Aosta: alla scoperta dei monumenti dimenticati con i giovani del Fai
Tra statue e lapidi commemorative, busti bronzei e antiche dimore, la narrazione esperta dello storico medievista Ezio Gerbore e del ricercatore storico Alessandro Liviero
Aosta: alla scoperta dei monumenti dimenticati con i giovani del Fai.
La riscoperta del proprio passato e delle proprie radici passa attraverso i monumenti dimenticati del centro di Aosta, protagonisti indiscussi della passeggiata organizzata nel pomeriggio di sabato 9 luglio dal gruppo giovani del Fai di Aosta: tra statue e lapidi commemorative, busti bronzei e antiche dimore, la narrazione esperta dello storico medievista Ezio Gerbore e del ricercatore storico Alessandro Liviero ha condotto i partecipanti lungo un itinerario che ha saputo tracciare aneddoti e vicende personali di alcuni tra i personaggi più rilevanti della storia del capoluogo.
Innocenzo Manzetti
Dopo uno sguardo alla struttura tardo ottocentesca del Refuge Père Laurent e dopo aver ricordato il soggiorno valdostano del conte Edoardo Crotti di Costiglione, il viaggio de “Una passeggiata nel passato… per non dimenticare” è proseguito lungo via Xavier De Maistre, sede della dimora dell’inventore Innocenzo Manzetti.
«Progettista di molte delle abitazioni aostane dell’epoca, tra le quali figura anche la sua stessa residenza edificata grazie a un cemento idraulico di sua invenzione, oltre che creatore del prototipo di un automa tuttora conservato nel centro Saint-Bénin, egli è in grado anche di arginare il problema del filtraggio dell’acqua proveniente dai ru del capoluogo attraverso due sistemi che, tramite l’utilizzo di pietre e sabbie purificanti, permettessero di fornire acqua potabile alla città – ha raccontato Gerbore durante una delle tappe più emblematiche del percorso -. Affascinato dall’elettromagnetismo e allettato, come peraltro molti studiosi suoi contemporanei, dal tentare uno scambio di messaggi che sfruttasse tale tecnica, egli è tra i primi a costruire, attorno al 1950, un modello funzionante di telefono prima della pubblicizzazione del prodotto a opera di Antonio Meucci».
Anselmo di Aosta
Lasciatisi alle spalle la lapide in ricordo dei sei cappellani caduti in guerra conservata all’interno dei locali del seminario nonché le storie personali dei tre tenenti e degli altrettanti civili delle quali il collega Liviero ha nel tempo reperito e narrato le vicissitudini, Gerbore ha indirizzato i partecipanti verso la quarta tappa dell’itinerario, la statua in onore del vescovo e teologo valdostano Sant’Anselmo.
«Nato sotto il governo della famiglia Savoia e appassionato viaggiatore più volte spintosi sino a Bec e Canterbury, egli cerca lungo tutto il corso della sua vita di conciliare la propria fede con le proprie convinzioni filosofiche improntate alla ragione – ha proseguito il cicerone medievista -. Tra gli elementi del suo pensiero che potrebbero tuttora essere oggetto di riflessione figurano le sue idee sul tema a lui molto caro dell’educazione, che lo vedono raccomandare ai genitori di quei tempi di trattare i propri figli con rispetto e senza violenza dopo un’infanzia trascorsa tra i maltrattamenti parentali».
Medici e regnanti
Scesi sino ai giardini pubblici del “Parco della stazione” intitolati a Emilio Lussu, i presenti hanno potuto stupirsi della varietà e della ricchezza storica dei monumenti che li adornano, perlopiù sconosciuti o ignorati dai distratti passanti.
«Quello raffigurante il Vittorio Emanuele II e inaugurato nel 1986 contemporaneamente allo stesso parco rappresenta una delle statue più grandi e inconsuete di Europa, che raffigura il sovrano non nella sua solita veste di militare bensì in quella di cacciatore – ha illustrato Liviero, rammentando i periodi, tra i mesi di agosto e settembre di ogni anno, spesi dall’uomo alle prese con l’arte venatoria locale -. Padre di Umberto I, in ossequio del quale è stato eretta una delle altre costruzioni commemorative che costellano questo verde, egli è stato un regnante popolare, per nulla amante dell’ambiente cortigiano e sempre a contatto con poveri e gente comune, sino alla morte avvenuta nel 1878 per le conseguenze di una permanenza notturna tra il ghiaccio durante delle amate battute di caccia».
Laurent Cerise
È stato poi il turno del dottor Laurent Cerise, uno dei medici più apprezzati e talentuosi dell’intera Francia capace di orientare la medicina e le sue applicazioni su quel versante di natura più umana e psicologica che molti dei suoi colleghi si ostinano a ignorare.
«Interessato ai giovani e nello specifico ai bambini, egli fornisce alle famiglie dell’epoca numerose e valide raccomandazioni infondendo alla medicina un rinnovato e migliorato impulso – ha proseguito Gerbore -. Oltre a consigliare una dieta basata sulla consumazione di verdure e legumi, egli insiste sui benefici dell’aria aperta e sulla luce e sullo spazio che essa garantisce come fattori fondamentali per una crescita in salute».
Ritorno al presente
Approdati nella centralissima piazza Émile Chanoux, l’attenzione si è infine spostata sul periodo bellico della Prima guerra mondiale, con uno sguardo al trittico di monumenti dedicati alla memoria dei militari e dei civili che hanno perso la vita nel combattimento, rispettivamente la costruzione in onore del simbolico Soldato valdostano e le lapidi ai caduti e al Battaglione Aosta.
Al termine del tour storico-culturale e di concerto con la presidenza del Consiglio comunale e i Giovani Vignerons valdostani, la delegazione del Fai giovani di Aosta ha pensato di proporre ai partecipanti di ristorarsi dalla fatica della camminata assaporando una delle eccellenze enologiche locali: all’interno della Sala consiliare del municipio, è stato infatti possibile sperimentare una degustazione guidata del bianco di punta della cantina “Grosjean Vins” di Quart, il Petite Arvine Vigne Rovettaz del 2021.
(giorgia gambino)