DAMA: ad Aosta percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati per persone con disabilità
Presentata l'iniziativa volta a garantire un servizio di qualità a pazienti con disabilità intellettiva, comunicativa e neuromotoria
Spazi e percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati e adatti ai bisogni e alle difficoltà dei pazienti con disabilità intellettiva, comunicativa e neuromotoria. Personale formato ad hoc impegnato quotidianamente a dare risposte e servizi a pazienti e famigliari. Questi i pilastri del progetto DAMA, presentato martedì 4 ottobre nella biblioteca regionale di Aosta.
Che cos’è
Nato nel 2000 presso l’Ospedale San Paolo di Milano – Polo Universitario come progetto sperimentale triennale, DAMA è un servizio dedicato all’accoglienza medica ospedaliera per le persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria.
Si tratta di un’unità dipartimentale dotata di personale proprio, supportato volontari selezionati e formati, in grado di creare un modello di accoglienza ospedaliera flessibile e innovativo, capace di prendere in carico circa 5.712 persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria, per più di 53.600 percorsi ospedalieri complessi in oltre 20 anni di attività.
Il progetto
L’iniziativa, già adottata in diverse regioni italiane, parte da un dato di fatto: «Le persone affette da grave disabilità intellettiva e neuromotoria, per le loro caratteristiche, hanno difficoltà ad accedere a percorsi ospedalieri di prevenzione, diagnosi e cura», ha spiegato Filippo Ghelma, direttore UD DAMA dell’Ospedale San Paolo – Polo Universitario di Milano. Ma non è tutto, perché è altresì vero che «il personale sanitario è in difficoltà perché non è formato e non è organizzato per rispondere ai bisogni di queste persone e delle loro famiglie».
Eppure, per far sì che anche le persone con disabilità intellettiva o neuromotoria possano vedere pienamente riconosciuto il loro diritto alla salute, «praticamente tutto quello che serve è già presente in ospedale – ha aggiunto il dottor Ghelma -, serve solamente applicare un diverso modello organizzativo».
Cosa serve
In primo luogo è necessario avere una Equipe dedicata, formata da medici delle specialità di base, infermieri, oss, personale amministrativo e volontari formati. «Il personale DAMA – ha chiarito il relatore – deve essere in grado di capire le necessità dei pazienti. Ad esempio abbiamo persone che avevano paura dei sanitari, che erano pronte ad aggredire chiunque indossasse il camice. Poi abbiamo trovato il modo per avvicinarci e pazienti che prima dovevano essere sedati anche solo per effettuare un prelievo, ora sono tranquilli».
Per garantire la «facilità di contatto», poi, serve un call center dedicato, che funga da vera e propria centrale operativa dell’equipe.
Ma anche gli spazi sono importanti. «Per occuparsi di pazienti con disabilità intellettiva – ha precisato il diretto di UD DAMA del San Paolo -, è necessario che non ci sia un’aria da ospedale». E’ poi fondamentale che i locali dedicati a DAMA sia gestiti in autonomia dall’equipe che, conoscendo i pazienti, è in grado di evitare nella maggior parte dei casi accessi in Pronto soccorso o ricoveri ordinari.
Al Parini
Secondo l’assessore regionale alla Sanità, Roberto Barmasse, il progetto DAMA «è un qualcosa di molto concreto», ma affinché funzioni al meglio «è necessaria la collaborazione delle famiglie e delle associazioni».
Per il direttore generale dell’Ausl VdA, Massimo Uberti, invece, «questo è un punto di partenza, perché le cose importanti si fanno un passo alla volta. Per prima cosa, quindi, noi lavoreremo per cambiare il modo di organizzarsi e di pensare l’assistenza».
Per rendere concreto DAMA, al Parini è stato scelto come spazio il day multidisciplinare.
QUI maggiori informazioni su DAMA.
(f.d.)