Polizia di Stato, una postazione ‘mobile’ per raccogliere le denunce di violenza
Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Soroptimist Club Valle d'Aosta e Zonta Club Aosta Valley hanno donato alla questura di Aosta una valigetta con un sistema di videoregistrazione e un pc portatile da utilizzare 'a domicilio'.
Polizia di Stato, una postazione mobile per raccogliere le denunce di violenza.
Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Soroptimist Club Valle d’Aosta e Zonta Club Aosta Valley hanno donato alla questura di Aosta una valigetta che contiene un pc portatile e un sistema di videoregistrazione da utilizzare ‘a domicilio’ per raccogliere le denunce.
La cerimonia di consegna dell’apparecchiatura si è tenuta stamattina nel Salone Ducale del municipio di Aosta dove il questore di Aosta Ivo Morelli ha fatto riferimento a ‘Questo non è amore’, la campagna permanente della Polizia di Stato finalizzata a prevenire la violenza di genere.
«Nel 2006 è stato fatto un passo avanti, con l’istituzione del numero 1522 per le denunce, perchè ci sono situazioni nelle quali le donne non hanno il coraggio di andare fisicamente nelle questure – ha detto -. Il numero non è solo per le vittime di violenza, ma anche per il vicino di casa che ‘vede’ quella violenza»,
«La violenza non si risolve solo con la norma – ha spiegato il questore Ivo Morelli – in materia, c’è bisogno di educazione.
C’è bisogno di un cambio culturale, partendo dai giovani e per questo distribuiremo brochure della campagna ‘Questo non è amore’ nelle scuole».
Ma non solo, la riflessione del questore si è ampliata.
«Il nostro impegno, in special modo dal 2018 in avanti, è stato anche quello di raggiungere preventivamente gli aggressori, aiutarli, mettere a disposizione le risorse per farli retrocedere dai loro comportamenti – ha detto il dottor Morelli -. Anche qui è necessario prevenire, fermare certi atteggiamenti prima che possano diventare pericolosi».
La riflessione è stata condivisa da Paola Varda del Soroptimist Club Valle d’Aosta che ha ribadito «la necessità di fare rete, tra istituzioni, enti e associazioni del territorio, l’unico modo possibile per fare il salto di qualità nell’affrontare la questione».
Varda ha ribadito «l’importanza di aiutare l’uomo, a comprendere il perchè della violenza, ad affrontare il come e dove nasce la violenza stessa».
La presidente del Soroptimist Club Valle d’Aosta Alessandra Fanizzi ha parlato «di iniziativa piccola ma concreta, dalle donne per le donne», sottolineando la necessità di un percorso di collaborazione tra enti, istituzioni e associazioni, così come avviene al tavolo di coordinamento con la Procura».
Secondo Fanizzi, «in questa Giornata un po’ di retorica c’è, ma c’è urgenza, anche qui, in questo territorio, dove preoccupa la giovane età.
La risposta normativa severa è giusta ma la repressione diventa inutile se non c’è rieducazione – ha spiegato l’avvocato del foro di Aosta -.
Assicuriamo il nostro impegno nella formazione ed educazione, nelle scuole e nei luoghi dove i giovani si incontrano, perchè certe dinamiche vengano scardinate al loro esordio.
La risposta repressiva dello Stato è giusta ma da sola rischia di essere inefficace».
La presidente dello Zonta Club Aosta Valley Laura Pia Lodi ha presentato il dono della valigetta «come l’ideale prosecuzione del progetto iniziato nel 2019 con l’inaugurazione della stanza per le denunce alla caserma dei Carabinieri – ha detto -.
Questa postazione mobile per raccogliere le denunce vuole essere un ideale abbraccio alla donna, nel momento difficile della deposizione, vogliamo esprimere vicinanza e sostegno».
Il sostituto procuratore Manlio D’Ambrosi ha parlato di «fenomeno sociale e morale che risiede nell’educazione. Se un ragazzino di 12 anni cresce vedendo il proprio padre picchiare la madre, riterrà, una volta adulto, uomo, marito e padre, che quel comportamento è normale».
Le leggi che ci sono sono più che sufficienti – ha detto D’Ambrosi – ma è necessario educare, intercettare condotte che possono sfociare nella violenza.
Fondamentale, oltre alla prevenzione, è l’ascolto della persone vittima di violenza.
A volte, le stanze delle caserme dei Carabinieri o della Polizia ricordano un quadro istituzionale che non mette a proprio agio la vittima di violenza che ha bisogno di essere rassicurata e ascoltata; ecco perchè è importante poterle raggiungere in un altro luogo».
Il dottor D’Ambrosi ha analizzato anche la questione della «tutela del maltrattante. Non esiste sanzione penale eterna – ha detto – se non facciamo capire al maltrattante il proprio sbaglio, non avremo possibilità di estirpare questo male che affligge il mondo».
Il dirigente della Squadra Mobile Francesco Filograno ha evidenziato «non un piccolo, ma un grande gesto. Chi denuncia è vulnerabile e si trova innanzi delle persone estranee. La difficoltà non è portare avanti un procedimento penale, ma vincere la paura di chi denuncia.
Ci vogliono formazione ed empatia. A volte, per prendere una denuncia per maltrattamenti o per stalking ci vogliono 3, 4, 5 ore. La donna non è un libro aperto, spesso si sente in colpa dinnanzi alle Forze dell’Ordine.
Questo kit donato oggi ci aiuterà a vincere le ultime barriere, per mettere a loro agio le donne maltrattate.
Non mi piacciono le statistiche e non sono i numeri delle condanne a darci ragione; anche un solo caso di violenza è una sconfitta per tutto il sistema» – ha concluso il dirigente della Squadra Mobile, ricordando «che lo Stato sa reagire con le norme, ma la violenza, prima di essere un fatto penale e processuale, è un fatto culturale».
Nella foto in alto, da sinistra, il dirigente della Squadra Mobile Francesco Filograno, il questore Ivo Morelli, la presidente del Soroptimist Club Valle d’Aosta Alessandra Fanizzi, la presidente dello Zonta Club Aosta Valley Laura Pia Lodi e un’agente della Polizia di Stato.
(cinzia timpano)