Fumetti, Mattia Surroz dopo Disney conquista anche Bonelli
Mattia Surroz, fumettista di Brusson, tra le matite di punta di Topolino, ha disegnato per Bonelli editore la graphic novel 10 Ottobre di Paola Barbato
Fumetti, Mattia Surroz dopo Disney conquista anche Bonelli.
Il fumettista di Brusson, tra le matite di punta di Topolino, ha disegnato per Bonelli editore la graphic novel 10 Ottobre di Paola Barbato.
«La sintesi è una delle chiavi del fumetto», dice Mattia Surroz, fumettista, insegnante alla Scuola internazionale di Comics nella sede di Torino, valdostano di Brusson, introducendo la presentazione, giovedì 11 agosto, di 10 ottobre, la serie di graphic novel pubblicata a quattro mani con Paola Barbato per Sergio Bonelli editore.
Fortunatamente si è contraddetto cammin facendo vista la chiacchierata di oltre un’ora nella quale ha parlato sì degli ultimi lavori pubblicati, ma anche di sé, dei suoi sogni, delle ambizioni e di Brusson, che, dopo essere balzato alle cronache come set di un film Palma d’Oro a Cannes, sarà protagonista, con i suoi tornanti, i suoi alberi e le sue cascate («per la verità ho usato quella di Challand…») del suo prossimo lavoro, in attesa di pubblicazione.
10 Ottobre
Impacciato ed emozionato per la platea speciale che giovedì sera è venuta ad ascoltarlo sulla piazza del municipio -«tutta la mia famiglia, gli amici, gente che non vedo da vent’anni»-, Mattia Surroz ha raccontato come quel bambino che ogni settimana andava da Emma, la titolare dell’edicola tabacchino a comprare Topolino, il giornalino che ricopiava maniacalmente in ogni dettaglio -che gusto riprodurre la firma dell’autore mettendo il proprio nome!–, sia diventato l’autore di oggi, illustratore della scuderia Disney, voluto fortemente da Paola Barbato, una rockstar dei fumetti, prima donna autrice di Dylan Dog, che ha pensato a 10 Ottobre –quattro albi su una realtà distopica di uomini, donne e bambini con una vita perfetta, ma una data di scadenza-, proprio con i disegni di Surroz.
Paola Barbato racconta, e Mattia Surroz disegna, una realtà dove la nostra più grande paura, la morte, è un’amica, è vista come un passaggio da festeggiare e preparare, quando si avvicina una delle scadenze, scegliendo per il proprio funerale magari la carrozza con le fiamme o quella in stile Cenerentola.
Nel mondo immaginato da Paola Barbato sono sei le scadenze delle vite, stabilite in laboratorio con un enzima della morte, a chi le vive il brivido di doverle passare tutte per capire quando sarà il momento giusto.
«Fino a 3 anni serviamo tutti, perché tutti portiamo gioia. Fino a 11 anni stimoliamo chi ci circonda, fino a 26 abbiamo nuove idee. Fino a 38 le concretizziamo. Fino a 57 diamo il massimo come forza lavoro. Fino a 70 dispensiamo esperienza e saggezza».
Un gruppo di dissidenti che in comune ha la data di scadenza, 10 ottobre, appunto, cerca di sovvertire l’ordine prestabilito delle loro vite e di quel mondo.
Succede tutto in una settimana in 10 Ottobre.
Gli esordi
La mela non cade mai tanto lontano dall’albero, dice un proverbio, «io come mela sono rotolato molto lontano da qui, del resto è tutta discesa…»
«Il fatto di essere rotolato così lontano mi fa pensare che alcune cose me le sono portate dietro. Non so se riuscirei a fare questo lavoro se fossi nato a Torino, se fossi nato a Barcellona, perché avrei avuto da subito il confronto con decine di persone che erano brave quanto me a fare questa cosa. Invece io qui ero l’unico, quindi per me era facile. Già da piccolo io mi sentivo quello che sono oggi, perché non avevo concorrenza. Ma io come mela sono cascato da qua. Quell’ostinazione che mi è servita per fare il lavoro che voglio molto deriva da qui» racconta Surroz.
«Credo sia una fortuna sin da piccoli sapere cosa ti piace, perché fare qualcosa che ti piace ti dà un posto al mondo, dall’altra parte io non avevo un piano B, se non mi fosse andata bene questa cosa non so cos’avrei combinato!».
«Mi ricordo il piacere non tanto di vedere il mio disegno pubblicato – dice raccontando gli esordi -, mi ricordo che mi faceva piacere vedere il mio nome scritto in calce, da piccolo copiavo i fumetti e scrivevo sempre “disegni di Mattia Surroz”, e poi un giorno era vero!».
Surroz ricorda anche il debutto, a 17 anni, per Gazzetta della Valle d’Aosta (bisettimanale che diede i natali a Gazzetta Matin nel 2002, ndr) con le vignette in prima pagina, Il paese dei campanacci (testi di Guercino, il compianto Gianni Barbieri e disegni di Tia, Mattia Surroz).
«Erano delle robe orribili, ma credo che qualcuno ci avesse visto qualcosa di buono, a me sembrava normale, nella mia spavalderia che qualcuno mi desse dei soldi per i miei disegni -orrendi -, e io ho iniziato così, se tu così giovane ti convinci di essere abbastanza capace da farti dare dei soldi… io ormai ero panato, era irreversibile. Mi sono accorto di dover diventare molto più bravo per farlo diventare un lavoro e mi sono messo a studiare».
L’incontro con Paola Barbato
E molto più bravo Mattia lo è diventato. È uno dei disegnatori di punta di Topolino Magazine che onora cercando di conformarsi quanto più possibile al dogma, in segno di rispetto, «per me essere riconoscibile è un limite perché ho molto rispetto del dogma» e ora, pupillo di Barbato, è sbarcato in Bonelli.
Su scenografia di Paola Barbato, con qualche dettaglio sulla fisicità dei personaggi («mi immagino una bionda di 26 anni; una bellezza un po’ anni ’70; voglio che assomigli a Jack Black; è un uomo solo e triste»), a dare volto, corpo, abbigliamento ed espressioni ai protagonisti di 10 Ottobre è il fumettista valdostano.
«Ci passo talmente tanto tempo con i personaggi delle mie storie che poi è normale che gli voglio bene, mi ci affeziono. A questi di 10 Ottobre particolarmente perché sono praticamente i primi personaggi che invento. E comunque, se qualcuno leggesse il libro, io sono assolutamente Andy!».
«10 Ottobre per me è un sogno che si realizza, ma che io non ho mai sognato, perché io non credevo che avrei fatto un libro con Paola Barbato che era una della mie scrittrici preferite, non credevo di poterlo fare per Bonelli, ora che lo vedo lì, per me rappresenta un sogno».
Si chiude una pagina
Il quarto albo di 10 Ottobre è uscito a luglio, Mattia che lo ha scritto molto tempo fa, prima del Covid, ha già voltato pagina.
«10 Ottobre è una storia di cui ho parlato tanto, e pochissimo, al tempo stesso».
«Una storia iniziata in un tempo che mi sembra lontanissimo, che rappresenta per me molte più cose di quelle che ho voglia di mettermi ad elencare. Una storia atroce, un lungo urlo che non ha modo di esplodere, che porta domande scomode e risposte amare. Che con il quarto volume, in uscita oggi, si chiude, si esaurisce, finisce» scrive Surroz il giorno della pubblicazione dell’ultimo volume.
«Sapevo che in questa giornata sarei stato travolto da una nostalgia rara, perché non si è mai pronti a dare l’addio a qualcuno, anche se sono solo personaggi di un fumetto. Personaggi che abbiamo plasmato con amore e cura, personaggi di cui finalmente conoscerete il destino. Per chi da novembre segue questa storia, non sarà facile. Per chi aspettava di avere tutto il malloppo per iniziare la lettura, forse sarà pure peggio. Sarò sempre in debito con Paola per questa avventura, per tutto quello che ha portato, e spero porterà».
«Io ora chiudo la porta, la accompagno piano piano, senza far rumore, clac. Come quando te ne vai da un posto che hai amato sapendo che non ci tornerai».
«Buona lettura, prendete e piangetene tutti».
(erika david)