Casinò: definitivamente archiviata la maxi inchiesta sul dissesto della casa da gioco
Il gip del Tribunale di Aosta ha accolto la richiesta avanzata della Procura alla luce di quanto emerso dalla perizia sui bilanci dal 2011 al 2015
«La richiesta di archiviazione è meritevole di accoglimento». Sono le parole – messe nero su bianco dal gip Giuseppe Colazingari nel decreto di archiviazione – che mettono ufficialmente la parola fine alla maxi inchiesta sul Casinò di Saint-Vincent.
La Procura della Repubblica di Aosta (pm Luca Ceccanti) aveva aperto un fascicolo ipotizzando la bancarotta “impropria” e iscrivendo nel registro degli indagati gli ex amministratori unici Giulio Di Matteo, Luca Frigerio (difeso da Maria Chiara Marchetti) e Lorenzo Sommo (avvocati Saverio Rodi e Federica Gilliavod), e i già componenti del Collegio sindacale Fabrizio Brunello (avvocato Corrado Bellora), Jean Paul Zanini e Laura Filetti (difesi all’epoca da Maria Rita Bagalà).
La perizia
Per far luce sulla gestione (in particolare sui bilanci) della Casa da gioco dal 2011 al 2015, il gip aveva disposto un incidente probatorio, affidando la perizia agli accademici Enrico Laghi, Vittorio Dell’Atti e Michele Di Marcantonio. E proprio alla luce di quanto emerso dalle 170 pagine prodotte dai periti l’ufficio inquirenti di via Ollietti aveva chiesto di archiviare il caso.
L’archiviazione
Come evidenziato nel decreto di archiviazione, «i periti hanno concluso nel senso che in tutti i bilanci esaminati le appostazioni in materia di immobili risultano conformi alla normativa, così come le appostazioni in materia di imposte anticipate nei bilanci di esercizio al 31 dicembre 2011 e al 31 dicembre 2012». Non risultano invece «corrette le appostazioni nei bilancio relativi agli anni 2013, 2014 e 2015 – prosegue il gip -. Ciò non perché le imposte anticipate non possano essere recuperate su periodi di tempo anche superiori ai 5 anni, ma perché tale iscrizioni si colloca in un contesto di performance economiche progressivamente peggiorate negli ultimi tre esercizi».
In ogni caso, dalla perizia era emerso anche come «nel corso del periodo esaminato la società non si è mai trovata in stato d’insolvenza, nel senso di patrimonio netto negativo, non essendo quindi ravvisabili quelle condotte rilevanti che si devono concretare in comportamenti che abbiano anche concorso a cagionare il dissesto». Tradotto: nessun reato, caso chiuso.
(f.d.)