Ghiacciai in sofferenza, le guide sospendono le salite al Monte Bianco e Cervino
Non ci sono le condizioni per proporre ai clienti una salita in sicurezza, nuovi itinerari sul Gran Paradiso, sul Monte Rosa situazione ancora accettabile
Ghiacciai in sofferenza, le guide sospendono le salite al Monte Bianco e Cervino.
Non ci sono le condizioni per proporre ai clienti una salita in sicurezza, nuovi itinerari sul Gran Paradiso, sul Monte Rosa situazione ancora accettabile.
La montagna sta soffrendo, è sotto gli occhi di tutti e sebbene le guide alpine abbiano sempre tentato di parlarne in modo pacato, senza creare inutili allarmismi che inasprirebbero ulteriormente le tensioni e un’apprensione esagerata, sono arrivati i primi provvedimenti.
Appurato l’ulteriore peggioramento delle condizioni negli ultimi giorni, martedì le società delle guide alpine di Courmayeur e del Cervino hanno deciso di sospendere temporaneamente le salite al Monte Bianco e al Cervino.
Monte Bianco
Gazzetta Matin aveva sentito il presidente della società delle guide alpine di Courmayeur sabato, proprio per capire, alla luce della comunicazione diramata dalla Prefettura dell’Alta Savoia e dal sindaco di Saint-Gervais-les-Bains, Jean-Marc Peillex, con cui si invita gli alpinista a «posticipare temporaneamente l’ascesa», per capire la situazione sul versante italiano.
«Sul versante italiano è possibile salire. Certo, però, quest’anno in particolare bisogna stare molto attenti ed è fondamentale affidarsi a un esperto» aveva detto Alex Campedelli.
Pochi giorni e lo scenario è cambiato.
«Le condizioni sono peggiorate» ammette Campedelli contattato nella mattina di giovedì.
«Abbiamo sentito i colleghi francesi, il presidente delle guide alpine valdostane Ezio Marlier e siamo arrivati a questa conclusione».
Gli itinerari di salita al Monte Bianco, compresi il Dente del Gigante e la Cresta di Rochefort, sono sospesi.
«Se le temperature scendono e fa qualche nevicata si potrà proseguire, nel frattempo proviamo a dirottare i clienti su altri itinerari» aggiunge Campedelli.
Cervino
Stessa decisione anche per la salita sulla Grande Becca (4.478 metri).
«Che le condizioni non siano normali è sotto gli occhi di tutti – dice Lucio Trucco, guida alpina della società del Cervino -. Naturalmente il Cervino non è chiuso, ma noi guide non proponiamo più quell’itinerario. Ovviamente si perde del lavoro perché chi vuole salire il Cervino difficilmente si adatta a fare altro, ma riteniamo più importante fermarci un attimo».
Quando riprendere è difficile dirlo. «Al momento dubito che le condizioni possano migliorare – aggiunge Trucco -. Quando le temperature si normalizzeranno faremo un check e valuteremo cosa fare».
Monte Rosa
Gli itinerari del massiccio del Monte Rosa al momento restano percorribili, la situazione è ancora accettabile.
«Al momento sconsigliamo la salita alla Punta Giordani (4.046 metri), ma come sempre, negli ultimi anni, a un certo punto della stagione» spiega Paolo Comune, guida alpina della società di Gressoney, gestore del Rifugio Mantova e a capo del Soccorso alpino valdostano.
«Sono salito apposta per valutare la situazione e sembra che per adesso si possa fare tutto – aggiunge Comune -. Vista la situazione così anomala in rifugio abbiamo anticipato le colazioni alle 2.30 per consentire agli alpinisti di partire prima».
Comune parla anche di «un’apprensione esagerata. In Valle d’Aosta non stiamo facendo interventi di soccorso per crolli di pietre o cadute nei crepacci. Senza neve sono più evidenti e anche gli alpinisti meno esperti riescono a evitarli, interveniamo più per stanchezza e impossibilità di rientrare».
«Tutto questo allarmismo non fa bene, certo è che questa non è l’estate per improvvisarsi alpinisti» conclude il capo del Sav.
Gran Paradiso
Anche la salita al Gran Paradiso (4.061 metri), uno dei Quattromila più “facili” della Valle d’Aosta, la cima che molti scelgono per il tradizionale battesimo dell’alta quota, è critica.
«La via che sale dal Rifugio Vittorio Emanuele è più tranquilla, il gestore del rifugio, ( Paolo Pellissier, ndr) ha tracciato un nuovo itinerario che evita il ghiacciaio e ti porta a calzare i ramponi a 3.600 metri» spiega Nicolas Meli, guida alpina della società del Gran Paradiso.
«Sulla via del Rifugio Chabod la situazione è più critica. Il ghiaccio sta soffrendo, per il momento si fa ancora, dovesse crollare l’ultimo ponte di neve stiamo pensando di mettere una passerella» spiega Meli.
C’è poi un terzo itinerario, una ferrata tra le due vie dei rifugi, ma è una salita un po’ più complicata e difficile da proporre a una cordata di quattro persone.
«In passato si erano già messe delle scale per superare tratti critici – ammette la guida -, ma il ghiacciaio così secco io non lo avevo mai visto. Vederlo così nero e rosso per la sabbia portata dal deserto, è triste».
Il presidente delle guide alpine
«Dopo due anni di pandemia prendere decisioni di questo tipo è una scelta molto difficile perché si vanno a perdere introiti importanti» dice il presidente dell’Unione valdostana guide di alta montagna, Ezio Marlier.
«Abbiamo preso questa decisione per la sicurezza nostra e di chi si affida a noi – aggiunge -. Certo, la montagna è libera, non è chiusa, ma noi non possiamo più garantire la salita in serenità».
Marlier spiega che la situazione è simile su tutto l’arco alpino occidentale, dove le montagne sono più alte. Dopo le guide francesi anche i professionisti svizzeri stanno adottando decisioni simili.
«Uno zero termico così alto (circa 4.900 metri, ndr) per così tanto tempo io non lo ricordo – dice Marlier –. Basti pensare che lo scorso anno in questi giorni gran parte dei ghiacciai era ancora coperta di neve».
«La montagna è in enorme sofferenza, è evidente, e noi dobbiamo adeguarci a questi cambiamenti – riflette il presidente delle guide -. L’autoregolamentazione dei popoli di montagna è sempre esistita, non c’è bisogno di divieti o limiti o bandierine imposti dalle autorità».
(erika david)