Aosta: da Piazza Chanoux il via alle celebrazioni per i 150 anni degli Alpini
Il cuore di Aosta ha ospitato la prima tappa di un percorso che si concluderà a ottobre a Napoli, dove nacque il corpo nel lontano 15 ottobre 1872
«Aosta è sempre stata un punto di riferimento per tutti noi e continuerà a esserlo», soprattutto in un momento in cui «la pace non è un assunto scontato». Le parole del Comandante delle Truppe alpine, generale Ignazio Gamba, e del presidente della Regione, Erik Lavevaz, racchiudono tutto lo spirito delle celebrazioni per i 150 anni del Corpo degli Alpini, che nel giorno dell’Unità d’Italia hanno iniziato il proprio iter tra piazza Chanoux e piazza Roncas.
La cerimonia
La messa celebrata dal Vescovo di Aosta, Franco Lovignana ha dato ufficialmente il via, giovedì 17 marzo, giorno dell’Unità d’Italia, alle celebrazioni per i 150 anni degli alpini, corpo di specializzazione dell’Esercito per le zone montane, fondato il 15 ottobre 1872 a Napoli.
Un corpo da sempre nel cuore dei valdostani che, per andare con le parole del presidente dell’Ana Valle d’Aosta, Carlo Bionaz, è sempre «in prima fila quando si tratta di togliere le castagne dal fuoco».
Sobria e toccante la cerimonia che ha fatto tappa in piazza Chanoux, con la fanfara dell’Ana Valle d’Aosta ad aprire le danze e a stendere un immaginario tappeto rosso musicale sull’arrivo delle autorità civili e militari, dei sindaci rossoneri, dei reparti in armi, della sezione dell’Associazione nazionale Alpini della Valle d’Aosta con tutti i gruppi e delle associazioni combattentistiche e d’Arma.
Nuovi alpini Mitalp
In un cuore di Aosta che ha richiamato tanti curiosi e affezionati alla piuma, il comandante del Battaglione Aosta, in un simbolico passaggio di testimone, ha consegnato il vessillo Monte Pasubio al capogruppo del corso Mitalp, a sigillo della cerimonia di consegna del cappello che ha riguardato 34 volontari del modulo integrato per truppe alpine.
E poi ancora il toccante momento dell’alzabandiera, sulle note dell’Inno di Mameli suonato dalla fanfara sezionale dell’Ana, prima di onorare il monumento ai caduti con una corona benedetta dal Vescovo Franco Lovignana.
Ultima tappa, piazza Roncas, dove è stata scoperta una targa ai piedi dell’ex casermetta Challand, inaugurata nel 1972.
Il sindaco
La palla è passata poi alle autorità civili e militari, introdotte dalle parole del sindaco di Aosta, Gianni Nuti, che ha evidenziato la volontà di trovarsi «nel nome della vostra storia per guardare all’oggi e prepararci al futuro».
Celebrati gli alpini come «il corpo rimasto più unito tra tutti quelli istituiti», il primo cittadino aostano ha ricordato come questa realtà abbia «consentito ai figli delle montagne di rimanere a difendere i propri luoghi», riuscendo a «rimanere ancorati alla propria terra», coltivando un «indissolubile sentimento di fedeltà», fondamentale per tenere «civile memoria e restare vigili oggi in tempo di guerra permanente».
Un corpo che, per di più, ha insegnato come non occorra «un nemico per rimanere uniti, bastano le avversità della vita e il male diffuso nella natura, almeno quanto il bene» nell’attesa di un «tempo senza guerre».
Il presidente del Celva
Il presidente del Celva, Franco Manes, ha ricordato la presenza di quasi tutti i sindaci valdostani per un evento «che ci vedrà impegnati anche nel 2023» e che si svolgerà in una «realtà che ha visto ridisegnati dai conflitti confini e stati».
Celebrando «il più antico corpo di fanteria di montagna ancora attivo nel mondo», Franco Manes ha evidenziato come per i valdostani «essere alpino è da sempre un segno distintivo di attaccamento al territorio» e che vede «l’abnegazione per il prossimo come elemento imprescindibile».
Qualcuno, ha concluso Manes, «può vedere come fuori luogo una celebrazione in un momento in cui si vede come l’umanità non ha imparato nulla – ha concluso -, ma il senso sta proprio nel non dimenticare e nell’esaltare il rispetto della memoria e del sacrificio».
Il presidente dell’Ana VdA
Il presidente della sezione Valle d’Aosta dell’Ana, Carlo Bionaz, ha ricordato «la resistenza innata negli uomini della montagna, tenaci difensori delle terre» e di uno spirito alpino «temprato e forgiato dall’addestramento», che porta sempre a chiamare il Corpo «quando ci sono da togliere le castagne dal fuoco».
Perché alpini «non lo si è per se stessi – si è congedato Bionaz -, ma con gli altri e per gli altri».
Il Comandante della Truppe Alpine
Il Comandante delle Truppe alpine, generale Ignazio Gamba, ha dedicato un pensiero ai 10 mila alpini italiani e rivolto un «benvenuto in famiglia» ai giovani che intraprendono una strada «lunga e lastricata di sofferenze – ha detto -. Diventerete espressivi con termini “francesi”, ma se siete convinti della vostra scelta, i tanti sacrifici si trasformeranno in soddisfazione».
Il generale Ignazio Gamba ha poi voluto portare un messaggio «importante per i 150 anni. Facciamo una serie di eventi per creare memoria – ha spiegato -. Vogliamo che chi si trova in servizio conosca il mondo, l’esercito e il Corpo, perché se vogliamo che la storia abbia un significato, dobbiamo studiarla e far sì che i giovani la imparino».
Il presidente della Regione
A far calare il sipario, prima dello scoprimento della targa in piazza Roncas, il presidente della Regione, Erik Lavevaz, che ha ricordato l’inizio di un lungo cammino «che avrà come punto d’arrivo a ottobre la città di Napoli».
Per il presidente Lavevaz, il percorso porterà a raccontare «una storia di guerra che è stata capace di trasformarsi in una storia di pace», che ha visto «il Corpo degli Alpini sempre in prima linea», a cominciare dal «battesimo del fuoco del 1887 fino agli scenari di guerra degli ultimi anni».
Ricordando come in questi 150 anni «la penna degli Alpini ha acquisito valori sempre più grandi, diventando un simbolo carico di significati», Lavevaz ha ricordato le tante tragedie che hanno visto il Corpo in prima linea nel soccorrere i territori e le popolazioni, dal Vajont, all’alluvione del 2000, dove «il sostegno alla popolazione valdostana ha il volto degli Alpini».
Il tutto per un «legame tra la storia degli Alpini e quella della Valle d’Aosta indissolubile», perché la nostra città rimane «un luogo di appartenenza per il Corpo», dove gli Alpini continuano a essere «una presenza costante e discreta, ma capace di trasmettere ai valdostani un senso di sicurezza».
Un passaggio non poteva non essere dedicato alla guerra in Ucraina.
«Le celebrazioni di una giornata così importante si stagliano su un momento particolarmente difficile – ha concluso -. Il rumore assordante delle armi ha interrotto l’armonia della pace in Europa, costruita su decenni di convivenza tra le differenze».
Con il pensiero «a quella parte d’Europa che ha smarrito la certezza che la pace sia l’unica opzione» Lavevaz ha chiesto «che tacciano le armi» e ha ricordato che «la pace non è un assunto scontato, ma un valore da coltivare ogni giorno con costanza. Un valore che gli Alpini ci insegnano, con la loro storia».
(alessandro bianchet)