“Caporalato urbano”, anche in Valle d’Aosta i lavoratori venivano sfruttati per il volantinaggio
E' quanto emerge da un'inchiesta condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura di Novara
Interessa anche il territorio valdostano l’inchiesta della Procura della Repubblica di Novara incentrata su quello che gli inquirenti hanno ribattezzato “caporalato urbano”. Le indagini della Polizia di Stato avrebbero ricostruito una storia di sfruttamento ai danni di cittadini pakistani.Per gli inquirenti, erano costretti a lavorare distribuendo dépliant fino a 17 ore al giorno (pagati meno di 2 euro l’ora).
L’inchiesta è culminata (mercoledì 15 dicembre) nelle tre misure cautelari emesse dal gip di Novara: ai domiciliari è finito l’imprenditore novarese Alessandro Cavalieri, 44 anni, ritenuto la mente del gruppo. Misure cautelari minori, invece, per due cittadini pakistani di 44 e 32 anni, sospettati di essere i “caporali”.
L’inchiesta
Le indagini della Polizia avevano preso il via nell’agosto 2020 quando, nell’ambito di verifiche di routine, era stata riscontrata, in alcuni appartamenti nel quartiere di Sant’Agabio (Novara), la presenza di cittadini pakistani in contesti di sovraffollamento e degrado.
Provati dalla situazione, alcuni abitanti avevano allora raccontato alcuni dettagli sulla loro condizione ai poliziotti.
Erano così scattate le verifiche puntuali che, secondo la Procura, avrebbero fatto emergere una realtà allarmante: soggetti in stato di povertà venivano reclutati all’estero o in diverse zone d’Italia e trasferiti a Novara, dove erano costretti a vivere in alloggi sovraffollati e senza un numero sufficiente di posti letto. Da lì, poi, quotidianamente venivano portati a lavorare in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia per distribuire volantini.
(f.d.)