale, ndr) e il bilancio sono stati presentati rispettando i tempi previsti e ora stanno seguendo l’iter per l’approvazione. Sono i documenti politici per eccellenza, che evidenziano le proprietà politiche e strategiche e propongono gli strumenti per realizzarle».«Averli vuol dire aver trovato la quadra – ha articolato il ragionamento -, nonostante una maggioranza che per i numeri da cui è rappresentata è più esposta a subire scossoni che bene non fanno al governo della Regione in un momento così delicato. La Stella condivide in toto e sta partecipando al processo di tentativo di allargamento partendo dalla definizione del perimetro attuale. Dai 18, si dovrà allargare tenendo ferme alcune linee fondamentali, prima fra tutte la proirità dell’autonomia».
Gli interventi
«Sono convinto che qualcosa vada fatto per ridare governabilità alla Regione. La legge elettorale va sicuramente cambiata, ma non è la sola strada» ha sottolineato Erik Lavevaz, presidente della Regione, intervenendo a Sarre. «Bisogna rimettere al centro i nostri movimenti per ridare dignità alla politica». Per Lavevaz, i partiti hanno anche un «ruolo di formazione della classe politica, facendo crescere la classe dirigente del futuro».
Per Marco Curighetti di Azione «le attuali regole elettorali non permettono la centralità di partiti e movimenti».
Giovanni Sandri (Italia viva) ha ribadito: «I partiti sono l’espressione della politica».
Bruno Milanesio (Evolvendo) è critico verso i 35 consiglieri che «si crogiolano nell’autolegittimazione e non sembrano porsi il minimo dubbio su come solo una politica fortemente partecipata e in sintonia con i valori più radicati di una comunità potrebbe metterci al riparo da questa pericolosa deriva neo qualunquista. Da qui la necessità di esprimere governi regionali motivati e coesi capaci di elaborare e di attuare programmi dal forte contenuto strategico ed innovatore e soggetti politici decisamente orientati al progetto, indenni dalle querelles della politica politicienne ancora tanto cara a troppi valdostani in cerca di autore ed affetti da narcisistico protagonismo».
Per Erika Guichardaz (Pcp) «l’unica via per portare avanti la legislatura è rimettere al centro programmi e idee».
Rivendica l’appartenenza al centro Giovanni Girardini, presidente de La Renaissance: «Crediamo nel terzo polo e il dialogo tra noi è auspicabile nell’immediato futuro per camminare insieme per una sana politica poiché le nostre aree di riferimento politico sono molto simili».
Per Alberto Zucchi (FdI): «una regione che detiene il record negativo per numero di dipendenti pubblici non ha futuro» e rivendica lo status di «destra moderata che si prende la responsabilità di portare avanti la riforma elettorale senza la quale non ci sarà stabilità».
Altri interventi
Parla a nome di Av-VdA Unie e Mouv Luciano Caveri: «La federazione tra forze politiche è la premessa per una réunification del mondo autonomista che è forte e radicato. In Valle d’Aosta c’è il rischio di dimenticare le ragioni della nostra autonomia speciale e sta agli autonomisti far sì che ciò non accada».
Per Emily Rini (Forza Italia) «noi siamo il centro del centrodestra che gli italiani hanno scelto per governare. E’ l’epoca della serietà, dell’impegno per dare risposte alla nostra comunità».
«L’incertezza che si protrae da troppo tempo non rasserena i cittadini – sottolinea Marialice Boldi (Lega) – che chiedono risposte concrete su bisogni impellenti» e cita «la sanità e il caro bollette» per scandire: «Il centrodestra sarebbe in grado di dare un nuovo impulso alla politica, dare stabilità e garantire contatti con il governo centrale. Sarebbe una svolta produttiva per la politica valdostana».
Luca Tonino (Pd) ha detto: «La forza delle idee deve vincere sulla politica urlata. La politica deve uscire dall’avvitamento nel quale è finita per guardare al futuro e alla concretezza. Noi siamo disposti a ragionare sulla riforma della legge elettorale e dello statuto». Ha ricordato le elezioni politiche come «un passaggio politico non scontato, un esempio virtuoso. Si può ancora dialogare con tutti, ma credo che chi ha sostenuto quella lista debba essere il nucleo centrale, il punto di partenza. Il Pd è invidioso di chi sale su questo palco e ha solo certezze, nessun dubbio e crede che le sue idee siano le uniche che funzionano. Credo che la politica non sia questo».
L’auspico di Cristina Machet (Uv) è che «si diventi un po’ meno Consiglio centrici per rivolgere l’attenzione al territorio e ai giovani. Guardiamo oltre».
(da.ch.)