Omicidio Elena Raluca, il perito: «Gabriel Falloni è in grado di intendere e volere»
Il 36enne originario di Sorso (Sassari), reo confesso, è a processo per il delitto di viale dei Partigiani; rischia l'ergastolo
Gabriel Falloni era capace di intendere e volere quando, il 17 aprile 2021, ha ucciso Elena Raluca Serban. La 32enne di origini romene era stata trovata morta, con un netto taglio alla gola, nell’appartamento che aveva affittato in viale dei Partigiani (Aosta).
E’ quanto emerso dalla perizia svolta dalla dottoressa Mercedes Zambella, incaricata dalla Corte d’assise su richiesta degli avvocati difensori Marco Palmieri e Davide Meloni. Nelle oltre 300 pagine di relazione, la professionista ha messo nero su bianco il fatto che il 36enne di Sorso (Sassari) ha un disturbo psichico, ma questo non pregiudica la sua capacità di intendere e volere.
Il processo
Falloni è a processo per omicidio aggravato e rapina. Secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile della Questura – coordinate dai pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi – l’imputato e la vittima si erano conosciuti tramite un sito di escort. Nell’aprile dell’anno scorso, però, in occasione di un incontro Falloni avrebbe reagito male a una battuta a sfondo sessuale della donna (come lui stesso ha ricostruito confessando il delitto) e avrebbe tentato di strangolarla. Poi, al culmine dell’aggressione, Falloni avrebbe finito Elena con una coltellata alla gola.
Prima di fuggire l’omicida aveva messo in una borsa cellulari e arma del delitto per asportarli dall’appartamento. Poi si era allontanato con in tasca 8 mila euro trovati in una busta e, il giorno dopo, era scappato a Genova.
La ricostruzione
Subito dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Elena Raluca, gli inquirenti si erano subito messi sulle tracce di Falloni, incastrato grazie alle telecamere posizionate all’ingresso del condominio di viale dei Partigiani e alle celle telefoniche. Dopo alcuni giorni di ricerche tra Valle d’Aosta, Torino e Liguria, l’assassino era stato catturato mentre tornava nella regione alpina a bordo di un taxi.
Una volta in carcere, il 36enne aveva confessato il delitto davanti ai pm. Una ricostruzione, la sua, poi confermata in aula nel corso del processo. Interrogato davanti alla Corte d’assise di Aosta, Falloni aveva ammesso di aver ucciso la 32enne, ma non aveva saputo spiegare il motivo.
«Ricordo solo tutto quel sangue, non riesco a pensare ad altro – aveva ribadito più volte tra le lacrime -. Quando chiudo gli occhi vedo Elena e quella pozza di sangue. Io le volevo bene, non le avrei mai fatto del male e mi manca tanto».
(f.d.)