Green pass a falsi positivi: il medico indagato non risponde al gip
La difesa: «Intendiamo prima fare degli approfondimenti, comunque ci siamo opposti all'applicazione della misura interdittiva chiesta dalla Procura»
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Silvio Boggio (68 anni), il medico di assistenza primaria di Gressoney indagato per falso in atto pubblico. Il dottore, assistito dall’avvocato Marco Bich di Aosta, è comparso questa mattina (martedì 5 luglio) davanti al giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Colazingari, per l’interrogatorio. Nei suoi confronti la Procura della Repubblica (pm Luca Ceccanti) ha chiesto l’applicazione della misura cautelare della sospensione.
Le indagini
Secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile della Questura, in quattro occasioni – tra il marzo e il febbraio di quest’anno – avrebbe certificato la falsa positività al Covid-19 di pazienti che, in questo modo, avrebbero ottenuto il Green pass rafforzato da guarigione alla successiva attestazione di negatività.
La difesa
«Ci siamo opposti alla misura interdittiva perché secondo noi non ci sono i presupposti per l’applicazione di una misura cautelare. Il gip si è riservato e credo che ci darà una risposta in questi giorni – ha spiegato l’avvocato Bich uscendo dal Tribunale -. La scelta di non rispondere deriva dal fatto che intendiamo fare alcuni approfondimenti. Ci vengono contestati quattro episodi comunque, non è che si parla di un “diplomificio” di Green pass».
Contattato telefonicamente da Gazzetta Matin, il dottor Boggio aveva già avuto modo di dire: «In questi anni c’è stato un marasma in cui spesso non si capiva cosa era giusto fare. Io sono abbastanza tranquillo, perché ritengo di aver sempre lavorato correttamente e non è mai successo che io abbia attestato un tampone senza eseguirlo».
Nell’inchiesta risultano coinvolte altre cinque persone; si tratta dei soggetti (tutti residenti fuori Valle) che secondo gli inquirenti avrebbero ottenuto il certificato verde in modo “fraudolento”.
(f.d.)