Aosta, processo Sara Cunial: chiesta la trasmissione atti in Procura per i testimoni
I quattro - chiamati dalla difesa della deputata - rischiano l'accusa di falsa testimonianza; spetterà al giudice decidere se accogliere la richiesta formulata dal pm
I quattro testimoni convocati dalla difesa della deputata Sara Cunial rischiano l’accusa di falsa testimonianza. Nel corso dell’udienza del 5 aprile, il pm Francesco Pizzato ha chiesto al giudice monocratico Marco Tornatore di trasmettere gli atti in Procura per valutare se nelle dichiarazioni rese in aula vi siano profili riconducibili al reato di falsa testimonianza.
Il processo celebrato ad Aosta – che vede Cunial accusata di rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale, oltraggio e minaccia a pubblico ufficiale – è ancora alle battute iniziali. L’udienza di martedì, infatti, è stata dedicata interamente all’audizione dei testimoni dell’accusa e della difesa.
La ricostruzione
Il primo a prendere la parola è stato il finanziere che, secondo la ricostruzione della Procura, sarebbe stato minacciato dalla deputata.
Il militare – parte civile nel procedimento – ha ricostruito i fatti. Il 24 aprile 2021, mentre in piazza Chanoux (Aosta) era in corso una manifestazione contro la Dad e la Valle d’Aosta era «in piena emergenza Covid», il finanziere e un collega avevano sorpreso «7-8 persone che bevevano una birra davanti a un locale – ha riferito il teste -. Non avevano la mascherina e non stavano rispettando il distanziamento sociale. Abbiamo chiesto di sciogliere l’assembramento e di vedere i loro documenti, ma loro non hanno proceduto».
In quel momento, «la donna disse che come parlamentare era immune ai controlli. Allora ho reiterato la richiesta – ha aggiunto il militare rispondendo alle domande del pm -. Lei ha detto che aveva lasciato i documenti in piazza Chanoux, sotto al palco della manifestazione».
I due finanzieri, quindi, seguono il gruppetto fino al “salotto buono” del capoluogo regionale. Una volta arrivati «mi è stato consegnato un tesserino di riconoscimento della Camera dei deputati».
A un certo punto, però, «lei (Cunial ndr) mi ha detto che ci stavo mettendo troppo tempo e mi ha strappato il tesserino di mano. Poi voleva vedere i nostri tesserini di riconoscimento». E, ha aggiunto il militare, «mi ha detto che dovevamo vergognarci e che se avessimo multato il bar mi avrebbe rovinato».
Una versione confermata dall’altro finanziere presente quel giorno.
I testimoni della difesa
Dopo quest’ultima testimonianza è stato quindi il momento dei quattro testimoni della difesa. Rispondendo alle domande dell’avvocato Edoardo Polacco (che assiste Cunial) e del pm Pizzato, tutti e quattro hanno affermato di non aver sentito la deputata dire le frasi riportate dai finanzieri.
Di più: uno dei quattro, infatti, ha precisato: «Io era vicino a lei. Se avesse detto quelle frasi le avrei sicuramente sentite. Ma, ribadisco, io non ho sentito quelle parole».
I testi hanno anche detto che era stato il militare a restituire il tesserino della Camera all’onorevole, smentendo quindi la ricostruzione secondo cui Cunial lo abbia strappato di mano al finanziere durante il controllo.
Sentenza il 27 aprile
Il giudice ha quindi rinviato l’udienza al 27 aprile quando, dopo la requisitoria dell’accusa e le arringhe difensive (ed eventuali repliche), potrebbe arrivare il verdetto.
Contestualmente alla lettura del dispositivo della sentenza il Tribunale valuterà se trasmettere gli atti in Procura, come richiesto dal pm Pizzato per i quattro testi della difesa. Oltre alla presunta falsa testimonianza, uno dei quattro rischia anche l’accusa di rifiuto di fornire indicazioni della propria identità.
(f.d.)