Omicidio Gilardi: battaglia legale sul chewing gum, il gip nega una nuova estrazione nel dna
Per le difese, il risultato della perizia svolta in incidente probatorio dalla consulente del gip «è inutilizzabile»
Niente nuova estrazione del dna dal chewing gum trovato nel letto in cui, il 27 dicembre 2011, fu ucciso Giuliano Gilardi. Il gip di Aosta, Giuseppe Colazingari, ha respinto la richiesta dei difensori dei quattro indagati, i quali chiedevano che il test – eseguito nel 2012 – venisse ripetuto.
L’ordinanza è arrivata oggi, giovedì 3 febbraio, nel corso dell’udienza dedicata all’incidente probatorio.
Al terzo piano di Palazzo di giustizia, in un’esposizione durata circa 40 minuti, la consulente del giudice – la genetista Sarah Gino – ha confermato quanto scritto nella perizia: c’è compatibilità tra il dna di Salvatore Agostino (uno degli indagati, che si è sempre detto estraneo alla vicenda) e quello raccolto dieci anni fa dal chewing gum. Nessun riscontro invece per le tracce presenti su altri reperti.
Presenti in aula, oltre ai difensori e alla Procura, anche i consulenti nominati dalle difese; il genetista Vincenzo Agostini e la collega Elena Chierto.
La battaglia legale
«Il dna sulla gomma è stato estratto nel 2012», mentre quello di Agostino (classe 1960) «è stato preso quest’anno per la comparazione – ha commentato al termine dell’udienza l’avvocato Gianfranco Sapia che, insieme al collega Giuseppe Gallizzi, difende Agostino -. Dieci anni fa né il nostro assistito né i suoi difensori o consulenti hanno partecipato alle operazioni di estrazione del profilo genetico. E il codice (di procedura penale ndr) dice che l’indagato ha il diritto di partecipare agli accertamenti tecnici, nominando un consulente».
La battaglia legale
A non convincere i difensori, infatti, ci sarebbero principalmente due elementi: la tecnica utilizzata per estrarre il dna dal reperto e il fatto che la traccia genetica della gomma è stata raccolta nel 2012, quindi Agostino – che all’epoca non era nemmeno stato sfiorato dall’inchiesta – non aveva potuto nominare un consulente per partecipare alle analisi.
Il commento
«Noi riteniamo che l’esame eseguito nel 2012 non sia utilizzabile – ha spiegato Sapia uscendo la Tribunale al termine dell’udienza -, quindi sarebbe necessario eseguire una nuova estrazione» del dna dalla gomma da masticare.
Il reperto, però, non esiste più. E’ stato distrutto nel corso dei vari test eseguiti nel corso degli anni.
«Qui si parla di un omicidio – ha aggiunto Sapia – e si dice che il dna su quella gomma è del nostro assistito. Sarebbe corretto che anche il nostro consulente possa partecipare alle operazioni di estrazione del dna, in modo che il contraddittorio sia garantito».
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Gli indagati
Archiviato nel 2014, quando l’unica indagata era stata la compagna della vittima, Cinzia Guizzetti, il cold case di Senin (Saint-Christophe), è stato riaperto nell’aprile 2020 all’esito dei nuovi approfondimenti investigativi svolti dai Carabinieri di Saint-Vincent – Châtillon.
Nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio, i sostituti procuratori Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi hanno iscritto nel registro degli indagati – oltre ad Agostino – Cinzia Guizzetti (difesa da Giacomo Francini), Armando Mammoliti (ex marito di quest’ultima, difeso dall’avvocato Claudio Soro) e Domenico Mammoliti (operaio edile, difeso dall’avvocato Antonino Laganà).
Giuliano Gilardi, pensionato di 60 anni, era stato trovato morto il 27 dicembre 2011 all’interno dell’appartamento in cui viveva, nel borgo di Senin (Saint-Christophe). A ucciderlo, sette coltellate inferte da un killer ancora senza nome.
(f.d.)