Omicidio Elena Raluca, parla Gabriel Falloni: «Ricordo solo tutto quel sangue, io le volevo bene»
Tra lacrime e «non ricordo», il reo-confesso ha raccontato la sua verità aggiungendo alcuni dettagli sul suo passato
«Ricordo solo tutto quel sangue, non riesco a pensare ad altro. Quando chiudo gli occhi vedo Elena e quella pozza di sangue. Io le volevo bene, mi manca tanto». Lo ha ribadito più volte in aula Gabriel Falloni, 36enne originario di Sorso (Sassari), nel corso dell’interrogatorio andato in scena lunedì 20 dicembre. Difeso dagli avvocati Marco Palmieri e Davide Meloni, è accusato di omicidio aggravato e rapina. Come scoperto dagli inquirenti e successivamente confermato dalla sua confessione, è stato lui a uccidere Elena Raluca Serban con una coltellata alla gola.
Il processo e le “nuove” accuse
Dopo una prima udienza dedicata alle testimonianze degli inquirenti, oggi è ripreso il processo davanti alla Corte d’assise. In apertura, il presidente ha affidato alla dottoressa Mercedes Zambella l’incarico per una perizia psichiatrica sull’imputato. La professionista avrà 60 giorni – a partire dall’11 gennaio – per stabilire se «al momento dei fatti la capacità di intendere e volere dell’imputato esistesse, fosse da escludere o gravemente scemata. E, qualora sussista una delle due ultime ipotesi, accertare se l’imputato sia attualmente socialmente pericoloso».
Non solo: sempre oggi, la Procura della Repubblica di Aosta ha deciso di modificare il capo d’imputazione, inserendo l’aggravante (all’omicidio) di aver agito per futili motivi.
Le parole di Falloni
Ma torniamo all’interrogatorio dell’imputato. Volto cupo e sguardo basso, Falloni si è posizionato sulla sedia utilizzata per i testimoni intorno alle 11.30 per rispondere alle domande della Procura e dei suoi legali. Tutti gli occhi – compresi quelli della madre e della sorella di Elena Raluca, parti civili nel processo (avvocati Maurizio Campo e Corinne Margueret) – erano puntati su di lui. Al terzo piano di Palazzo di giustizia un silenzio pesante, interrotto solo dalle parole di Falloni. Un tono di voce basso il suo, tanto che il presidente Eugenio Gramola ha dovuto invitarlo a togliere la mascherina.
Falloni ha raccontato la sua versione dei fatti, ammettendo di aver ucciso la 32enne ma senza spiegare come e perché, dopo averla strangolata, le abbia tagliato la gola.
Nel corso dell’esame, durato poco meno di un’ora, l’omicida ha ribadito più volte che «volevo bene a Elena». A un certo punto poi si è anche rivolto alla mamma della vittima. «Mi dispiace e sto male – ha detto in lacrime -. Posso dire solo questo a sua (della vittima ndr) madre. Adesso mi odieranno tutti e hanno ragione».
Ma – sollecitato dall’avvocato Palmieri – l’imputato ha raccontato anche alcuni dettagli del suo passato. Oltre ad aver spiegato che «a scuola ho sempre avuto un insegnante di sostegno», Falloni ha affermato: «Non sono mai stato come gli altri. Nessuno mi voleva, nessuno mi ha mai invitato al suo compleanno».
L’omicidio e i “non ricordo”
Riguardo alla dinamica dell’omicidio, invece, rispondendo alle domande della Procura (pm Manlio D’Ambrosi) il 36enne ha ricostruito come – il giorno del delitto – era andato a casa della giovane escort, che «conoscevo da un anno, ero stato da lei più volte. Non sempre per fare sesso, ma anche solo per parlare». Un racconto inizialmente condito da molti dettagli, ma che improvvisamente è diventato ricco di «non ricordo».
Stando alle dichiarazioni rese in aula dall’imputato, quel giorno «siamo stati un po’ sul divano, per poi andare in camera da letto. Io però non riuscivo ad avere un rapporto e lei ha iniziato a prendermi in giro, diceva delle parole brutte. Io non capivo perché mi stava facendo questo, mi aveva sempre trattato bene. Mi diceva che ero malato, che dovevo andare dal dottore e prendere le pastiglie come gli anziani». Allora «mi sono rivestito e me ne stavo andando».
«E poi cos’è successo?», ha incalzato il pm D’Ambrosi. Nessuna risposta da Falloni, se non un lungo silenzio seguito da un pianto disperato. L’imputato, improvvisamente, ha iniziato a tremare dondolando sulla sedia e tendendosi la testa con entrambe le mani. Posizione che non ha mai abbandonato per tutto il resto dell’esame.
La dinamica
«Volevo andare via, mi dispiace – ha detto singhiozzando -. L’ho presa per una gamba, non so perché. Poi l’ho afferrata per il collo, mi sembra. A un certo punto l’ho lasciata e ho visto che lei aveva una faccia strana, aveva cambiato colore. Mi ha detto che avrebbe chiamato la Polizia ed è andata in cucina, dove ha preso un coltello. Gridava: “Vai via o ti ammazzo”».
Il sostituto procuratore ha però contestato che la vittima «non può essersi alzata e aver preso un coltello» dopo l’azione di strangolamento. Falloni: «Lei (il pm ndr) cosa ne sa? Lei non c’era. Io ho chiesto più volte scusa a Elena, ma lei voleva chiamare la Polizia. L’ho buttata a terra…non ricordo come. Mi sembra che l’ho presa per i capelli vicino al bagno. Lei agitava il coltello…poi non so cos’è successo. Mi sembra che stavo prendendo il coltello, ma io non so cos’ho fatto. C’era tanto sangue, la chiamavo e non rispondeva. Non ricordo altro…solo che c’era tanto sangue. Io penso a Elena tutti i giorni e cerco di capire perché è successo. Io le volevo bene e non le avrei mai fatto del male. Sono arrabbiato con me stesso per questo…non so perché non me ne sono andato via prima dall’appartamento».
Fatto sta che la vittima è stata raggiunta alla gola da un fendente mortale. Poi, prima di lasciare l’appartamento, Falloni – come confermato dalle sue dichiarazioni – ha messo l’arma del delitto, i telefoni della vittima e i soldi trovati nell’appartamento in un borsone sportivo di Elena. In questo modo pensava di aver portato via dalla scena del delitto tutto quello che poteva portare all’identificazione del killer. In realtà, però, le celle telefoniche e le immagini della videosorveglianza (presente all’ingresso del condominio) lo hanno incastrato.
I soldi – circa 8 mila euro – sarebbero stati usati per pagare i taxi presi per la “fuga” in Liguria (durata tre giorni e terminata con l’arresto), per estinguere alcuni piccoli debiti, per comprare due Iphone da spedire ai suoi nipoti a Sorso e per fare una donazione in chiesa. «Volevo buttarli quei soldi e sparire dalla circolazione – ha detto Falloni in aula -. Ho anche pensato di farla finita. A un certo punto non ce la facevo più, quindi sono tornato in Valle».
Il ritorno sulla scena del delitto
Rispondendo alle domande dell’avvocato Campo (parte civile), infine, il 36enne, ha aggiunto un dettaglio: il giorno dopo l’omicidio è tornato sotto casa di Elena. «Per me non era possibile che era successo. Poi ho visto che arrivava la Polizia – ha detto -, allora sono andato via. Sono andato a trovare» un’altra escort di Aosta «perché volevo parlare. Loro sono le uniche persone che mi vogliono bene e che mi capiscono. Solo loro non mi giudicano». Riguardo alla “fuga” a Genova, invece, Falloni ha spiegato: «Volevo andare» da un sostituto procuratore di Sassari che si era occupato di alcune vicende giudiziarie del 36enne «per raccontargli tutto. Lui mi vuole bene». In realtà, però, Falloni ritornerà in Valle con un taxi e verrà arrestato dagli uomini della Squadra mobile della Questura di Aosta.
Il processo proseguirà il 23 marzo, quando saranno sentiti il perito nominato dalla Corte (Mercedes Zambella, oggi presente in aula) e il consulente (Giampiero De Marzi) scelto dalla difesa.
(f.d.)