Maxi truffa sull’energetico, così i “certificati bianchi” si trasformavano in milioni di euro da riciclare
L'inchiesta delle Fiamme gialle, partita da un magazzino in disuso di Saint-Christophe, ha svelato un «sodalizio criminale che, da un anonimo ufficio di Torino» gestiva 8 E.S.Co., che in realtà erano «scatole vuote»
Otto società riconosciute come Energy Service Company (E.S.Co), quindi autorizzate a tenere rapporti con GSE (Gestore per i Servizi energetici) e GME (Gestore per il mercato elettrico), che in realtà erano delle «mere scatole vuote», prive di «mezzi e strumenti per svolgere qualsiasi attività». Nessun dipendente e nessuna organizzazione, solo una “testa di legno”. Progetti falsi relativi all’efficientamento energetico di immobili in grado di fruttare numerosi “certificati bianchi” che, una volta immessi sul mercato, si trasformavano in denaro (circa 27 milioni di euro). Soldi (almeno 14 milioni di euro) che venivano riciclati all’estero e reinvestiti in criptovalute e immobili di lusso.
Questi i pilastri della presunta maxi truffa scoperta dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta “Carta bianca”. Nella mattinata di martedì 23 novembre sono state arrestate 22 persone tra Italia e Germania. Alle 17 persone arrestate dalle Fiamme gialle su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino, Francesca Firrao, si sommano i 5 soggetti (un italiano che vive in Svizzera e quattro tedeschi, uno dei quali domiciliato a Catania) presi dalla Polizia Criminale di Duisburg. Gli indagati, però, in totale sono 113 (nessun valdostano risulta coinvolto).
Nell’ambito del blitz sono stati sequestrati beni per un valore di circa 41 milioni di euro.
Le accuse – contestate a vario titolo – sono associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e riciclaggio.
La genesi
Ma come nasce l’inchiesta? Per capirlo bisogna fare un passo indietro, all’estate 2019. Nell’ambito di alcuni controlli amministrativi su una società con sede legale in Germania, le autorità tedesche chiedono alle Fiamme gialle di Aosta di svolgere alcuni accertamenti su una E.S.Co., la PowerQ Srl. La società ha sede legale a Saint-Christophe. I militari si presentano all’indirizzo giusto, ma si trovano davanti un magazzino vuoto e dismesso.I finanziari vogliono vedere chiaro e acquisiscono la documentazione bancaria della società.
Dalle carte emergono «ingenti introiti da parte del GME a seguito della vendita dei Titoli di efficienza energetica (TEE)». Elementi che, agli occhi degli inquirenti, «facevano presupporre a monte la presentazione di progetti di efficientamento energetico realizzati dalla società PowerQ Srl». Non solo: i militari, infatti, notano anche come «il denaro bonificato veniva poi immediatamente girato verso altri conti italiani ed esteri, facendo presupporre una rapida operazione di riciclaggio».
Scattano dunque varie intercettazioni telefoniche e, nel frattempo, vengono anche avviati approfondimenti bancari su tutte le compagini societarie che emergevano dalle conversazioni.
La Procura della Repubblica di Aosta (pm Luca Ceccanti), una volta raccolto materiale sufficiente, chiede al gip di applicare la misura cautelare. Il giudice, però, dichiara la propria incompetenza territoriale a favore dell’Autorità giudiziaria torinese; il fascicolo passa prima tra le mani del pm Stefano Castellani e poi in quelle della collega Giulia Marchetti.
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Le E.S.Co
Ma torniamo alle indagini: nel corso dell’attività, i finanzieri avevano scoperto che la PowerQ srl aveva, nel primo semestre 2016, presentato 26 progetti di efficientamento, «i cui beneficiari finali o sono risultati inesistenti – si legge nell’ordinanza, oppure hanno negato di aver mai avuto rapporti» con la società in questione. Eppure, tra il 2016 e il 2020, la PowerQ avrebbe ricevuto bonifici da GME per oltre 8 milioni di euro.
Partendo da qui le Fiamme gialle riescono a risalire all’esistenza «di un sodalizio criminale – si legge in una nota diffusa dalla Finanza – che, da un anonimo ufficio di Torino, gestiva, oltre a quella valdostana, altre sette E.S.Co. formalmente ubicate nelle province di Milano, Torino, Varese, Asti, Vercelli e Biella, in realtà vere e proprie scatole vuote utilizzate al solo scopo di ottenere e scambiare “certificati bianchi”».
Il tutto, scrive il gip, «sfruttando le falle del sistema legislativo dell’incentivazione del risparmio energetico globale». I pratica, le fasi di accreditamento presso il GSE, di presentazione e valutazione dei progetti avvengono esclusivamente in modalità telematica, senza alcun effettivo reale riscontro sul campo.
Il sistema
Facciamo un passo indietro: come si trasformano i certificati bianchi in milioni di euro? Alla base del meccanismo vi è l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico. Queste possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati da altri operatori del settore, cioè le E.S.Co.). Il GSE, società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici sia alle E.S.Co. un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati.
I certificati sono poi liberamente scambiabili sul mercato dei Titoli di Efficienza Energetica gestito dal GME.
Il meccanismo si esaurisce con la presentazione annuale dei “certificati bianchi” presso il GSE da parte delle aziende distributrici che, in tal modo, dimostrano il raggiungimento degli obiettivi di risparmio prefissati e, contestualmente, maturano il diritto all’ottenimento di un contributo tariffario in denaro da parte della Cassa per i Servizi Energeticie Ambientali. L’entità del contributo pubblico erogato dalla Cassa è parametrato al valore di mercato dei “certificati bianchi” scambiati e viene finanziato, in ultima analisi, dai cittadini attraverso i prelievi operati sulle bollette energetiche alla voce “oneri di sistema” (per l’energia elettrica, componente tariffaria UC7).
La maxi truffa
Secondo la Guardia di finanza (guidata in Valle dal colonnello Massimiliano Re), la maxi truffa messa a segno dalle E.S.Co. al centro delle indagini avrebbe fruttato indebitamente certificati bianchi per un valore complessivo di 27 milioni di euro.
In totale, per realizzare la truffa, sarebbero stati presentati 95 falsi progetti riguardanti lavori mai effettuati (prevalentemente sostituzione di caldaie, coibentazione di pareti, cappotti termici) su immobili realmente esistenti sul territorio nazionale che, insieme a ditte e persone inconsapevoli, sono stati sistematicamente individuati attraverso semplici ricerche sul web.
Dei presunti proventi illeciti, oltre 27 milioni di euro, 14 milioni sarebbero stati oggetto di riciclaggio «attraverso un collaudato sistema di false fatturazioni tra le otto E.S.Co. e numerose società italiane ed estere compiacenti», annotano le Fiamme gialle. Il denaro – di volta in volta bonificato su conti aperti in Albania, Bulgaria, Germania, Liechtenstein, Malta, Principato di Monaco, Slovenia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Ungheria – rientrava in Italia in contanti, attraverso corrieri, per poi essere reinvestito in strumenti finanziari, criptovalute e immobili di lusso tra cui due ville ad Ischia e Ventotene.
Oltre alle autorità tedesche e alla Guardia di finanza di Aosta (in particolare il Nucleo Polizia Economico Finanziaria di Aosta, guidato dal tenente colonnello Riccardo Scuderi), all’operazione “Carta bianca” è stata eseguita con il supporto del Servizio Centrale d’Investigazione sullaCriminalità Organizzata, del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie,del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Repressione Frodi Tecnologiche.
Il Codacons prende posizione
Commentano l’inchiesta, il Codacons ha annunciato che «si costituirà parte offesa nell’inchiesta sulla maxi-truffa nel settore dell’energia e avvierà una azione collettiva in favore di tutti i consumatori danneggiati».
Secondo l’associazione, «gli illeciti contestati dalla magistratura, infatti, avrebbero portato a un illecito rincaro delle bollette energetiche a danno degli utenti, costretti a pagare fatture più salate a causa dei raggiri messi in atto sul fronte dei certificati di efficienza energetica. Un danno da milioni e milioni di euro per le famiglie, che ora potranno rivalersi sui responsabili: il Codacons infatti si costituirà parte offesa in rappresentanza degli utenti nella inchiesta aperta ad Aosta, e avvierà una azione risarcitoria collettiva in favore di tutti i consumatori che abbiano subito illeciti rincari delle bollette di luce e gas».
(f.d.)