Pedopornografia, non sapeva di avere quei file sul pc: assolto 39enne valdostano
Per il giudice monocratico del Tribunale di Aosta «il fatto non costituisce reato»
Sul quel computer gli investigatori avevano trovato una trentina di file dal contenuto pedopornografico. Tuttavia, lui non era a conoscenza dell’esistenza di quel materiale che, come dimostrato dall’avvocato Valeria Fadda, era stato scaricato in modo automatico dal browser di ricerca e sistemato nella cartella della Cache. E’ stato così assolto dall’accusa di detenzione di materiale pedopornografico il 39enne valdostano finito a processo ad Aosta.
Per il giudice monocratico Maurizio D’Abrusco «il fatto non costituisce reato». Il dispositivo della sentenza è stato letto in aula giovedì 16 dicembre.
In attesa delle motivazioni del verdetto, è possibile ipotizzare che il giudice abbia accolto la tesi difensiva secondo cui non fosse presente l’elemento soggettivo del reato. Tradotto: l’imputato non sapeva dell’esistenza di quei file. Secondo l’avvocato Fadda, infatti, è probabile che, navigando in rete, il 39enne sia finito su qualche sito porno (lecito) e che, proprio in quel momento, alcune immagini sarebbero state scaricate automaticamente dal browser (l’applicazione utilizzata per navigare sul web) nella Cache (una “cartella” di memoria utilizzata dai computer per rendere più veloci i programmi). L’imputato, però, non avrebbe mai visto, scaricato o cercato su internet quei file. Di più: come detto, secondo la difesa non sapeva nemmeno dell’esistenza di questi ultimi.
Ma come mai gli inquirenti avevano messo le mani sul quel computer? Per capirlo bisogna fare un passo indietro: i Carabinieri erano alla ricerca del bottino di un furto in abitazione e, nell’ambito dell’attività investigativa, avevano eseguito una perquisizione nell’appartamento dell’imputato (che vanta vari precedenti per reati contro il patrimonio). In quell’occasione, i militari avevano sequestrato anche il computer, sospettando che potesse essere parte della refurtiva.
Le verifiche avevano poi escluso che il device fosse stato rubato. Tuttavia, analizzando l’hard disk, i tecnici si erano imbattuti in una serie di file dal contenuto pedopornografico.
(f.d.)