Aosta Pride: il patrocinio del Comune finisce in Tribunale
La Lega Vallée d'Aoste ha presentato un ricorso al Tar chiedendo ai giudici di «annullare la delibera» della Giunta comunale
Il patrocinio concesso dal Comune di Aosta – con un contributo di circa 10 mila euro – all’Aosta Pride finisce in tribunale. Giovedì scorso, infatti, la Lega ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale per la Valle d’Aosta chiedendo ai giudici di annullare la delibera con cui la Giunta guidata dal sindaco Gianni Nuti aveva deciso di sostenere l’iniziativa LGBTQI+ (e i vari eventi collegati) andata in scena lo scorso 8 ottobre. La notizia – anticipata lunedì 24 ottobre da Gazzetta Matin – è confermata dal consigliere regionale del Carroccio, Paolo Sammaritani, il quale, come avvocato, ha presentato personalmente il ricorso.
Le motivazioni
«Secondo noi ci sono diversi vizi nel procedimento con cui hanno deciso di concedere il patrocinio – spiega il politico -. Ma oltre a essere viziata la procedura, nel ricorso abbiamo evidenziato anche come il regolamento del Comune di Aosta non consentirebbe di patrocinare eventi con connotazioni politiche».
Elemento, quest’ultimo, che il Carroccio aveva sottolineato anche nella diffida consegnata all’Amministrazione comunale. Nel documento si leggeva: «La diffida (con invito a ritirare il patrocinio ndr) si basa su un approfondito studio giuridico e amministrativo concernente le disposizioni che disciplinano la concessione del patrocinio, nelle quali si evidenzia come una manifestazione con evidenti fini politici di propaganda e di finanziamento della propria struttura non possa assolutamente rientrare fra quelle supportabili dall’Amministrazione».
La replica
All’epoca, il primo cittadino del capoluogo regionale aveva replicato: «Il Comune non ha nessuna intenzione di revocare il patrocinio. Non si tratta di un partito e nemmeno di una manifestazione politica: non ci sono illeciti».
«Vizi nella procedura»
Come detto, però, secondo la Lega ci sarebbero dei vizi dal punto di vista amministrativo.
«Preciso però che il ricorso non ha nulla a che vedere con il merito dell’iniziativa – continua Sammaritani -. E’giusto che le associazioni possano organizzare manifestazioni e sfilare liberamente per le loro idee. Io non ho nessuna preclusione, non ho niente contro chi ha queste idee, anche se il Pride, a mio parere, rischia di ridicolizzare un tema che è serio e importante. Con il ricorso presentato, però, noi contestiamo solo gli aspetti tecnici».
(f.d.)