Sci alpino, la missione di Davide Brignone: «Voglio aiutare mia sorella a coronare i suoi sogni»
L'allenatore dell'italiana più vincente di sempre in Coppa del Mondo si avvicina concentrato e sereno alla sua seconda esperienza olimpica
L’assillo dei tamponi e di una pandemia che potrebbe far saltare sul più bello un lavoro certosino.
Ma anche la tranquillità di chi sa di avere fatto al massimo, preparando l’appuntamento a cinque cechi alla stregua di una normale gara di Coppa del Mondo.
Il tutto con una sola e incrollabile certezza, quasi una missione: «Voglio aiutare mia sorella a raggiungere i suoi sogni e suoi obiettivi, ora come quattro anni fa».
Davide Brignone: «La negatività al tampone è un pensiero ricorrente»
Quali sono i pensieri di un allenatore alla vigilia di un’Olimpiade?
«In questo caso, direi risultare negativo ai tamponi per riuscire ad andare a Pechino. Questa è una situazione particolare e in situazioni normali i pensieri sono altri, ma questo incide davvero in maniera pesante. Penso di poter parlare a nome di tutti, atleti e tecnici: questo aspetto fa la differenza, perché rischia di vanificare tutto il lavoro. Da un altro punto di vista, però, il pensiero è di riuscire a raccogliere i frutti di quanto seminato, perché un risultato alle Olimpiadi non si inventa ora o negli ultimi dieci giorni.
Questo, comunque, ti dà tranquillità, anche se un po’ di pressione c’è, così come tutte le incertezze del caso, ma so che il lavoro è stato fatto in maniera positiva; non affronterò l’evento in maniera particolare rispetto ad altre gare. In fondo, dobbiamo fare una performance, così come negli altri casi: Fede deve essere al massimo in Coppa come alle Olimpiadi. Poi, certo, il premio in palio può essere diverso, ma la preparazione non cambia. L’unico modo, eventualmente, sarebbe quello di saltare qualche gara, come fanno tante atlete, ma nel nostro caso Fede sta benissimo, per cui per noi è solo positivo correre in tutti gli appuntamenti».
Davide Brignone: «Io lavoro per aiutare mia sorella a per coronare sogni e raggiungere obiettivi»
Rispetto a PyeongChang, il ruolo a fianco di sua sorella è ancora più ufficiale: per lei cambia qualcosa o l’approccio e la pressione sono identici?
«Se non identici sono paragonabili. Io da sempre faccio questo lavoro più per aiutare mia sorella che per ottenere riconoscimenti a livello personale, non mi interessa che si dica “Davide è un allenatore di Coppa del Mondo”. Io voglio solamente dare una mano a Federica per raggiungere sogni e obiettivi e questo non è cambiato. Capisco che il mio ruolo possa essere più considerato ora, ma a me non mette maggiore pressione, cerco di fare ciò che facevo prima. L’obiettivo è dare il meglio, ora come quattro anni fa».
Davide Brignone: «Non vedo le Olimpiadi in maniera diversa dalla Coppa del Mondo»
L’Olimpiade è una parentesi a sé in una stagione ricca di impegni: si può preparare a parte o la si affronta come se fossero tappe aggiuntive di Coppa del Mondo?
«In altri sport, probabilmente, si possono preparare come un evento a parte. Ad esempio nell’atletica, nel nuoto, magari anche nel fondo, magari ti fermi un po’ di tempo per presentarci al meglio. Nello sci alpino, però, ci sono talmente tante variabili in gioco che non puoi dire mi riposo un mese. Come posso fare gare tutti i giorni e fare un grande risultato. Ci sono troppe incognite in gioco e io onestamente non vedo le Olimpiadi in modo diverso rispetto alla Coppa. Devi lavorare per migliorare la tua prestazione sugli sci, non devi fare altro. Certo, se poi l’atleta, magari a gennaio, è bollita, allora magari pensi a una settimana di risposo, altrimenti vai avanti».
Davide Brignone: «Non conoscendo le piste, bisogna sapersi adattare in fretta»
Come si preparano delle gare che si correranno su piste mai viste prima d’ora?
«La cosa più furba, secondo me, è farsi trovare pronti a più condizioni possibili. Sapersi adattare è una qualità fondamentale per uno sciatore; nel nostro mondo ci sono tante variabili e se ti sai destreggiare in più situazioni va tutto a tuo vantaggio. Devi fare più cose possibili, e per Fede, tra esperienza e capacità di competere in tutte le discipline, potrebbe anche essere un vantaggio. È difficile prepararsi per una cosa che non conosci, devi essere pronto a tutto».
Davide Brignone: «Giusto provare a puntare a tutte le medaglie conquistabili»
Federica è l’italiana con più cartucce da sparare: giusto puntare su più gare o meglio selezionarne poche per curarle al massimo?
«Secondo me è giusto puntare su tutte le gare in cui puoi fare bene. Se posso mirare a più medaglie, mi sembrerebbe stupido sacrificare qualcosa. Non sono 50 km di fondo, che magari non si riescono a fare per tre giorni di fila, ma gara di sci e Federica è abituata a sostenere almeno una manche tutti i giorni. Fisicamente è pronta, è forte in tante discipline e forse in slalom le sue possibilità sono un po’ più basse, ma si vedrà una volta lì».
Davide Brignone: «Mia sorella e io siamo la valvola di sfogo l’uno per l’altra»
Lei e Federica siete abituati a vivere ogni esperienza al massimo: la rigida bolla cinese può togliervi degli sfoghi importanti?
«Sicuramente si, ma negli ultimi due anni, ormai, siamo abbastanza abituati. Lo scorso anno la bolla europea era simile e tanti hanno fatto fatica. Skimen, allenatori, fisioterapisti, non vengono intervistati, ma in tanti hanno parlato della stagione più dura in assoluto. Le valvole di sfogo servono, anche solo giocare a tennis, andare in palestra o bere qualcosa con gli amici. Bisogna staccare il cervello per qualche ora. È bellissimo dedicarsi al lavoro che si ama, ma ci sono momenti complicati in cui serve anche altro. Noi, però, almeno abbiamo la fortuna di esserci l’uno per l’altra e di rappresentare le valvole di sfogo reciproche».
(alessandro bianchet)