La Salle, don Silvio Perrin: «avrei voluto convertire la gente, ma non ce l’ho fatta»
Il sacerdote lascia il suo incarico nella parrocchia di La Salle dopo 65 anni; il 14 agosto sarà don Paolo Viganò, a subentrare. Sulla pagina Facebook della parrocchia il saluto di don Silvio
La Salle, don Silvio Perrin: «avrei voluto convertire la gente, ma non ce l’ho fatta».
Il sacerdote lascia il suo incarico nella parrocchia di La Salle dopo 65 anni; il 14 agosto sarà don Paolo Viganò, già parroco di Morgex, a subentrare. Sulla pagina Facebook della parrocchia il saluto di don Silvio.
Una vita passata a cercare di portare in chiesa ragazzini e famiglie, a notare le assenze, a chiederne conto, a fare ramanzine e a insistere ancora sull’importanza della fede e della preghiera.
I Salleren, ma anche i villeggianti di lungo corso, o chi a La Salle andava dai nonni, le “prediche” di don Silvio, quelle personali che ti faceva quando ti incontrava in paese e non ti aveva visto tra i banchi della chiesa la domenica mattina, se le ricorda bene.
E anche il sacerdote se lo ricorda bene questo suo insistere a voler convertire la gente, come lui stesso dice nell’intervista di Tullio Cavallero, sulla pagina Facebook della Parrocchia di La Salle, aperta qualche anno fa, per commentare il vangelo della settimana, le foto delle messe nei villaggi, il foglio della settimana.
Dopo 65 anni don Silvio Perrin, originario di Torgnon, classe 1929, va in pensione.
Domenica 14 agosto sarà don Paolo Viganò a raccogliere il testimone.
L’intervista a don Silvio
«Sono affezionatissimo, dopo tanti alti e bassi, a questo paese, con poca affluenza, un miglioramento, adesso la situazione è un po’ triste, abbiamo tutto il necessario per accogliere giovani e anziani ma in realtà la gente non ha più voglia né di pregare, né di pensare al Signore, né di pensare che c’è un’eternità di fronte alla quale dovrà presentarsi».
Pochi sacerdoti e pochi cristiani
«Questa è la triste situazione che c’è non solo mia, ma generale, in tutto il mondo. Noi continuiamo a diminuire, il Seminario è chiuso da tre anni, non era mai capitato da secoli, un prete deve prendersi tre parrocchie perché mancano sacerdoti, la gente non è molto portata a collaborare e la situazione non migliorerà».
«Come sacerdote mi dispiace enormemente perché invece di avere dei buoni cristiani avrò dei buoni civili, forse, ma poco praticanti e poco cristiani e quindi poco amanti di Dio».
Cavallero ricorda il dicembre 1957, quando don Perrin arrivò a La Salle dalla parrocchia di Châtillon e chiede cosa provò allora, il giovane sacerdote.
Un paese da convertire
«Una desolazione impressionante, sono arrivato a dicembre, avevo meno di 40 persone alla messa di mezzanotte. Adesso la chiesa è piena, ma è folklore, allora folklore non ce n’era e mi son chiesto: “ma dove mi ha mandato il Signore?” Ho sentito la necessità di diventare missionario diocesano, tante missioni in tante parrocchie, per non perdere la fede».
Secondo il parroco «la parola spirito non esiste più, c’è la materia, il trionfo della materia punto e basta».
L’intervistatore ricorda le tante iniziative fatte dal parroco in questi 65 anni, la realizzazione della Casa famiglia, dell’Oratorio, il restauro della chiesa e delle numerose cappelle nei villaggi, la costruzione di scuole in Madagascar e Romania, tutte iniziative, secondo don Perrin, senza alcun ritorno spirituale.
«Faceva male al cuore vedere che le cappelle stavano cadendo, ma ho visto come, sistemate le cappelle, non sia aumentata la fede in mezzo alla nostra gente, era contenta, ma l’effetto di una cappella che dovrebbe essere la casa madre del villaggio, rimane intatto come prima e cioè nell’indifferenza che fa paura».
«Avrei voluto convertire la gente ma non ce l’ho fatta – aggiunge il sacerdote -. Mi viene male al cuore quando il campo sportivo della parrocchia, ed è un bene che ci sia, è pieno di ragazzi che dà dei calci al pallone, ma quando viene il momento di portarli in chiesa…».
«La cosa più impressionante è che fatti i sacramenti, dopo la Cresima, “ciao prete ci vedremo forse al matrimonio” e oggi come oggi è già abbandonato anche quello. Son tre anni che non faccio un matrimonio nel paese di La Salle. Il matrimonio, alla stregua del sacerdozio in termini di sacramenti, sta scomparendo».
Il futuro
Un pensiero per il successore?
«La mia preghiera è “fa che le nostre case, dove ormai non si prega più, tornino a essere delle piccole chiese».
Un paese che forse non è riuscito a convertire ma dove comunque ha scelto di rimanere.
Don Silvio Perrin non andrà al Priorato di Saint-Pierre in quella «casa molto bella e invitante» che per il parroco è però «bene o male una prigione, dato che alla mia età ho sempre meno possibilità di usare la macchina».
Don Perrin resterà ad abitare nella parrocchia di La Salle.
«Qui conosco molta gente, spero che un’amicizia vera che forse non c’è stata quando ero sacerdote, potrebbe diventarlo quando sarò uno di loro, che prega con loro».
(erika david)