Sapé, gli alpaca che dominano l’altura di Montjovet
La famiglia Pasquettaz-Fosson ha avviato l'allevamento degli animali da 19 anni, in un anno oltre 45 kg di lana prodotta
Sapé, gli alpaca che dominano l’altura di Montjovet.
La famiglia Pasquettaz-Fosson ha avviato l’allevamento degli animali da 19 anni, in un anno oltre 45 kg di lana prodotta.
Un allevamento di alpaca domina le alture di Montjovet, proprio sotto i castelli di Chenal e Saint-Germain, in uno scenario immerso tra i fitti boschi di querce e i dirupi scoscesi.
L’idea di importare i camelidi originari degli altopiani del Perù è della famiglia Pasquettaz-Fosson, che dal 2003 ad oggi ha ampliato notevolmente la platea a sua disposizione.
L’allevamento
Alpaca Sapé è il nome dell’allevamento che riprende l’altura di Montjovet dove è ubicato, nasce quasi 20 anni fa per ragioni di… pulizia dei prati!
A spiegare le ragioni dietro tale scelta è Nathalie Fosson, che insieme al marito Davide Pasquettaz e alle tre figlie, tra cui l’intrepida Céline, gestisce l’allevamento. Anche se, confessa lei, i veri proprietari sono Pierpaolo Pasquettaz e Ornella Lezin, i genitori di Davide.
«Siamo stati i primi in Valle d’Aosta ad avere un allevamento di alpaca e l’idea è venuta a Pierpaolo, proprietario dei terreni di famiglia dove ci troviamo. Voleva tenerli puliti e aveva visto che gli alpaca sono animali ideali per questo, si adattano bene alle escursioni termiche e sono molto tranquilli. I primi esemplari sono arrivati da un grande allevamento di Perugia e si chiamavano Bianca, Nerina, Nina, Piccolo e Brontolo».
«Oggi abbiamo 16 esemplari, tutti con un nome da battesimo che ci consente di riconoscerli, in quanto per noi sono una vera e propria famiglia. A capo del branco c’è Dafne, una femmina, visto che la loro società è matriarcale e fortemente gerarchizzata. Quando si muove lei la seguono tutti» spiega Nathalie mentre allunga qualche pezzo di mela fresca ai camelidi.
La lana
Gli animali hanno un ampio terreno di 3 ettari dove possono mangiare e sgranchirsi un po’ le zampe e vivono in una zona sempre ventilata, nella quale non difficilmente possono patire gli sbalzi termici. Gli alpaca vengono tosati una volta l’anno a inizio giugno e da ogni esemplare in media si ricavano fino a 3 kg di lana, materiale particolarmente pregiato e anallergico.
«La lana di alpaca è priva di lanolina e risulta molto più calda rispetto a quella di pecora. Inoltre il loro pelo arriva fino a 20 sfumature diverse in natura, dal bianco al nero oltre al beige e al marrone, per cui il materiale che otteniamo è al 100% biologico e non richiede alcuna tintura» dice Nathalie.
La preziosa lana degli alpaca viene utilizzata dalla famiglia di allevatori per ricavare caldi berretti e cappelli fatti a mano, fatti realizzare anche su misura.
«Dopo aver raccolto la lana la affidiamo ai migliori lanifici per trasformarla in un filato di alta qualità in rocchi. A quel punto iniziamo a fare a mano i gomitoli che in parte sono venduti e in parte lavorarti da Ornella, la mamma di Davide, per confezionare berretti, scaldacolli e sciarpe».
Il futuro
Nel futuro della famiglia c’è anche l’idea di organizzare veri e propri tour di zona indirizzati soprattutto ai più piccoli, visto il carattere molto mansueto degli alpaca.
«Ci stiamo ancora pensando, ma sicuramente sarebbe bello e darebbe la possibilità anche ai più piccoli di divertirsi con questi animali e scoprire qualche angolo poco conosciuto del nostro territorio» aggiunge Davide.
Info alpaca-sape.it, Instagram @alpaca_sape oppure pasqui57@hotmail.com.
(mattia pramotton)