Scuola: un centinaio di studenti in piazza contro gli scritti alla maturità
Gli studenti chiedono che il ministro Bianchi torni sui suoi passi e elimini le prove scritte dall'esame di Stato o almeno ci si limiti alla prova scritta di italiano.
Scuola: un centinaio di studenti in piazza contro gli scritti alla maturità.
Un centinaio di studenti si è ritrovato in piazza Chanoux per protestare contro la decisione del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, di reintrodurre gli scritti all’esame di maturità che esordirà con la prova scritta di italiano mercoledì 22 giugno.
«Gli studenti si sono adattati a nuove norme e numerosi cambiamenti nella scuola – ha spiegato la portavoce dei ragazzi Camilla Gazzola -. La scuola invece non si è adattata al cambiamento, ignorando quanto successo negli ultimi due anni.
Noi del 2003 che quest’anno affrontiamo la maturità abbiamo trascorso il terzo e quarto anno in dad, anni fondamentali per l’apprendimento e per la nostra educazione.
Giusto pensare all’agognato ritorno alla normalità, ma si poteva pensare a reintrodurre gli scritti in modo graduale, ad esempio cominciando con la prova di italiano, così come era stato preannunciato.
Per alcune scuole, la prova di indirizzo significa cinque scritto più l’orale. Non credo sia necessario aggiungere altro».
Le testimonianze degli studenti
«Sono una studentessa del liceo classico, per me gli scritti significheranno italiano, francese, la prova per l’Esabac e le versioni di Greco e Latino – ha commentato Marta -. In questi due anni di dad abbiamo fatto pochissime versioni, non siamo assolutamente preparati per questo esame, con professori sospesi e quarantene.
Trovo ingiusto valutarci dopo due anni di stress e di salute mentale andata. Sono stati due anni di educazione persa»
Ottavia, Ramon e Martina frequentano il quarto anno al liceo musicale.
Sono in piazza perchè i compagni di quinta sono stati trattenuti in classe da una prova di francese.
«Credo che non ci renda conto dello stress che da due anni viviamo – ha commentato Ottavia -.
Due anni di dad, did, assenze e supplenze molto provanti.
Praticamente noi non abbiamo avuto neanche l’occasione di conoscere il nostro insegnante di ‘Teoria, analisi e composizione’, come possono i nostri compagni di quinta affrontare un esame di questa materia?
Siamo un liceo musicale ma da due anni, musica da camera e orchestra non esistono, non suoniamo da due anni.
Non è andato tutto bene e non è accettabile voler tornare a una normalità quando le premesse sono queste».
Sul concetto di normalità è tornata Camilla Gazzola, segnalando «la fretta di tornare alla normalità, quando è impossibile cancellare due anni dalla nostra memoria e dalla nostra educazione.
La scuola dovrebbe adattarsi ai bisogni dei suoi studenti, non rispondere alle ‘regole’ di un esame di Stato.
Alla normalità non si torna così».
Una studentessa del Manzetti ha portato l’esempio della prova di indirizzo di Economia Aziendale, materia che occupa 9 ore di lezione ogni settimana.
«Sarà una prova di sei ore – ha spiegato la giovane -.
Nella simulazione abbiamo impiegato circa 3 ore a leggere e capire la consegna. Come faremo?
Come faranno i nostri compagni dell’altra quinta che non hanno neppure l’insegnante?»
«Questi due anni di dad avrebbero dovuto consegnarci le conoscenze per approcciarci all’esame di Stato con la dovuta preparazione e con serenità – commenta una studentessa -.
La didattica è stata un fallimento, non credo la colpa sia degli studenti e sinceramente non ci stiamo a passare per lassisti che non hanno fatto nulla.
In piazza Chanoux, stamattina c’era anche l’assessore all’Istruzione del comune di Aosta Samuele Tedesco che prima ha ricordato agli studenti di indossare la mascherina e rispettare le distanze di sicurezza e poi ha ascoltato parte degli interventi.
Nella foto in alto, un gruppo di studentesse dell’Isiltp di Verrès
(cinzia timpano)