Quanti tipi di partita IVA ci sono?
Prendere la decisione di aprire una partita IVA non è mai semplice. Vanno attenzionati diversi aspetti e spesso capita di non avere le conoscenze adatte per effettuare una scelta consapevole
Prendere la decisione di aprire una partita IVA non è mai semplice. Vanno attenzionati diversi aspetti e spesso capita di non avere le conoscenze adatte per effettuare una scelta consapevole. Ma qual è il primo passo? Decidere il regime più indicato alle proprie esigenze, ma non solo.
Prima di analizzare i diversi tipi di partita IVA esistenti in Italia, è bene sottolineare come sia importante tutelarsi con un’assicurazione per liberi professionisti quando si possiede una partita IVA. Questo tipo di servizio, infatti, protegge l’andamento dei propri affari e, allo stesso tempo, li garantisce. Un valido esempio è Sicuro Subito che garantisce risparmi e business, caratteristiche fondamentali per il successo aziendale e professionale.
Cos’è la partita IVA, quanti tipi ne esistono e chi deve aprirla
La partita IVA è un codice di undici cifre che serve a identificare, in maniera univoca, una società o un lavoratore autonomo. Sono obbligati ad aprirne una tutti i lavoratori autonomi e gli imprenditori, coloro cioè che offrono un servizio o un bene per conto proprio e non usufruiscono di un lavoro subordinato.
In Italia, dal punto di vista fiscale, è possibile aprire una partita IVA solamente in due modi, ovvero il regime ordinario e quello forfettario agevolato. Quest’ultimo in particolare può essere scelto solamente se il reddito o il guadagno non va oltre la cifra di 65 mila euro, qualsiasi sia il proprio codice ATECO e le altre attività svolte. In più, è previsto un ulteriore limite, ovvero non sostenere spese per dipendenti o collaboratori che superino la cifra di 20 mila euro (lordi).
Oltre a queste limitazioni, non possono accedere al regime forfettario anche quei soggetti che utilizzano regimi di IVA speciali, chi ha una residenza fiscale all’estero (esclusi gli Stati appartenenti all’Unione Europea se si produce per il 75% in Italia) e chi possiede per l’anno precedente dei redditi che vanno oltre la cifra di 30 mila euro.
La prima tipologia di partita IVA: il regime ordinario
Chi decide di aprire una partita IVA con regime ordinario non deve attenersi a nessun limite di reddito o emissione fatture. Si tratta di un regime obbligatorio per quelle aziende che, nell’anno precedente, hanno avuto un fatturato superiore a 400 mila euro, in caso di servizi, e 700 mila euro per altre tipologie di attività.
Un vincolo presente in questo caso è l’utilizzo della fattura elettronica e dell’aliquota del 22% sull’importo. Soltanto in alcuni casi è possibile, invece, applicare un’aliquota del 10%, ovvero su prodotti alimentari e servizi legati all’ambito turistico. Per i beni di prima necessità invece, l’aliquota applicabile è quella minima che si attesta al 4%.
In più, aprire una partita IVA con regime ordinario obbliga a dichiarare l’IVA all’Agenzia delle Entrate, compilare il modello ISA, versare l’IVA, inviare l’esterometro e, in alcuni casi, applicare la ritenuta d’acconto. Inoltre, sono obbligatori anche gli adempimenti contabili.Per quanto riguarda invece le tasse, è possibile calcolare quelle sul reddito escludendo i costi relativi all’attività, ovvero affitto, strumenti, macchinari e così via, e la cifra finale cambia in base ai diversi soggetti.
Oltre a tutti gli obblighi elencati, chi decide di aprire una partita IVA a regime ordinario ha anche diversi vantaggi. Infatti, quando si ricevono fatture dai collaboratori può scalarle dai guadagni. Chi, invece, possiede un ufficio può scegliere di scaricare diversi tipi di spese come, ad esempio, parte dei costi dovuti all’acquisto di software, cancelleria, carburanti e così via. Infine, è importante sottolineare come la tassazione venga effettuata sul reddito imponibile che si calcola eliminando dal fatturato i costi deducibili.
Il regime fiscale ordinario semplificato
Nel caso di lavoratori autonomi, professionisti, società di persone e soggetti che svolgono un’attività di tipo commerciale non prevalente, possono accedere al regime di partita IVA ordinaria semplificata soltanto quando il reddito non va oltre la cifra di 400 mila euro (per società di servizi) o di 700 mila euro (per società di cessione beni).In questo caso sono minori anche gli adempimenti da dover rispettare. Gli obblighi più importanti sono il possesso dei pagamenti e degli incassi in ordine cronologico.
Il secondo tipo di partita IVA: il regime forfettario
Dopo aver trattato le caratteristiche della partita IVA con regime ordinario, è opportuno indicare cosa si intende con regime forfettario.Si tratta di un regime concesso fino a un limite massimo di fatturato di 65 mila euro, qualsiasi sia il tipo di attività svolta. In questo caso, la tassazione viene calcolata riferendosi al reddito imponibile. Altra peculiarità è la presenza di un’aliquota IRPEF bassa che si attesta al 15%. Nei casi di nuova attività, questa percentuale scende al 5% per i primi cinque anni.Inoltre, chi aderisce a questo regime non deve obbligatoriamente indicare l’IVA, ma dovrà solamente scrivere il netto da pagare. Altro vantaggio è il non essere obbligati a registrare fatture, incluse quelle elettroniche. Un limite, invece, è il non poter accedere a detrazioni e deduzioni, oltre che non poter usufruire di bonus fiscali.