Ciclisti investiti, la Fiab Aosta à Vélo: «Serve sensibilizzare gli utenti della strada»
Presa di posizione della sezione valdostana della Federazione italiana ambiente e bicicletta
«Vogliamo richiamare ancora una volta l’attenzione sulla pericolosità delle strade per gli utenti deboli, ciclisti e pedoni. Due ciclisti travolti da automobilisti in 24 ore. In un caso almeno è già stato accertato che l’automobilista aveva un tasso alcolemico tre volte superiore alla norma e che ha compiuto un’infrazione grave del Codice della strada». E’ quanto scrive in una nota Fiab Aosta à Vélo, sezione valdostana della Federazione italiana ambiente e bicicletta.
Aggiunge: «Al di là delle responsabilità che dovranno essere stabilite, deploriamo l’utilizzo di termini del tipo “scontro tra auto e bicicletta”, che sembra attribuire l’accaduto non a chi è alla guida e al suo comportamento, ma al veicolo in sé. Si viene a creare un’associazione di idee che allontana la responsabilità individuale dagli accadimenti, che non porta a una presa di coscienza dei problemi della circolazione stradale, ma a una deresponsabilizzazione delle persone».
Secondo la Fiab, «un utente debole della strada muore ogni 36 ore. Nel 2019 in Italia si sono verificati 172.183 incidenti con 3.173 morti e un numero impressionante di feriti, persone che avranno disabilità permanenti con costi sociali, non solo economici, enormi. Come denuncia l’Associazione dei familiari delle vittime è “una strage ignorata dalle Istituzioni”».
I dati
Tra le cause di incidente, secondo la Federazione, c’è l’eccesso di velocità. «Il rischio di incidente mortale è infatti direttamente proporzionale all’impatto: a 50 km/h è superiore al 50%, a 30 km/h è meno del 10%. Inoltre, l’ampiezza del campo visivo diminuisce con l’aumentare della velocità e in proporzione i tempi di reazione si riducono. Bisogna capire e far capire che chi è alla guida e non rispetta le norme del codice, va troppo forte o si distrae o compie un sorpasso vietato, commette un atto violento che può avere conseguenze fatali per altri utenti».
Sempre per Fiab, «da incontri e approfondimenti con parenti di atti di violenza stradale abbiamo dedotto che la percezione del pericolo e di conseguenza gli atteggiamenti e le conseguenze dei comportamenti alla guida di un veicolo siano del tutto sottostimate e che questa sottovalutazione dipenda, almeno in parte, da come gli avvenimenti sono raccontati. Sarebbe auspicabile fossero considerati come atti di violenza stradale tutti gli avvenimenti che comportano morti e feriti sulle strade, perché anche se si tratta di disgrazie non si può certo descrivere questi eventi come “incidenti”, (cioè avvenimenti “inattesi” secondo il vocabolario Treccani): sono eventi conseguenze dirette di comportamenti errati. Neppure la depersonalizzazione degli atti di violenza, parlando di auto o di altri veicoli che causano un evento, aiuta a sensibilizzare gli utenti della strada sui pericoli della velocità».
(re.aostanews.it)