Una salita per il Vallone: in difesa delle Cime Bianche si cammina sabato 6 agosto
L'ultimo vallone selvaggio e Adu VdA invitano alla seconda salita per il Vallone, per sensibilizzare sulla conservazione della montagna
Una salita per il Vallone: in difesa delle Cime Bianche si cammina sabato 6 agosto.
L’ultimo vallone selvaggio e Adu VdA invitano alla seconda salita per il Vallone, per sensibilizzare sulla conservazione della montagna.
«Questa nostra battaglia è diventata la più grande battaglia per la salvaguardia della montagna. Siamo sicuri che non falliremo nell’intento di salvare il Vallone delle Cime Bianche».
Annamaria Gremmo, che insieme a Marco Soggetto e Francesco Sisti cura il progetto fotografico di conservazione L’ultimo vallone selvaggio, è certa che tutta questa movimentazione dell’opinione pubblica attorno alla salvaguardia del Vallone delle Cime Bianche, volto a evitare la costruzione del collegamento funiviario tra Valtournenche e Champoluc, andrà a buon fine.
Una salita per il Vallone 2
Perché l’attenzione attorno a un tema di scottante attualità dopo un inverno povero di precipitazioni e un’estate arida e calda come questi, non cali il progetto L’ultimo vallone selvaggio e Adu VdA organizzano la seconda uscita sul territorio, dopo il successo di quella dello scorso anno, presentata questo pomeriggio in una conferenza stampa.
Una salita per il Vallone 2 – In difesa delle Cime Bianche si terrà sabato 6 agosto (in caso di brutto tempo slitterà al 13 agosto) con partenza alle 8.30 da Saint-Jacques, su un itinerario alla portata di tutti coloro che vantano un moderato allenamento, che condurrà in circa 3 ore di camminata all’Alpe Vardaz dove si farà la foto di rito, ci saranno i discorsi e si potrà mangiare insieme ognuno col proprio pranzo al sacco.
Per i più allenati ci sarà la possibilità di proseguire fino all’Alpe Mase (2.403 metri) in un’altra ora di cammino.
Il rientro si farà con percorso ad anello passando da Fiery (2 ore circa dall’Alpe Vardaz e 3 ore circa dall’Alpe Mase).
La battaglia per il Vallone
A ricordare «a che punto siamo rimasti» con la lunga vicenda che riguarda il Vallone e il collegamento tra i due comprensori sciistici, è Daria Pulz, del direttivo di Adu VdA.
Pulz ricorda che la «querelle Cime Bianche è nata nel gennaio 2020 quando ci siamo ritrovati nel Defr, il Documento di economia e finanza regionale, l’ipotesi di collegamento di cui non si parlava più da tempo (in realtà il comitato Ripartire dalle Cime Bianche ha sempre lavorato per la difesa dall’ipotesi di collegamento fin dal 2015, poi ufficialmente dal 2017, ndr) , per la creazione del terzo comprensorio più ampio del mondo e dare risposta attiva ai cambiamenti climatici».
«Per il governo regionale rispondere ai cambiamenti climatici significa salire sempre più in alto» osserva Pulz.
Secondo la referente di Adu VdA la Valle d’Aosta è di fronte a una scelta fondamentale: «o decidiamo di costruire e distruggere o di conservare e trasmettere».
«Lo sci non può più essere l’unica fonte di sostentamento del turismo» aggiunge Pulz che sottolinea come si sia favoleggiato sullo studio di fattibilità del collegamento «illudendo gli operatori parlando di 5.000 posti di lavoro in arrivo».
Certezze e variabili
Alexandre Glarey (Adu VdA) si è poi soffermato sulle certezze e le variabili che condizionano l’ipotesi di collegamento, «ma il governo regionale se ne frega di entrambi».
Tra le certezze il fatto che il Vallone rientri nell’area protetta Natura 2000 «dove non si possono fare nuovi impianti a fune e le questioni ammesse per le eventuali deroghe in questo caso non esistono»;
che dal punto di vista tecnico si debba proprio passare da lì;
che l’opera non si potrà realizzare «nemmeno se avesse valenza di trasporto pubblico montano» insiste Glarey ricordando i pareri dell’avvocata Paola Brambilla Pievani;
la crisi climatica «di cui peraltro la zona di Cime Bianche è una zona sentinella, monitorata».
Glarey evidenzia poi le incertezze o le variabili di un progetto di questo tipo, un’incertezza economica «l’intervento è stimato attorno ai 66 milioni di eruo, ma in questo momento gli aumenti dei prezzi sono circa al 30%, quando andremo in appalto -e noi faremo di tutto perché non succeda- si andrà oltre i 100 milioni di euro e la Valle d’Aosta rischierebbe il default».
Anche gli introiti sono incerti secondo Glarey, «il turismo sta cambiando, è il momento di essere prudenti».
Il Vallone, ultimo baluardo intatto delle Alpi
In difesa del Vallone delle Cime Bianche sono poi intervenuti Annamaria Gremmo e Marco Soggetto parlando del loro progetto fotografico L’ultimo vallone selvaggio e di una battaglia «mai facile ma con un grande riscontro nell’opinione pubblica che ha compreso il valore del Vallone».
A testimonianza dell’interesse per questa battaglia le oltre 15 mila 500 firme raccolte su Change.org e il primo posto del Vallone tra i Luoghi del cuore del Fai tra i siti valdostani, posto che occupa ancora oggi nella nuova votazione del Fai che terminerà a dicembre.
Secondo Gremmo le parole chiave in questa vicenda devono essere transizione, verso un modello turistico da cambiare e lungimiranza, per guardare al di là.
Marco Soggetto, infine, è tornato sulla comparsa delle croci di vernice blu, 18 quelle documentate e geolocalizzate, che dall’Alpe Ciarcerio si estendono fino a Frachey e su verso il Vallone delle Cime Bianche. Croci fatte durante i sopralluoghi per lo studio di fattibilità, «uno strappo a quello che era un ecosistema incontaminato».
Croci blu sulle quali si soffermeranno, sabato, i partecipanti de Una salita per il Vallone alla quale l’invito è esteso a tutti, «anche ai fan accaniti del progetto di devastazione ambientale, ci piacerebbe avere un confronto».
(erika david)