Pronto soccorso di Aosta, il primario: «Siamo preoccupati, ci sono sempre meno medici di emergenza/urgenza»
Secondo il dottor Stefano Podio «i giovani medici preferiscono puntare su altre specializzazioni, perché spaventano i turni massacranti, le tante reperibilità, i maggiori rischi medico-legali e anche il fatto non di poter lavorare anche come libero professionista»
«Sono diversi i fattori per cui il Pronto soccorso è sotto pressione. Tra questi sicuramente c’è anche il fatto che tantissimi pazienti non utilizzano il filtro del territorio, quindi medico di base, ambulatori e l’ex guardia medica». Così il dottor Stefano Podio, direttore della Struttura Complessa Medicina e Chirurgia d’accettazione e Urgenza all’ospedale Parini di Aosta.
Secondo il dottore «oltre a non utilizzare il “filtro”del territorio, troppe persone non chiamano nemmeno il 112 e si presentano qui. Il fatto è che, chiamando il 112, l’operatore sa consigliare a chi rivolgersi. Non sempre è necessario venire in Pronto soccorso. Qui abbiamo circa l’80% di codici bianchi e verdi. Si tratta, cioè, di pazienti che potrebbero avere risposte alle loro necessità sul territorio, senza sovraccaricare la struttura che si occupa di emergenze e urgenze».
Estate in affanno
Oltre al problema legato alla carenza di posti letto nei reparti e di infermieri, poi, a complicare il lavoro del Pronto soccorso c’è anche il fatto che in estate la popolazione aumenta notevolmente a causa dei tanti turistiche scelgono la piccola regione alpina per passare le ferie. «Nel periodo clou del turismo siamo arrivati a una media di 170 accessi al giorno – spiega Podio -, mentre normalmente siamo sui 100. In aggiunta, il personale dell’ospedale, che già è carente,in questo periodo sta facendo un po’ di ferie; oltre a essere un diritto è anche una cosa comprensibile visto che arriviamo da due anni e mezzo particolarmente difficili a causa della pandemia».
Il personale
Attualmente il Pronto soccorso dispone di 15 medici che si occupano di emergenza/urgenza («ma servirebbe essere almeno in 18», dice Podio) e una quarantina di infermieri («ne mancano dunque almeno una decina»). E il futuro non consente di essere troppo ottimisti, in quando «c’è sempre più carenza di medici dell’emergenza – chiarisce Podio -. Qualche anno fa c’era un imbuto per l’accesso alla specializzazione, poi il Governo ha aumentato i posti disponibili ma, già prima della pandemia, c’erano dei posti scoperti. I giovani medici preferiscono puntare su altre specializzazioni, perché spaventano i turni massacranti, le tante reperibilità, i maggiori rischi medico-legali e anche il fatto non di poter lavorare anche come libero professionista. Siamo tutti preoccupati per il futuro, perché i medici dell’emergenza/urgenza sono sempre meno».
L’intervista al dottor Stefano Podio è stata pubblicata su Gazzetta Matin il 29 agosto scorso nell’ambito di un approfondimento sulle difficoltà del Pronto soccorso dell’ospedale Parini di Aosta.
(f.d.)