Valle d’Aosta: il governo dice no all’Elibike, Pla insorge
I due consiglieri regionali lamentano l'atteggiamento di chiusura verso uno sport emergente da non demonizzare ma da regolamentare
Valle d’Aosta: il governo dice no all’Elibike, Pla insorge. Lamenta Pour l’Autonomie «il netto rifiuto» incassato dall’interpellanza.
La doléance
«È con un certo stupore che abbiamo registrato la risposta negativa alla nostra interpellanza con cui si chiedeva se fosse nelle intenzioni di questa amministrazione iniziare a lavorare ad un progetto di regolamentazione dell’Elibike oltre la quota di 1500 metri» scrivono in una nota i consiglieri di Pour l’Autonomie.
No alla liberalizzazione
«Proprio perché condividiamo pienamente l’idea di un turismo regionale improntato sulla sostenibilità ambientale e sulla tutela del nostro ecosistema montano, nell’esporre questo intervento abbiamo chiaramente spiegato come l’esigenza di ampliare l’offerta turistica anche a questa attività, che conta un numero di appassionati nazionali ed internazionali in costante crescita, dovesse necessariamente passare attraverso una stretta regolamentazione normativa – non certo una liberalizzazione – comprensiva della formazione necessaria a garantire lo svolgimento in sicurezza dell’attività e dell’individuazione di un numero estremamente limitato di località e sentieri ad essa dedicati».
Puntano il dito contro «la risposta, improntata su valutazioni e posizioni preconcette».
I due consiglieri respingono al mittente «l’ipotesi che si pensi di fare del nostro territorio “un luna park aperto agli appassionati di determinati sport adrenalinici. Vogliamo ricordare che i maestri di mountain bike e di ciclismo fuoristrada sono un’eccellenza del nostro territorio, e che gli appassionati di Elibike costituiscono a oggi una risorsa per quelle regioni italiane e quegli Stati esteri – compresa la confinante Svizzera – che hanno saputo cogliere l’occasione di combinare la tutela del territorio all’apertura verso attività sportive in crescita, quali l’Elibike».
«Considerando preoccupante sia questa incapacità di veder oltre lo status quo, che il presupposto secondo cui non vi è margine di convivenza tra le esigenze del territorio e quelle del comparto turistico, prendiamo atto con difficoltà della posizione assunta e ci rassegniamo nostro malgrado alla consapevolezza di aver perso un’opportunità e di vederci nuovamente superati da un gran numero di realtà turistiche sia vicine che lontane, evidentemente più lungimiranti e pronte della nostra».
(re.aostanews.it)