Aosta Pride, è scontro in consiglio comunale sul patrocinio
La leghista Sylvie Spirli contesta le modalità di concessione; replica infuocata da parte dell'assessora alle Politiche sociali, Clotilde Forcellati
Aosta Pride, prima o poi lo scontro doveva approdare in consiglio comunale, ed ecco, puntuale, nel finale delle prima giornata, la querelle tra la leghista Sylvie Spirli e l’assessora alle Politiche sociali, Clotilde Forcellati.
L’interpellanza
Sul banco degli imputati, la consigliera del Carroccio mette la concessione del patrocinio ad Aosta pride da parte del Comune di Aosta e lo fa in particolare legando la questione a due eventi organizzati nel corso delle prime manifestazioni propedeutiche all’evento, gli “eventpride”.
Per prima cosa, Sylvie Spirli punta il dito sulla «presentazione e la vendita di prodotti dedicati al benessere sessuale» nell’ambito di un aperitivo organizzato ad Aosta.
Inoltre, la consigliera del Carroccio mette l’accento su uno spettacolo di drag queen.
Il tutto completato dal presunto mancato rispetto delle normative che regolano la concessione dei patrocini, che non dovrebbero essere concessi a soggetti politici. Fatto che, secondo Spirli, avrebbe spinto al rinvio dell’evento, vista la concomitanza con il silenzio elettorale.
Il patrocinio
Ricordato l’articolo 10 comma 3 del Regolamento per la concessione dei patrocini, che prevede un «esame della struttura comunale» su tutto il materiale promozionale degli eventi, la consigliera del Carroccio si chiede se la cosa si stata fatta, vista appunto l’organizzazione dei due eventi sopraccitati «le cui locandine riportano il logo patrocinato dal Comune (quello di Aosta Pride, ndr.)».
Spirli rincara la dose, ricordando come «il documento sottoposto alle imprese valdostane dagli organizzatori» specifica che l’organizzazione di eventi «con il logo di “Aostapride” rappresenta esplicitamente un sostegno ad “Aostapride”», evento che in sede di presentazione è stato annunciato dagli organizzatori come «un vero e proprio manifesto politico».
Da qui l’altra osservazione, che chiama in causa l’articolo 9 del regolamento, secondo il quale sono «escluse dalla concessione di patrocinio le iniziative e le manifestazioni […] che siano promosse da partiti o movimenti politici, da organizzazioni, comunque denominate, che rappresentino categorie o forze sociali, ad esclusivo fine di propaganda o proselitismo, o per finanziamento della propria struttura organizzativa».
A questo si aggiunge la considerazione, secondo Spirli, che «Arcigay Valle d’Aosta, così come riportato sul loro sito, essendo afferente all’associazione nazionale “agisce direttamente a livello nazionale come soggetto di iniziativa politica e istituzionale”».
Da qui le interpellanze: se il Comune abbia preso visione dei materiali pubblicitari, se abbia ritenuto opportuna la vendita di materiale per il benessere sessuale e l’esibizione di drag queen, e se l’amministrazione abbia valutato «l’esclusione dal patrocinio e altri vantaggi economici» di queste iniziative.
La replica
Tuona in replica l’assessora alle Politiche sociali, Clotilde Forcellati, che si dice «amareggiata» per la questione, ma «se non c’è sensibilità inutile stare a spiegare».
Evidenziato che il patrocinio è controllato «dagli uffici» e firmato dal sindaco «previa visione degli assessori», Forcellati chiede di «dire le cose come stanno».
Ricordato come il logo «Aosta Pride è di proprietà di Arcigay VdA, Queer VdA» e rappresenta «nove associazioni che stanno organizzando gli eventi previsti», ricorda come questi eventi «non sono patrocinati dal Comune, che invece supporterà gli eventi culturali e la parata finale».
«E personalmente non ho nulla contro – attacca ancora Forcellati -, tanto che da ultrasessantenne ho anche partecipato allo spettacolo con le drag queen, molto ben fatto, con una comunità di ragazzi sani e musica molto bella».
Il regolamento, insomma, sarebbe «stato rispettato – tuona ancora l’assessora – Dite che non vi piace il Pride. Qui non si tratta di politica, ma di manifestazioni culturali ed espressive che culmineranno nella parata, che il Comune ha deciso di patrocinare».
E conclude.
«Vogliamo lottare per i diritti della comunità LGBTQ+», perché, andando con un adagio del direttore de La Stampa, Massimo Giannini, «i diritti si sommano aritmeticamente e non si elidono algebricamente. Diritti riconosciuti ad altre persone non ne tolgono a noi se già ne abbiamo».
«Keep calm»
Ad atmosfera ormai abbondantemente surriscaldata, la chiusa di Sylvie Spirli.
«Sono libera di mettere ciò che voglio nelle iniziative – ha concluso -, quindi Keep Calm e basta con questa aria arrogante. Avete rispettato il regolamento? Ben venga. Sapevo già come mi avreste risposto: avete vinto, governate, patrocinate ciò che volete, ma noi non l’avremmo mai fatto, perché questo è un manifesto politico, altrimenti la parata si sarebbe fatta il 24 settembre, nel giorno del silenzio elettorale».
(alessandro bianchet)