Finanziamento Casinò, Corte Costituzionale annulla condanne della Corte dei conti per 18 consiglieri regionali
Lavevaz: confermato quanto sostenuto dalla Regione. Baccega: fine dell'inferno, giustizia è fatta
La Corte costituzionale ha annullato la sentenza con cui la Corte dei conti nel luglio 2021 aveva condannato 18 consiglieri regionali della Valle d’Aosta a risarcire 16 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta sui fondi pubblici concessi al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015.
Era stata la Regione autonoma a ricorrere per conflitto di attribuzione, con l’obiettivo di far valere l’articolo 24 dello Statuto speciale, secondo cui i consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere per i voti dati nell’esercizio delle proprie funzioni.
Per la Corte costituzionale, non spetta allo Stato esercitare e per esso alla Corte dei conti, terza sezione giurisdizionale centrale di appello, il potere di adottare la sentenza 30 luglio 2021, n. 350, che, in parziale riforma della sentenza della Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la Valle d’Aosta, 25 ottobre 2018, n. 5, ha accertato la responsabilità amministrativa, con conseguente condanna per danno erariale, di alcuni consiglieri regionali della Regione autonoma Valle d’Aosta, i quali avevano votato a favore del piano di rafforzamento patrimoniale del Resort e Casinò di Saint-Vincent, consistente in un aumento di capitale della Casinò de la Vallée spa, società a totale partecipazione pubblica.
La sentenza, è stata pubblicata oggi, 11 aprile.
Lavevaz: sentenza che conferma quanto sostenuto dalla Regione
“Prendiamo atto della sentenza che accoglie quanto la Regione ha sostenuto in questi anni: la piena potestà dei consiglieri regionali di espletare pienamente il loro mandato politico – commenta il presidente della Regione, Erik Lavevaz -. L’autonomia del Consiglio viene ribadita dalla Corte Costituzionale, che conferma la legittimità di quanto fatto dai consiglieri e la facoltà del Consiglio di agire con una visione che non è meramente amministrativa, ma politica e strategica”.
Bertin: finalmente chiarezza sulle competenze
«La sentenza della Corte costituzionale è un fatto importante perché fa finalmente chiarezza sulle competenze che spettano al Consiglio regionale nell’esercizio delle sue funzioni, tracciando una demarcazione tra gli atti da considerare di indirizzo politico e quelli di natura amministrativa – commenta il presidente del Coniglio Valle, Alberto Bertin -. Una sentenza che dà nuove certezze all’operato dei consiglieri e alla loro autonomia decisionale”.
Per Bertin, “si chiude oggi una vicenda molto complessa che si è trascinata per troppi anni e che ha avuto ripercussioni di ordine politico oltre che sul piano personale per i consiglieri coinvolti”.
Il senatore Lanièce: risposta a chi accusava di incapacità e malafede i consiglieri regionali
“L’annullamento della sentenza è l’esemplare risposta a chi, in Valle e fuori, ha accusato con violenza la classe politica valdostana di incapacità e malafede, mentre si salvava una azienda da 800 posti di lavoro”, scrive su Twitter il senatore Albert Lanièce.
Mauro Baccega: Finito l’inferno, giustizia è fatta
“E’ finito un inferno, giustizia è fatta”. Così a caldo il consigliere regionale Mauro Baccega (FI), uno dei condannati, il quale dal suo scranno di recente aveva lanciato un messaggio accorato, ribadendo l’ingiusta condanna. “Con quella delibera abbiamo salvato la Casa da Gioco, che ha continuato a versare gli stipendi a tanti lavoratori. Ripeto: giustizia è fatta e si chiude così una parentesi dolorosa per me e per la mia famiglia”.
Il Procuratore De Rosa: non condividiamo
“Non condividiamo affatto, ma come magistrati rispettiamo le sentenze”. E’ il commento stringato ma eloquente del procuratore regionale della Corte dei conti, Giuseppe De Rosa.
ADU: sancito il diritto di sperperare
Molto critico il movimento ADU (Ambiente, diritti, uguaglianza). “La sentenza ricorda la differenza fra la responsabilità giuridica e la responsabilità politica – si legge in una nota -. Se prendo il denaro della collettività e me lo intasco, incorro in una responsabilità giuridica; perché ho violato una norma che mi imponeva di non farlo. Se invece prendo il denaro della collettività e lo metto in una società pubblica che fa acqua da tutte le parti pur di tenerla in piedi, e senza preoccuparmi di riorganizzarla per non aggravare il danno, incorro in una responsabilità politica; perché non ho violato nessuna specifica norma. Chiarissimo”.
ADU si chiede “che differenza c’è tra Alitalia e il Casinò? Nessuna, evidentemente. Facciamo anche noi scelte inopportune. Le fanno i nostri delegati. Dopo la sentenza della Corte costituzionale, è chiaro che tocca a noi deleganti, agli elettori, giudicare. Non alla magistratura”.
(l.m.)