Scuola, la settimana corta alle medie di Brusson impatta su scuolabus e refezione
Le famiglie chiedono il sabato libero, gli insegnanti e le amministrazioni spiegano le criticità di un'eventuale settimana corta alla scuola media di Brusson
Scuola, la settimana corta alle medie di Brusson impatta su scuolabus e refezione.
Alla base della richiesta delle famiglie ci sono molteplici motivi, la stanchezza dei bambini dopo gli anni di Covid che hanno azzerato la vita sociale, il numero ormai esiguo di ragazzini o impegnati in attività extrascolastiche e un turismo che sta cambiando profondamente e non impegna più a ritmi serrati le famiglie come un tempo, spiega una delle promotrici della settimana corta.
Il questionario
Per andare incontro alle richieste delle famiglie l’istituzione scolastica Luigi Barone, che oltre alla scuola media di Brusson gestisce quella di Verrès dove la settimana corta è una realtà da una decina di anni, ha prima portato la questione in Collegio docenti, «dove la maggioranza degli insegnanti è più favorevole -per una questione didattica, di attenzione e concentrazione dei ragazzi- alla settimana lunga» spiega il dirigente scolastico Giovanni Peduto, e poi sottoposto alle famiglie un questionario.
Le opzioni
Tra le quattro opzioni (6 giorni di mattina, 5 giorni e due pomeriggi, 5 giorni e 3 pomeriggi con una pausa di un’ora e 5 giorni con 3 pomeriggi e pausa pranzo di 40 minuti), la più votata è stata l’opzione che prevede due pomeriggi.
«Per i sindaci, che devono gestire il servizio di scuolabus, però – spiega il dirigente scolastico -, la migliore sarebbe quella con la fine lezioni alle 15.40, per poter eventualmente effettuare un doppio turno tra scuola secondaria e primaria e infanzia».
Il dirigente Peduto non si sbilancia: «mi rendo conto delle esigenze delle famiglie, ma capisco anche le perplessità degli insegnanti -dal momento che strutturata così la scuola ha sempre funzionato molto bene- e le difficoltà dei sindaci che però, se dovesse passare la settimana corta, sono fiducioso che ci supporteranno riorganizzando per quanto possibile i servizi mensa e trasporto».
Le criticità
I risultati del questionario e l’esito del Collegio docenti sono stati poi analizzati un un incontro, lunedì 14 novembre, che ha riunito famiglie, insegnanti e sindaci.
A spiegare le criticità Michel Savin, sindaco di Challand-Saint-Victor e presidente dell’Unité Evançon.
«I problemi sono molteplici, non per mancanza di volontà ma per conciliare gli orari dello scuolabus tra le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria. Il servizio normalmente è assicurato solo per le prime due, noi lo abbiamo esteso anche alle scuole medie, ma a questo punto daremo la priorità ai bambini più piccoli» spiega.
«L’organizzazione dell’orario scolastico non è nostra competenza, è in capo alla scuola. Se la scelta andrà sulla settimana corta noi cercheremo di riorganizzare i servizi, ma l’importante è che che le famiglie sappiamo che non potremo più garantirli così come sono» precisa Savin.
Un’altra criticità l’ha evidenziata Danilo Grivon, sindaco di Brusson, e riguarda il servizio mensa attualmente a disposizione per i bambini di infanzia e primaria.
«Non entro nel merito delle scelte delle famiglie – dice il sindaco – sottolineo che ci sono diversi approfondimenti da fare. Bisognerebbe immaginare un doppio turno, riorganizzare i tempi e gli spazi perché ci sono limiti di capienza, il personale non sarebbe sufficiente e tutto si tradurrebbe in un aggravio di costi che si ribalterebbe sull’utenza. Sono tutte cose da tenere in considerazione».
Brusson poi non è attrezzato con servizi alternativi alla mensa e i bar o ristoranti che potrebbero accogliere i ragazzi per la pausa pranzo sono pochi e spesso distanti dalle scuole.
«Prenderemo atto della scelta che si farà, la valutazione sul piano didattico non spetta a noi farla – dice Grivon -. Le eventuali modifiche partirebbero con l’anno scolastico 2023/2024, nei mesi che rimangono si comincerà ad analizzare i numeri e le possibilità di offerta dei servizi facendo quanto possibile, non escludiamo però che possano esserci dei disservizi».
La decisione
Il dirigente Giovanni Peduto sottolinea che non esistono scuole di serie A e serie B, che, «entrambi le organizzazioni sono offerte valide».
L’ultima parola però spetta al Consiglio d’Istituto formato da 5 genitori, 5 insegnanti e dal dirigente, che si riunirà il 28 novembre e che potrà decidere di tenere conto o meno del risultato del questionario.
«I genitori sono preoccupati perché sanno che la maggioranza degli insegnanti non è d’accordo, vedremo cosa succederà, il Consiglio sarà valido con almeno sei componenti presenti. Anche le assenze avranno il loro peso» conclude sibillino il dirigente.
«A questo punto a noi non interessa quale opzione sceglieranno, se uno o due pomeriggi, a noi basta che il sabato non si vada più a scuola» dicono le mamme.
(erika david)