Movida Aosta: prove tecniche di accordo, stop alla musica alle 23.30
Le aperture dei dj e il terzo confronto con popolazione ed esercenti paiono avvicinare l'accordo per regolamentare la movida aostana
Movida Aosta, prove generali di accordo con passi in avanti da parte di tutti gli attori in gioco.
Si potrebbe riassumere così il terzo incontro con popolazione, dj ed esercenti, molto frequentato peraltro, andato in scena giovedì mattina nel Salone ducale del municipio di Aosta, nell’ambito del progetto MoVdA che, appunto, prova ad arrivare alla stesura di un protocollo comune per far convivere tutte le esigenze.
Ora la palla passa di nuovo all’amministrazione comunale, che dovrà stilare una sorta di patto generazionale, aperto ancora a qualche modifica di chi ha dato la propria disponibilità a intervenire.
I paletti ipotizzati
Alcuni paletti, però, paiono già essere fissati.
Stop alla musica alle 23.30, installazione di fonometri in collaborazione con Arpa per misurare i limiti di decibel, esercenti tenuti a prevedere la presenza di persone che controllino il rispetto delle regole e il contenimento del vociare, una regolamentazione in senso restrittivo (ma non come il pre-pandemia) dei déhors e maggiori controlli, anche per far rispettare le licenze.
Il sindaco
Insomma, sembra davvero destinato a chiudere il cerchio l’ultimo appuntamento di confronto tra dj, residenti ed esercenti sulla movida.
Gianni Nuti ha dato il la alle danze, ricordando come dalla riunione con Arpa di mercoledì siano emersi limiti inderogabili in maniera di decibel e «su questo non possiamo derogare, anche per tutela della salute pubblica – ha detto -. Confermo l’intenzione di installare dei fonometri, non per bastonare, ma per costruire un sistema di deterrenza».
I livelli saranno da definire, ma è ipotizzabile il limite di «75 decibel, come avviene mediamente nelle altre città».
La volontà dell’amministrazione non è quella di «fare i censori, perché la città si ammorba e chi vive di questo non lavora più – ha continuato Nuti -. Dobbiamo permettere di vivere in equilibrio il contesto cittadino, senza però pensare che non ci sia vita o si stia come in campagna».
Proposte sul tavolo
In chiusura di incontro, raccolte tutte le istanze, come la preziosa apertura dei dj (guidati da Bob Sinisi) sull’orario e le esigenze di residenti e gestori di b&b, il primo cittadino ha provato a tirare le fila.
«Le ragionevoli proposte dei dj hanno disegnato un quadro di interessi che non è quello che emerge dall’opinione pubblica» ha evidenziato Gianni Nuti, che ha così accettato di buon grado «la proposta di limitare la musica alle 23.30, in estate e in inverno».
A questo si aggiungerà «un miglioramento dei controlli per quanto ci sarà possibile», nonché la promessa di «stimolare iniziative per decentrare in posti deputati la vita notturna».
Sull’annoso tema degli schiamazzi, evidenziato a più riprese da esercenti e proprietari di strutture ricettive, Gianni Nuti ha espresso la volontà di «lavorare con maggiori presidi», spingendo però gli esercenti «a far la loro parte con personale privato».
Stretta sui déhors
Una stretta ci sarà anche in materia di déhors.
«Non torneremo allo scenario pre-Covid – ha evidenziato il sindaco -, troveremo un compromesso con un parziale contenimento della capienza ed evitando le invasioni di campo. Ci confronteremo con le associazioni di categoria che ci dispiace non siano presenti».
Il Questore
All’incontro ha preso parte anche il Questore di Aosta, Ivo Morelli, che ha evidenziato come sia fondamentale, per prima cosa, rendere tutti edotti «sui riferimenti normativi» sia in materia di inquinamento acustico che di orari e obblighi.
L’obiettivo, per Ivo Morelli, è «rispettare le esigenze di tutti», tenendo però conto «di quanto l’urbanistica incida» sul destino di un locale.
Ritenuto il protocollo come «un punto di partenza per sanare anche situazioni incancrenite», il Questore ha fatto un appello «a limitare intolleranze ed eccessi» ed ha accolto di buon grado «la presa di coscienza» dei presenti.
«Le regole esistono – ha concluso – e bisogna ricordare che ci sono. Il passaggio dal dj set per fare cultura a fare una discoteca è sottile, i decibel sono importanti e bisogna coniugare le esigenze, anche di transito dei mezzi di soccorso».
Puntando il dito sul rispetto delle licenze «che molti esercenti non effettuano, approfittandone per fare affari», il questore ha chiesto «educazione».
«Bisogna far capire ai giovani che movida non vuol dire libertà assoluta – ha chiosato -. Così diventa un problema delle collettività. Le forze dell’ordine possono intervenire, ma questo non è un intervento educativo, quanto repressivo: tutto deve partire dalla famiglie che hanno abdicato a questo compito».
L’approfondimento su Gazzetta Matin, in edicola sabato 13 agosto, con gli interventi delle persone accorse all’incontro per trovare, si spera, finalmente una quadra.
(alessandro bianchet)