Bivacchi: semaforo verde ai contributi per installazione e rimozione delle strutture
Il Consiglio Valle ha approvato all'unanimità il disegno di legge che contiene le Disposizioni in materia di interventi per lo sviluppo alpinistico ed escursionistico
Ripristinare i contributi, sospesi dal 2014, per portare a valle i rifiuti e le acque reflue dai rifugi e introdurre un sostegno economico per le spese di rimozione di bivacchi obsoleti e l’installazione di nuovi, sovvenzionando le spese di elitrasporto. Questi i principali obiettivi del disegno di legge che contiene le Disposizioni in materia di interventi per lo sviluppo alpinistico ed escursionistico. Il testo è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Valle nella mattinata di mercoledì 2 novembre.
La relazione
I cinque articoli della legge sono stati riassunti in aula dal relatore Corrado Jordan (AV – VdA Unie). «I contributi in conto capitale per l’insediamento o lo smantellamento di bivacchi sono concessi nell’ottica non solo di rendere sempre più sicura la pratica dell’alpinismo e dello scialpinismo in quota, ma anche di rimuovere strutture deteriorate e non più funzionali, preservando nel contempo l’integrità dell’ambiente alpino. Con il ripristino del contributo per il divallamento rifiuti e acque reflue, sospesi otto anni fa in un periodo di contrazione economica generale, risponde non solo ad un’esigenza di salvaguardia dell’ambiente montano, ma anche a forti sollecitazioni pervenute dagli operatori del settore, provati dal contesto pandemico e post-pandemico».
Il consigliere ha poi evidenziato come «dopo oltre due anni di emergenza sanitaria da Covid-19, l’attuale contesto economico è caratterizzato da un incremento esponenziale dei costi dei servizi e delle forniture, cui si sommano le problematiche relative alla siccità: tutti questi fattori hanno avuto e hanno un grande impatto economico sulle attività dei rifugi, già di per sé gravose in relazione alla loro specificità. L’onere complessivo della legge ammonta a 120mila euro per il 2022, 70mila per il 2023 e 120mila euro a decorrere dal 2024».
Il dibattito in Aula
Annunciando comunque il voto favorevole, il vicecapogruppo della Lega Vallée d’Aoste Stefano Aggravi ha ricordato «i tempi ristretti con cui è stato esaminato dalle Commissioni. Capiamo la necessità di mettere a terra questa legge nel più breve tempo possibile, ma mi chiedo: questa misura, vista anche la tempistica, non poteva arrivare prima – ha detto il consigliere del Carroccio -? È una considerazione più generale che facciamo in una logica programmatoria: questa legge non è sicuramente un indicatore di buona programmazione».
Anche per il capogruppo di Pour l’Autonomie, Marco Carrel, «questo disegno di legge doveva arrivare prima. Oltre alle importanti risorse che ci vedono concordi destinate ai rifugi alpini, evidenzio, inoltre, che manca una mappatura dei bivacchi sui quali si può intervenire: invitiamo quindi l’assessore ad agire in questo senso e a riferire su quali bivacchi interveniamo e con quale cronoprogramma, oltre che sugli effetti che avrà questa legge».
Chiamato in causa nel dibattito, è quindi intervenuto l’assessore al Turismo Jean-Pierre Guichardaz, che ha replicato: «La norma è stata predisposta in tempi molto brevi e vi era la necessità di un percorso urgente a causa delle scadenze compresse. I bivacchi sono strutture importanti per il nostro turismo montano e questa legge dà un messaggio di attenzione verso un comparto che oggi caratterizza la nostra vocazione di un turismo sostenibile e green. Questa norma recupera risorse destinate a capitoli dedicati e si riferisce a interventi effettuati nel 2022, ma contiamo che possa diventare un provvedimento finanziato anche negli anni successivi. Grazie all’emendamento proposto in Commissione, il termine per la presentazione delle domande è stato spostato al 5 dicembre. Accolgo il suggerimento di realizzare una programmazione sull’installazione di questi bivacchi: il confronto con questo mondo è costante, in particolare con le guide di alta montagna, ma visto che molti bivacchi sono l’esito anche di decisioni di privati, occorre una pianificazione d’intesa con gli interessati, la Regione e i Comuni, proprio per evitare che queste strutture possano diventare più un problema che una risorsa».
(f.d.)