Stalking e maltrattamenti: in Valle d’Aosta non esistono centri di “recupero” per i condannati
Secondo il pm Manlio D'Ambrosi «questo è un problema serio, perché così si va a frustrare l'intento delle norme»
In caso di condanna per reati come lo stalking e maltrattamenti in famiglia, il codice penale prevede che «la sospensione condizionale della pena è subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione,assistenza psicologica e recupero». In Valle d’Aosta, però, dove da inizio anno sono scattate già 25 misure cautelari per reati legati al Codice rosso, non esistono strutture che si occupino della presa in carico del condannato.
Il commento
«Per questo motivo, la previsione normativa rischia di essere inattuabile – spiega il sostituto procuratore Manlio D’Ambrosi, titolare del Dipartimento indagini persona, comunità familiare e Codice rosso della Procura della Repubblica di Aosta -. C’è un centro a Torino per gli uomini condannati, ma non si occupa delle donne. Così per gli uomini la richiesta diventa esosa in termini economici, mentre per le donne non c’è nemmeno un centro in tutto il Piemonte».
Secondo il magistrato, «questo è un problema serio, perché così si va a frustrare l’intento delle norme. La Costituzione ci dice che la pena deve rieducare e il codice indica il percorso, ma in questo caso mancano gli strumenti e si rischia che la recidiva diventi più frequente, oltre a ledere il diritto di difesa dell’imputato».
Se da un lato «l’apparato giustizia offre una risposta seria, rapida e puntuale che consente di tutelare la persona offesa – prosegue D’Ambrosi -, si rischia di dimenticare la parte successiva, ovvero quella del reinserimento sociale dell’eventuale condannato, obiettivo stabilito anche dalla legge 69/2019 sul Codice rosso».
La normativa
E non sono pochi i condannati che possono beneficiare della sospensione condizionale della pena. Per i maltrattamenti si va dai 3 ai 7 anni, mentre per lo stalking da 1 a 6 anni e sei mesi: «Questo comporta che le pena in concreto irrogata possa essere inferiore ai due anni – spiega il sostituto procuratore -. Quindi se il soggetto è incensurato può ottenere la sospensione condizionale della pena, ma, come detto, in Valle non abbiamo un ente, associazione o istituto che si occupa della presa in carico del condannato».
Riguardo al Codice rosso, il reato più frequente nella regione alpina sono i maltrattamenti in famiglia.
(fe.do.)